Lima, 01 April, 2017 / 12:05 AM
“Essere evangelizzati per evangelizzare”. È questo l’obiettivo di una università cattolica secondo Papa Francesco, così come delineato in una lettera all’Università Cattolica del Perù per i 100 anni della sua fondazione. Una lettera e un centenario che arrivano al termine di un percorso fatto dall’università stessa, che prima si è vista togliere l’etichetta di “pontificia” e poi ha avuto nuovi Statuti appena lo scorso anno.
Nella lettera – indirizzata al Cardinale Giuseppe Versaldi, prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica – il Papa ricorda che i nuovi statuti definiscono l’università come una “comunità di maestri, alunni e laureati dedicata ai fini essenziali di una istituzione universitaria cattolica”, e che in questo articolo (il primo) sono sintetizzati tutti gli obiettivi dell’università.
Una università chiamata ad essere prima di tutto “una comunità”, cioè “membri di una stessa familia che condividono una storia comune fondata sugli stessi principi che l’hanno fondata e che la muovono”, considerando che “i fondatori” dell’Università lanciarono “una proposta valida al servizio della società peruviana e della Chiesa”. Una comunità che deve essere – secondo Papa Francesco – “aperta ad altre culture e realtà”, perché “se si chiude in se stessa, è destinata al fallimento”.
La comunità è quindi composta di “maestri, alunni, laureati”, con ruoli differenti che però “necessitano gli uni degli altri”, sempre considerando che “il Maestro è uno, nostro Signore”, e tutto ciò che viene chiamato ad insegnare lo debe fare a “partire dall’imitazione di Gesù”, il cui esempio ci mostra che “per insegnare, dobbbiamo prima di tutto essere discepoli”.
Ma la sfida finale è quella di cercare “i fini essenziali di una istituzione universitaria cattolica” overo “essere evangelizzati per evangelizzare”, perché “non basta apprendere le conoscenze, si devono rendere concrete nella vita, essendo lievito tra la gente”.
“Siamo – scrive il Papa – discepoli missionari e siamo chiamati a convertiré il mondo in un Vangelo vivente”. E così l’università è chiamata ad “uscire incontro agli uomini e le donne di oggi, portando una parola autentica e sicura”. Papa Francesco ricorda la Ex Corde Ecclesiae di San Giovanni Paolo II, promulgata nel 1990, che definisce scopi, obiettivi e azioni delle università che vogliono fregiarsi del titolo di cattoliche, e ricorda che l’università ha “un vincolo speciale con il successore di Pietro”
Sono parole che chiudono un lungo percorso di purificazione, perché lo scorso 3 novembre l’Università ha visto approvati i nuovi statuti, “portando a termine – scriveva l’Osservatore Romano nell’occasione – il percorso di pieno adeguamento alla Costituzione apostolica Ex Corde Ecclesiae.
I nuovi statuti hanno ripristinato l’autorizzazione, per università, di utilizzare nuevamente i titoli di “pontificia e cattolica”. Titoli che erano stati loro tolti nel 2012, quando l’allora segretario di stato, il cardinale Tarcisio Bertone, decretò che all’Università cattolica del Perù dovessero essere revocati i titoli di “pontificia” e “cattolica”. Il provvedimento giungeva al termine di un lungo periodo di trattative e negoziati tra il Vaticano e le autorità accademiche peruviane, i cui esiti sono stati fallimentari. All’origine di tutto, il rifiuto dell’ateneo di Lima di adeguare i suoi statuti alla costituzione apostolica Ex corde ecclesiae. Indicazioni sempre disattese, chiariva il decreto della Segreteria di stato, al punto da aver arrecato un “grave pregiudizio all’interesse dalla chiesa”.
Fu Papa Francesco, nel 2014, a riaprire il dossier, nominando una commissione cardinalizia incaricata di risolvere il conflitto tra Roma e l’ateneo di Lima. Il conflitto si risolse così positivamente. nel settembre 2016, il cardinale Giuseppe Versaldi, in visita a Lima, aveva illustrato il lavoro condotto e il contenuto delle modifiche allo statuto proposte dalle autorità universitarie, mostrando apprezzamento per la “collaborazione fra l’équipe del rettorato e i dicasteri della Curia romana, indicandola a esempio di quella capacità di dialogo che Papa Francesco raccomanda come testimonianza cristiana in un mondo lacerato da discordie e divisioni”.
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