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Un servizio di EWTN News

Il Papa: “Sviluppo Umano integrale? Non fare torto né a Dio né all’uomo”

“Che cosa vuol dire, oggi e nel prossimo futuro, sviluppo integrale, cioè sviluppo di ogni uomo e di tutto l’uomo? Sulla scia di Paolo VI, forse proprio nel verbo integrare possiamo individuare un orientamento fondamentale per il nuovo Dicastero”. Papa Francesco traccia così alcune “linee guida” ai partecipanti al Convegno promosso dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, in occasione del 50° anniversario dell’Enciclica Populorum progressio, che si è svolto in Vaticano dal 3 al 4 aprile.

Due giornate di condivisione di progetti, ma soprattutto di impostazione del lavoro comune. Per Francesco il nuovo dicastero è stato un "modello di percorso in pace, creatività, consultazioni, un modello di costruzione ecclesiale". Il Papa ha incontrato i partecipanti al convegno stamattina nell’Aula del Sinodo e ha dato loro varie chiavi di lettura riguardo al significato del verbo “integrare”, a lui “caro”.

“Si tratta di integrare i diversi popoli della terra – ecco la prima chiave di lettura del Papa -  Il dovere di solidarietà ci obbliga a cercare giuste modalità di condivisione, perché non vi sia quella drammatica sperequazione tra chi ha troppo e chi non ha niente, tra chi scarta e chi è scartato. Solo la strada dell’integrazione tra i popoli consente all’umanità un futuro di pace e di speranza”.

“Si tratta di offrire modelli praticabili di integrazione sociale”, continua il Pontefice.  Tutti “hanno un contributo da dare all’insieme della società, tutti hanno una peculiarità che può servire per il vivere insieme, nessuno è escluso dall’apportare qualcosa per il bene di tutti”.

Un altro significato del verbo integrare per il Papa è riguardo lo “sviluppo di tutti quegli elementi che lo rendono veramente tale”. “I diversi sistemi: l’economia, la finanza, il lavoro, la cultura, la vita familiare, la religione sono, ciascuno nel suo specifico, un momento irrinunciabile di questa crescita. Nessuno di essi si può assolutizzare e nessuno di essi può essere escluso da una concezione di sviluppo umano integrale”.

Inoltre per il Papa occorre “integrare la dimensione individuale e quella comunitaria”. “E’ innegabile – precisa il Pontefice - che siamo figli di una cultura, per lo meno nel mondo occidentale, che ha esaltato l’individuo fino a farne come un’isola, quasi che si possa essere felici da soli. L’io e la comunità non sono concorrenti tra loro, ma l’io può maturare solo in presenza di rapporti interpersonali autentici e la comunità è generatrice quando lo sono tutti e singolarmente i suoi componenti. Questo vale ancor più per la famiglia, che è la prima cellula della società e in cui si apprende il vivere insieme”.

Francesco conclude infine il suo discorso dando l’ultima chiave di lettura: “Integrare tra loro corpo e anima. Già Paolo VI scriveva che lo sviluppo non si riduce a una semplice crescita economica; integrare corpo e anima significa pure che nessuna opera di sviluppo potrà raggiungere veramente il suo scopo se non rispetta quel luogo in cui Dio è presente a noi e parla al nostro cuore. Il concetto di persona, nato e maturato nel cristianesimo, aiuta a perseguire uno sviluppo pienamente umano. Perché persona dice sempre relazione, non individualismo, afferma l’inclusione e non l’esclusione, la dignità unica e inviolabile e non lo sfruttamento, la libertà e non la costrizione”.

Per il Papa il vero sviluppo “integrale” è quello che non fa torto né a Dio né all’uomo, “perché assume tutta la consistenza di entrambi”.

 

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