Città del Vaticano , 10 January, 2017 / 9:00 AM
Che a Papa Francesco non piaccia viaggiare è stato subito evidente agli addetti ai lavori. I suoi spostamenti rispetto a quelli dei predecessori sono brevissimi e con programmi “affannati”. Ma il Papa oggi deve viaggiare, e lo ha ricordato bene Benedetto XVI, che ha scelto di rinunciare anche perché non aveva più la forza di viaggiare.
Bergoglio lo ha capito andando a Lampedusa, e lo racconta nella intervista che apre il libro in cui Andrea Tornielli, vaticanista de La Stampa, ha raccolto tutti i suoi racconti di viaggio con Papa Francesco: “In viaggio”.
Una serie di capitoli che riassumono a grandi linee i viaggi di Papa Francesco, in modo cronachistico come si è iniziato a fare con Giovanni Paolo II, il grande viaggiatore, compongono il libro edito da Piemme e da oggi in libreria.
Qualche “dietro le quinte” si trova nell’ultimo capitolo che evidenzia anche alcuni passaggi delle conferenze stampa in aereo del Papa. Anche in questo caso Francesco aveva lasciato capire nel suo primo viaggio in Brasile che non amava farne. Ma poi è diventato irrefrenabile.
Tornielli ne racconta alcune parti. Certo ormai non c’è più bisogno di cercare negli archivi sonori o nei diari degli inviati per avere la parole del Papa in volo. Tutto viene velocemente pubblicato dalla Sala Stampa della Santa Sede, e di “segreto” rimane davvero poco grazie alle tante pubblicazioni sui social network di tutti noi che abbiamo avuto l’occasione di volare con il Papa.
Ma il lavoro del vaticanista de “La Stampa” è stato quello di raccontare tutto come in un unica grande storia puntellata da piccoli aneddoti che scolpiscono bene il “personaggio” Francesco.
Ad aprire il volume una intervista al Papa proprio sul senso del suo viaggiare. E qui Bergoglio ricorda il suo poco amore per i viaggi. Oltre ad alcuni note personali sulla logistica degli spostamenti una considerazione interessante è quella sulla scelta delle destinazioni, nelle quali l’ Europa sembra evidentemente un po’ messa da parte. Da ricordare che l’intervista è un po’ datata e mancano due viaggi nell’ UE: Polonia e Svezia.
“L’unico Paese dell’Unione europea che ho visitato è stata la Grecia,- dice Papa Francesco- con il viaggio di appena cinque ore a Lesbo per incontrare e confortare i profughi, insieme con i miei fratelli Bartolomeo di Costantinopoli e Ieronymos di Atene. Un pellegrinaggio alla scoperta del volto di Gesù in chi fugge dalla guerra, dalla persecuzione, dalla miseria, dalla fame. Anche in questo caso, grazie al suggerimento di un mio collaboratore, il viaggio si è concluso con un piccolo ma significativo gesto: abbiamo portato con noi a Roma tre famiglie ospitate al campo profughi.
Sono poi andato al Parlamento europeo e al Consiglio d’Europa a Strasburgo, ma quella è stata piuttosto una visita a un’istituzione, non a un paese. Ma ho comunque visitato altri paesi che sono europei pur non facendo parte dell’Unione: l’Albania e la Bosnia Erzegovina. Ho preferito privilegiare quei paesi nei quali posso dare un piccolo aiuto, incoraggiare chi, nonostante le difficoltà e i conflitti, lavora per la pace e per l’unità. Paesi che sono, o che sono stati, in gravi difficoltà. Questo non significa non avere attenzione per l’Europa, che incoraggio come posso a riscoprire e a mettere in pratica le sue radici più autentiche, i suoi valori. Sono convinto che non saranno le burocrazie o gli strumenti dell’alta finanza a salvarci dalla crisi attuale e a risolvere il problema dell’immigrazione, che per i paesi dell’Europa è la maggiore emergenza dopo la fine della Seconda guerra mondiale.”
Emergono chiaramente le priorità di Papa Francesco. E anche una certa tendenza, però, a confondere i paesi, i popoli, le Chiese locali europee con le istituzioni dell’ UE.
Per gli occhi e il cuore del Papa esiste soprattutto il peccato delle disuguaglianze. E Bergoglio ci tiene a ricordarlo sempre. Anche “ In viaggio”.
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