Città del Vaticano , 24 August, 2017 / 4:00 PM
“Il Papa abita qui dietro, a Casa Santa Marta”. Lo ha spiegato Papa Francesco stesso, durante la sua prima udienza giubilare, lo scorso 30 gennaio 2016. E infatti la sua residenza è proprio lì, a due passi da piazza San Pietro entrando dall’Arco delle Campane sulla sinistra della Basilica.
Papa Francesco ha deciso di non risiedere, nello storico appartamento papale al terzo piano del Palazzo Apostolico, dove i pontefici hanno vissuto per un secolo. Ha scelto piuttosto di abitare in Casa Santa Marta, l’ "albergo" dove ha soggiornato durante il Conclave.
Casa Santa Marta è una parte importante della Città del Vaticano. Non si può non citarla. Ormai tutti la chiamano “la casa del Papa”, ma è una casa che ha una storia antica, ristrutturata molte volte durante i secoli.
Il nome viene dalla chiesa e dalla casa adiacente che era nata come un piccolo ospedale nel 1538 e rimase tale fino al 1726, quando diventò il convento dei Trinitari per quasi cento anni. La piccola chiesa di Santa Marte era definita dai romani “il lume di San Pietro” e sorse sotto il pontificato di Paolo III, papa Alessandro Farnese. Furono alcuni domestici del Palazzo apostolico a chiedere e ad ottenere dal Papa l’erezione di una Confraternita e di un piccolo ospedale per i malati più poveri accanto alla basilica vaticana. Papa Farnese acconsentì con una suo documento , un “breve” intitolato Ad Apostolicam dignitatis apicem, che prevedeva cappella, cimitero e ospedale.
Con Papa Benedetto XIII, la struttura in abbandono divenne un “ospizio comune per li religiosi ospiti di qualunque natione dello stesso Ordine che verranno in questa città di Roma”. Insomma le origini di santa Marta come residenza temporanea, una sorta di albergo, risalgono a oltre due secoli fa.
Durante l’ultima guerra la Casa ospitò gli ambasciatori presso la Santa Sede, che non potevano più vivere nelle loro residenze in Italia, perché i loro Paesi aveva rotto le relazioni diplomatiche con il governo di Mussolini. Per cinque anni abitarono lì i rappresentanti e i diplomatici in Vaticano di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Polonia, Belgio. Fu dopo la guerra che all’Ospizio di Santa Marta cominciarono ad essere anche ospitati sacerdoti di tutto il mondo che erano stati chiamati dal papa a collaborare con la Segretaria di Stato e con le altre congregazioni della Santa Sede.
Ma è con Giovanni Paolo II che Santa Marta è stata destinata a residenza dei cardinali durante il Conclave dalla Costituzione apostolica Universi dominici gregis promulgata il 22 febbraio 1996. La sicurezza e la riservatezza del luogo e del percorso tra Santa Marta e la Cappella Sistina sede del Conclave sono state poi definite nei particolari dal Motu proprio di Benedetto XVI Normas nonnullas il 22 febbraio 2013.
Quando pensiamo a Casa Santa Marta ora ci viene subito in mente Papa Francesco e le sue messe all’alba.
La sua stanza è la 201, al secondo piano. È una piccola suite, che non supera i 50 metri quadrati.
Appena eletto, però, il Pontefice preferì fermarsi nella stanza 207, l’alloggio che per sorteggio gli era stato assegnato all’arrivo a Roma per il Conclave. Avrebbe cambiato “casa” solo dopo alcuni giorni. Giunti al secondo piano, uscendo dall’ascensore si procede per qualche metro verso sinistra. La porta dell’appartamento papale si riconosce immediatamente: di fronte, infatti, stazionano giorno e notte due guardie svizzere; a pochi passi, lungo il corridoio, ci sono alcune sedie su cui attendere che la porta si apra. Varcata la soglia, si è già nel salottino dove Francesco solitamente riceve o lavora con i segretari durante il pomeriggio.
Momento particolare presso Casa Santa Marta sono il pranzo e la cena. In alcuni casi, il Papa si riunisce con gli addetti ai lavori della residenza, e si racconta del suo caffè post pranzo alle macchinette automatiche.
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