Città del Vaticano , 17 June, 2017 / 3:00 PM
È con un telegramma firmato direttamente da Papa Francesco che la Santa Sede esprime il suo cordoglio per la scomparsa dell’ex Cancelliere tedesco Helmut Kohl. Ed è per una di quelle particolari ironie della storia che il “cancelliere dell’unità”, come lo chiama anche Papa Francesco nel telegramma, sia spirato alla vigilia della visita di Angela Merkel in Vaticano.
Perché Angela Merkel ha cominciato la sua carriera politica proprio nella CDU di Kohl, come parte di una quota protestante in un partito considerato troppo cattolico. Poi, il Cancelliere uscì dalla politica per lo scandalo dei fondi neri, che portò persino al suicidio della moglie. Ma rimase la sua profonda influenza, sulla Germania e persino sulla Chiesa. Tanto che il Cardinale Karl Lehman, arcivescovo di Magonza, si dice sia cardinale per intervento diretto di quello che al tempo era ormai già l’ex gran cancelliere e fuori dai giri della politica, dato che la porpora per lui non arrivava mai. Recentemente andato in pensione, Lehmann è stato spesso definito “il cardinale creato da Kohl.”
La presenza del Cancelliere dell’unità si è sentita, così, molto forte nell’incontro tra Angela Merkel e Papa Francesco, e il bollettino della Sala Stampa vaticana nota che nel corso dei colloqui “un particolare ricordo è stato riservato al già Cancelliere Federale Helmut Kohl, scomparso ieri, ed alla sua instancabile opera a favore della riunificazione della Germania e dell’unità d’Europa”.
Nel telegramma, il Papa ricorda Kohl quale “grande uomo di stato e convinto europeo”, il quale “ha lavorato con lungimiranza e dedizione per il bene delle persone in Germania e nei paesi confinanti europei”.
L’ultima sortita “ecclesiastica” di Kohl è stata un incontro con Benedetto XVI, il 24 settembre 2011, durante il viaggio di Benedetto in Germania. Nel luglio di quell’anno, era tornato a farsi sentire, uscendo allo scoperto per criticare la politica “euroscettica” della sua delfina Angela Merkel, che – aveva detto in una confidenza poi riportata dallo Spiegel – “sta rovinando la mia Europa”.
Ora, l’euroscetticismo di Angela Merkel sembra mitigato dall’impegno per l’accoglienza e per i migranti e dal ruolo di guardiano dei parametri europei.
Restano nella storia i suoi incontri con Papa Giovanni Paolo II durante le visite del Papa in Germania nel 1987 e nel 1996. In quest’ultimo incontro, una immagine simbolo: il Papa e il Cancelliere attraversavano insieme la porta di Brandeburgo, luogo proibito fino alla caduta del Muro di Berlino.
Ma, proprio alla vigilia di quel viaggio, Kohl chiese a Giovanni Paolo II di adeguare gli insegnamenti della Chiesa sulla morale, tra l’esultanza dei teologi progressisti. Era, anche in questo, lo specchio della attuale Chiesa di Germania, meno ferma sui principi e più a favore dell’inclusione.
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