Città del Vaticano , 02 December, 2016 / 10:00 AM
Una visita ad alto livello, per spiegare l’ufficio per i cristiani perseguitati. Bence Retvari,, segretario di Stato parlamentare e ministro delle Risorse di Ungheria, è stato in Vaticano lo scorso 23 novembre, insieme a Tomas Torok, vicesegretario di Stato del sottosegretariato per la protezione e per il soccorso dei cristiani perseguitati.
È stata una giornata di incontri intensi. I due hanno spiegato l’iniziativa del governo ungherese all’arcivescovo Paul Richard Gallagher, “ministro degli Esteri” vaticano, con monsignor Joseph Murphy, che in Segreteria di Stato è il referente per gli affari ungheresi. Poi, la delegazione di Ungheria ha parlato con il Cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, e con l’arcivescovo Silvano Tomasi, segretario delegato del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.
Come sia nata l’iniziativa di un sottosegretariato per la difesa dei Cristiani nel mondo lo aveva raccontato Zoltàn Balog ad ACI Stampa la settimana dopo il lancio dell’iniziativa. Questi, insieme al Premier Viktor Orban, aveva partecipato alla riunione annuale del parlamentari cristiani europei, i quali avevano focalizzato l’incontro sulla questione dei cristiani perseguitati, incontrando i rappresentanti del Medio Oriente, della Corea del Nord, dell’Africa Settentrionale e Centrale. Le testimonianze hanno reso chiara l’enormità della situazione. Da qui, la decisione ungherese, che già quando nel 2011 era presidente di turno del Consiglio dell’Unione Europea aveva messo il tema della persecuzione dei cristiani al centro dell’agenda.
Parlando con Radio Vaticana, Retvari ha sottolineato che i cristiani sono il gruppo più perseguitato del mondo, e che l’Ungheria – nazione di tradizione cristiana – si è sentita chiamata all’impegno di mettere i riflettori su questa realtà. Una realtà, ha aggiunto, che non viene mai raccontata perché “le notizie sul fatto più grave, sulla persecuzione più grande, non arrivano quasi mai”.
Retvari ha detto che da una parte si deve richiamare l’attenzione dei media sul fenomeno grave della persecuzione e puntare al riconoscimento del genocidio dei cristiani da parte del tribunale internazionale.
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