Città del Vaticano , 25 November, 2016 / 6:00 PM
“Ad onore di Dio onnipotente e dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, ti affidiamo il titolo di…. o la diaconia di….. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Con queste parole, dopo aver imposto la berretta rossa e consegnato l’anello cardinalizio, nel corso del Concistoro il Papa assegna ai neo cardinali una chiesa di Roma, di cui essi divengono “titolari”.
E’ avvenuto così anche sabato 19 novembre, in cui alla vigilia della conclusione del Giubileo della Misericordia, Papa Francesco ha tenuto il suo terzo Concistoro per la creazione di 17 nuovi porporati. Da quel momento, essi divengono “preti romani”, e prendendo possesso del “titolo” o della “diaconia” stringono con la comunità loro attribuita un rapporto di vicinanza e di partecipazione.
Di questi “titoli”, stabilisce il canone 357 del codice di diritto canonico, i cardinali, dopo averne preso il possesso, “hanno il compito di promuoverne ‘il bene mediante il consiglio e il patrocinio”, senza interferirne con potestà di governo e nell’amministrazione dei beni”. Si tratta, quindi, di una partecipazione prevalentemente pastorale, un segno visibile dell’unità con il Vescovo di Roma e di partecipazione diretta al governo della Chiesa universale. Ricevuta l’assegnazione della chiesa, non è prevista una data unica per la presa di possesso. Concordando previamente con l’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, che assisterà liturgicamente l’eletto nella cerimonia di insediamento, ciascun cardinale si regolerà tenendo conto sia della propria agenda e delle sue successive venute a Roma che delle esigenze pastorali della comunità, facendo coincidere talora la presa di possesso con solennità liturgiche e feste patronali di una certa importanza.
E così, se i fedeli di San Bartolomeo all’Isola Tiberina hanno potuto accogliere per i Vespri già nella sera di domenica 20 novembre il cardinale titolare, l’arcivescovo di Chicago Blaise Cupich, ancora non si conosce la data di insediamento nell’altra Basilica animata dalla Comunità di Sant’Egidio, Santa Maria in Trastevere.
Qui, a succedere in ordine di tempo al cardinale primate di Polonia Jozef Glemp e al segretario particolare di San Giovanni XXIII, cardinale Loris Capovilla, è stato chiamato l’arcivescovo di Madrid Carlos Osoro Sierra. Sempre a Trastevere è situata la chiesa si Santa Maria della Scala, diaconia assegnata al cardinale ultraottantenne Ernest Simoni. Nel centro storico dell’Urbe si trovano i titoli di Sant’Andrea della Valle, basilica officiata dai patri Teatini, e attribuita al cardinale centrafricano Dieudonné Nzapalainga; dei Santi Giovanni Evangelista e Petronio, chiesa in uso alla Confraternita dei Bolognesi a Roma e passata dal defunto cardinale Giacomo Biffi all’arcivescovo venezuelano di Merida Baltazar Enrique Porras Cardozo; dei Santi Giovanni e Paolo al Celio, sede della curia generalizia dei padri Passionisti, dove si insedierà il primate del Belgio cardinale Jozef De Kesel.
Ai due lati del Vaticano guardano invece le due chiese, entrambe con la stessa denominazione, assegnate ai cardinali Mario Zenari e Joseph William Tobin: il nunzio apostolico in Siria sarà il cardinale diacono di Santa Maria delle Grazie alle Fornaci fuori Porta Cavalleggeri, mentre l’arcivescovo nordamericano di Indianapolis sarà il pastore titolare di Santa Maria delle Grazie a via Trionfale.
I “titoli”, come è naturale considerando l’evoluzione urbanistica della Città Eterna, non si trovano solo nel cuore del centro storico, ma anche nei quartieri della media e lontana periferia cittadina. E non sono solo antiche basiliche, che custodiscono reliquie di santi e di martiri, ma anche espressioni della moderna contemporaneità architettonica.
E così, proseguendo nell’elenco delle assegnazioni, all’arcivescovo di Brasilia Sergio Da Rocha è stata affidata la basilica di Santa Croce a via Flaminia, inaugurata nel 1913 in occasione del XVI centenario dell’editto di Costantino del 313; il primo cardinale del Bangladesh, Patrick D’Rozario, saluterà presto i fedeli di Nostra Signora del SS. Sacramento e Santi Martiri Canadesi, chiesa situata a poca distanza da Piazza Bologna, mentre il vescovo di Port-Louis e primo porporato delle Isole Mauritius, Maurice Piat, porrà il proprio stemma sulla facciata di Santa Teresa al Corso d’Italia.
Il cardinale italiano ultraottantenne Renato Corti, già vescovo di Novara e ancora oggi attivissimo nell’apostolato della formazione evangelica e del discernimento spirituale, troverà familiari le atmosfere rosminiane di San Giovanni a Porta Latina, preziosità dell’architettura medievale romana, con un campanile del XIII secolo e affreschi interni risalenti al XII e raffiguranti 46 diverse scene del Vecchio e Nuovo Testamento, chiesa tra le più ambite a Roma per i matrimoni e nella cui attigua residenza ha sede lo studentato internazionale dell’Istituto della Carità (Rosminiani). Non molto distanti da qui sono la chiesa di San Giovanni Battista de’ Rossi, al quartiere Tuscolano, assegnata all’arcivescovo di Port Moresby John Ribat, e i Santi Fabiano e Venanzio a Villa Fiorelli, chiesa di cui fu parroco dal 1994 al 2000 don Andrea Santoro, il sacerdote romano tragicamente ucciso in Turchia il 5 febbraio 2006, dove entrerà il cardinale messicano Carlos Aguiar Retes.
Decisamente più fuori porta le ultime tre assegnazioni, Al neo prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, il cardinale statunitense Kevin Joseph Farrell, è stata attribuita la recente diaconia di San Giuliano Martire alla Tomba di Nerone sulla via Cassia. L’ultraottuagenario cardinale Anthony Soter Fernandez, arcivescovo emerito di Kuala Lumpur, si insedierà nella contemporanea chiesa di Sant’Alberto Magno alle Vigne Nuove, mentre i parrocchiani di San Leonardo da Porto Maurizio ad Acilia potranno vedere in collegamento tv l’imposizione della berretta e l’assegnazione della loro chiesa come titolo all’ottantasettenne primo cardinale del Lesotho, Sebastian Koto Khoarai, che per motivi di salute non ha potuto partecipare al Concistoro.
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