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Un servizio di EWTN News

Il Papa: “Il carisma dell'Azione Cattolica è la diocesanità”

Il calendario di eventi che vede protagonista l’Azione Cattolica Italiana in questi tre giorni ha un prologo importante. Nella mattinata di oggi, nell’Aula del Sinodo in Vaticano, durante il II Congresso internazionale sull’AC “Azione Cattolica in missione con tutti e per tutti”, è arrivato Papa Francesco.

Il Papa ha condiviso con i partecipanti ai lavori e con la grande famiglia dell’AC “preoccupazioni e considerazioni”.

Un lungo discorso a braccio, con qualche appunto, in lingua spagnola ha caratterizzato l’evento. Clima famigliare, ma parole esigenti quelle del Pontefice. Non siate dogane, aprite le porte anche se questo vi causerà problemi. Questo è il compito dell’Azione Cattolica e della Chiesa.

L’Azione Cattolica internazionale, in sigla “Fiac”, è un organismo nato nel 1987 al termine del Sinodo sui laici voluto da Giovanni Paolo II e che oggi raccoglie le associazioni di 52 Paesi del mondo e attualmente è coordinato dall’argentino Emilio Inzaurraga, presidente della Commissione nazionale Giustizia e pace della Conferenza episcopale di Buenos Aires.

“L’Azione Cattolica – afferma Francesco -  ha avuto tradizionalmente quattro pilastri o zampe: la Preghiera, la Formazione, il Sacrificio e l’Apostolato. A seconda del momento della sua storia ha poggiato prima una zampa e poi le altre”. Tutto questo, per il Papa, come ricreazione della sua enciclica “Evangelii gaudium”. “Grazie per aver assunto decisamente la Evangelii gaudium come magna carta”, esordisce.

Poi nel discorso di Francesco c’è la missione, che per l’AC è il “compito”: “L’Azione Cattolica – precisa il Pontefice - ha il carisma di portare avanti la pastorale della Chiesa. Se la missione non è la sua forza distintiva, si snatura l’essenza dell’Azione Cattolica, e perde la sua ragion d’essere. È vitale rinnovare e aggiornare l’impegno dell’Azione Cattolica per l’evangelizzazione, giungendo a tutti, in tutti i luoghi, in tutte le occasioni, in tutte le periferie esistenziali, veramente, non come una semplice formulazione di principi”.

Per Francesco è essenziale che “l’Azione Cattolica deve assumere la totalità della missione della Chiesa in generosa appartenenza alla Chiesa diocesana a partire dalla Parrocchia”.

Su questo punta molto Papa Francesco: “La missione della Chiesa universale si aggiorna in ogni Chiesa particolare con il proprio colore; parimenti l’Azione Cattolica acquista vita autentica rispondendo e assumendo come propria la pastorale di ogni Chiesa diocesana nel suo inserimento concreto a partire dalle parrocchie”.

“Dovete incarnarvi concretamente”, l’invito ai laici, “non potete essere come quei gruppi tanto universali che non hanno una base in nessun posto, che non rispondono a nessuno e vanno cercando ciò che più li aggrada di ogni luogo”. “Il criterio – insiste Francesco – è la concretezza -. Quando recitiamo il Credo professiamo qualcosa di molto concreto. Se la fede non è concreta non è cattolica. Il cattolico è sempre concreto”.

Poi si passa agli “agenti”, i protagonisti dell’AC, i missionari. “Tutti i membri dell’Azione Cattolica sono dinamicamente missionari – osserva Papa Francesco - i ragazzi evangelizzano i ragazzi, i giovani i giovani, gli adulti gli adulti, e così via. Tutti i membri dell’Azione cattolica sono dinamicamente missionari”, e deve essere “la realtà” a “dettarvi il compito” perché “s’impara a evangelizzare evangelizzando”.

“Non siate dogane”, avverte il Papa. “Aprite le porte, non fate esami di perfezione cristiana perché così facendo promuoverete un fariseismo ipocrita. C’è bisogno di misericordia attiva”.

Chi sono i destinatari di questa missione? Tutti gli uomini e tutte le periferie. Papa Francesco afferma: “È necessario che l’Azione Cattolica sia presente nel mondo politico, imprenditoriale, professionale, ma non perché ci si creda cristiani perfetti e formati, ma per servire meglio. È indispensabile che l’Azione Cattolica sia presente nelle carceri, negli ospedali, nelle strade, nelle baraccopoli, nelle fabbriche. Se così non sarà, sarà un’istituzione di esclusivisti che non dicono nulla a nessuno, neppure alla stessa Chiesa. Voglio un’Azione Cattolica tra la gente, nella parrocchia, nella diocesi, nel paese, nel quartiere, nella famiglia, nello studio e nel lavoro, nella campagna, negli ambiti propri della vita. È in questi nuovi areopaghi che si prendono decisioni e si costruisce la cultura”.

Il modo? Anche su questo Papa Francesco risponde: “L’Azione Cattolica non può stare lontano dal popolo, ma viene dal popolo e deve stare in mezzo al popolo. Dovete popolarizzare di più l’Azione Cattolica. Tutti possono partecipare a partire da ciò che hanno e con quel che possono. Condividere la vita della gente e imparare a scoprire quali sono i suoi interessi e le sue ricerche, quali sono i suoi aneliti e le sue ferite più profonde; e di che cosa ha bisogno da noi. Ciò è fondamentale per non cadere nella sterilità di dare risposte a domande che nessuno si fa. I modi di evangelizzare si possono pensare da una scrivania, ma solo dopo essere stati in mezzo al popolo e non al contrario”.

Infine, i consigli di Papa Francesco per i 150 anni dell’organizzazione e per il prossimo triennio dell’Azione Cattolica, un ‘Azione Cattolica in uscita, proprio come vuole il Papa: “Il progetto evangelizzatore dell’Azione Cattolica deve compiere i seguenti passi: primerear, cioè prendere l’iniziativa, partecipare, accompagnare, fruttificare e festeggiare. Un passo avanti nell’uscita, incarnati e camminando insieme”.

Il prossimo appuntamento sarà domenica 30 aprile mattina in Piazza San Pietro, #AC150 Futuro Presente Incontrerà ancora Papa Francesco. Insieme ai delegati alla XVI Assemblea e ad una nutrita rappresentanza delle Ac di tutto il mondo, saranno presenti oltre 100.000 soci di Azione Cattolica provenienti da tutto il Paese. L’abbraccio con il Papa sarà l’inizio delle Celebrazioni per i 150 anni dalla nascita dell’Azione Cattolica Italiana, che proseguiranno con altre iniziative e appuntamenti sino a tutto il 2018.

 

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