Città del Vaticano , 30 May, 2017 / 4:00 PM
Ancora una visita privatissima di Papa Francesco ai giovani sacerdoti che si preparano a diventare nunzi. Il 26 maggio, alla vigilia dell visita a Genova, nel pomeriggio il Papa ha incontrato i 33 sacerdoti di vari paesi, che si preparano a esercitare il ministero nelle rappresentanze pontificie.
Un incontro lontano dalla formalità come già lo scorso anno, secondo quanto riprotato da L’ Osservatore Romani. “Francesco- si legge nel quotidiano vaticano - è giunto verso le 18. A riceverlo l’arcivescovo presidente Giampiero Gloder, i superiori, gli alunni e le suore di Marta e Maria, che prestano il loro prezioso servizio nella casa. Ha presieduto, poi, la preghiera dei vespri, celebrati come di consueto, e ha salutato con affetto uno per uno i sacerdoti”.
Come è ormai nello stile di Francesco ci sono state delle domande e delle risposte. “La prima ha fatto riferimento all’immagine della Chiesa come 'ospedale da campo', da lui spesso utilizzata. Il Papa ha offerto una lettura della situazione in cui si troveranno a esercitare il loro ministero i sacerdoti dell’Accademia: un’umanità ricca di testimoni, martiri e santi, ma anche un’umanità 'ferita' da una guerra mondiale 'a pezzi'; dal crescente traffico di armi; da un sistema economico che non pone al centro la persona, ma l’interesse; da una “cultura dello scarto” che colpisce in particolare anziani e giovani; dalla tragedia delle migrazioni e del traffico delle persone. Di fronte a queste emergenze che caratterizzano la società, la Chiesa è in prima linea per lenire le ferite con spirito materno e creatività; e anche il rappresentante pontificio deve essere uno strumento per realizzare questo tipo di presenza in tutto il mondo.
Il Papa ha poi evidenziato come anche il servizio diplomatico della Santa Sede sia al servizio dell’evangelizzazione che è al centro della missione della Chiesa: a questo proposito è importante la testimonianza della vita come parte essenziale dell’annuncio perché la Chiesa non cresce per proselitismo, ma per attrazione. Tra gli atteggiamenti di fondo da coltivare, anche per il rappresentante pontificio, Francesco ha indicato quello della vicinanza concreta, del dialogo fatto con umiltà e mitezza, dell’ascolto attento e della parola chiara e persuasiva.
Il Papa, guardando alla vita futura di questi giovani sacerdoti, che saranno sempre con la valigia in mano, non ha taciuto le difficoltà che incontreranno, soprattutto il rischio di cedere a una “mondanità spirituale” che inaridisce il ministero, e ha indicato come rimedi mantenere una preghiera profonda e costante, praticare un discernimento attento e ponderato e coltivare la prudenza, virtù fondamentale per tutti, ma soprattutto per i pastori, chiamati a guidare, accompagnare e ascoltare il popolo santo di Dio.
Ha quindi incoraggiato gli alunni dell’Accademia, assicurandoli della cura particolare che riserva a questa casa e a tutti coloro che operano nelle rappresentanze pontificie. L’immediatezza, la familiarità, l’affetto con cui il Papa si è intrattenuto con la comunità sono state una testimonianza viva ed efficace del tratto umano e sacerdotale che deve animare quanti nella Chiesa sono chiamati a essere pastori del gregge del Signore.
Nell’ora e mezza di dialogo, Francesco ha affrontati molti altri temi che interessano la vita della Chiesa e della società con grande libertà e offrendo una visione profondamente radicata nella tradizione della Chiesa, in modo speciale nel concilio ecumenico Vaticano II”.
La serata si è conclusa con la cena in comunità, le foto e i saluti personali.
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