Roma, 11 April, 2017 / 3:00 PM
Cosa fa la Chiesa italiana per l’accoglienza ai migranti? Lo racconta il vescovo Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, in un intervento al Centro Astalli.
Si tratta di un lungo intervento, la cui prima parte è dedicata ad analizzare dati e cfire dell’emigrazione europea e dell’accoglienza italiana. Ma che dopo entra nel vivo del lavoro della Chiesa italiana.
Ecco le cifre dell’impegno della CEI: c’erano già 23 mila persone accolte nelle diocesi al momento dell’appello del Papa, lo scorso 6 settembre, a estendere la protezione internazionale nelle parrocchie, nelle comunità religiose, nei monasteri e nei santuari. Le spese di questa accoglienza – ricorda il vescovo Galantino – vengono per tre quarti dallo Stato e per un quarto dalle offerte dei fedeli, cifra che ammonta a 50 milioni di euro.
Secondo i dati del giugno 2016, il il numero totale degli accolti nelle quattro tipologie di strutture-realtà è di 23.201.
“Di queste – afferma il vescovo Galantino - 14.358 (62%) sono ospitate nelle 714 strutture ecclesiali di prima accoglienza, 3.914 (17%) nelle 257 strutture impegnate nella seconda accoglienza, 4.596 (20%) in 473 parrocchie e 333 (2%) nelle 159 famiglie resesi disponili a rispondere all’appello di Papa Francesco dello scorso settembre”.
Per quanto riguarda il lavoro della Chiesa in Italia, il numero 2 della CEI ricorda che “la Chiesa in Italia, grazie all’8 per mille, ha destinato, nel 2015, 93 milioni di euro per circa 750 progetti nei Paesi poveri e in guerra o segnati da disastri ambientali e persecuzione politica e religiosa in tutti i Continenti, oltre che per il di rientro assistito nei paesi d’origine”.
In più, ci sono stati nel 2016 “1000 progetti diocesani nei paesi d’origine dei richiedenti asilo e rifugiati, anche in collaborazione con la FOCSIV e i 12.000 operatori internazionali, missionari del mondo cattolico”, mentre nel 2017 sarà “lanciata l’iniziativa ‘Liberi di partire, liberi di restare’ ad opera di Migrantes, Caritas, Missio, Apostolato del mare e Ufficio aiuti al Terzo mondo della CEI, con dei progetti in Nigeria e Mali, in Marocco e nei porti di arrivo in Italia”.
Quali le inziative da fare? Il vescovo Galantino ne elenca varie: la possibilità di un permesso di soggiorno anche per i “diniegati”, che sono stimati in 40 mila nei prossimi mesi, per “evitare la situazione di irregolarità di molte persone, specialmente al Sud; dare segni di preoccupazione all’Europa per le politiche di accoglienza che “stanno operando una vera e propria selezione di nazionalità ammesse all’Unione”, lasciando “migliaia di persone escluse all’ingresso”; dare una “risposta più competente e più celere” a quanti fanno “domanda di protezione internazionale”; creare un “sistema unico e diffuso di accoglienza in Italia”, considerando la possibilità di accreditare per l’accoglienza dei migranti anche enti e strutture del privato sociale e del no profit; superare la prima accoglienza in centri collettivi “spesso inadeguati”, specialmente per i minori stranieri non accompagnati” ; l’impegno a “riconoscere il diritto di rimanere nella propria terra, non a parole ma nei fatti attraverso programmi di cooperazione internazionale”.
“I volti dei migranti- ricorda in conclusione il vescovo Galantino - siano essi costretti a mettersi in viaggio per la fame e la sete, la guerra e i disastri ambientali, perseguitati politici o religiosi e vittime di tratta, chiedono una comunità attenta ad ‘accogliere’, tutelare’, ‘promuovere’, ‘integrare’. Sono i quattro verbi che papa Francesco ha usato parlando a un seminario internazionale su ‘Migrazioni e pace e che, ci auguriamo, possano segnare l’impegno di tutti.
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