Città del Vaticano , 15 November, 2016 / 9:00 AM
Fedele all’idea di una Chiesa sinodale, quasi in una sorta di “stato di sinodo permanente”, Papa Francesco utilizza i concistori anche come momenti di riunioni, scambi di idee e decisioni. Lo ha fatto nel 2014, quando fece precedere al Concistoro ordinario pubblico del 22 febbraio un Concistoro straordinario sul tema della famiglia, aperta dalla relazione del Cardinale Walter Kasper che diede il tono dei due anni di Sinodo della famiglia. Lo ha fatto nel 2015, quando il Concistoro del 14-15 febbraio fu preceduto da un Concistoro di due giorni (12 e 13 febbraio) per discutere la riforma della Curia. E lo fa in questo concistoro del 2016, che chiuderà l’Anno Santo Straordinario della Misericordia. Ma davvero l’utilizzo dei concistori da parte di Papa Francesco è qualcosa di così straordinario?
Guardare indietro alla storia dei Concistori aiuta a comprendere il peso dell’istituzione. Eccola la storia dei concistori in tre tappe.
Prima tappa: il Medioevo e la collegialità papale
Nel Medioevo il Concistoro era convocato con frequenza. Ogni volta che c’era una decisione di una certa importanza, sia dal punto di vista ecclesiastico che dal punto di vista temporale, il Papa convocava i cardinali per discuterne. L’incontro dei Cardinali fungeva anche da tribunale. Le riunioni erano frequenti: Alessandro III fissò le riunioni ad una volta al mese, Innocenzo III le convocava “di tabella” tre volte la settimana. Era così che il Papa governava, attraverso una struttura collegiale di “dignitari”. Il Cardinale è infatti un principe nella Chiesa, e le sue funzioni sono pari a quelle di un dignitario. Un principe del tutto particolare, chiamato a servire la Chiesa “usque sanguinis effusionem”.
Seconda tappa: le Congregazioni
Nel XVI secolo, Sisto V stabilisce le Congregazioni romane. Sono questi i nuovi organi di governo della Curia. E così il Concistoro perde di importanza, i cardinali assumono un titolo soprattutto onorifico. In pratica, i cardinali vengono convocati per dare un carattere di solennità ad eventi particolarmente importanti della vita della Chiesa. I cardinali restano comunque principi della Chiesa, e intimamente legati a Roma. E lo restano anche mano a mano che il Collegio cardinalizio diventa più internazionale, che la Chiesa si fa universale.
La terza tappa: la riforma di Paolo VI
Nel 1969, Paolo VI riforma il rito del concistoro, inserendo in ambito liturgico quello che di per sé non ne faceva parte in senso proprio, ovvero la creazione dei nuovi cardinali. Questa doveva avvenire in un contesto di preghiera, ma non doveva dare l’idea che ci fosse un “sacramento del cardinalato” perché il concistoro non era mai stato considerato un vero e proprio rito liturgico: si trattava appunto di una riunione del Papa con i cardinali in relazione al governo della Chiesa.
Con la riforma del rito, Paolo VI voleva dare a questa unione del Papa con i cardinali anche un tema spirituale. Così lo usava. Riferisce padre Gianfranco Grieco nel libro “Paolo VI” che il Papa beato era solito convocare un concistoro appena tornato da un viaggio internazionale. Così, appena sceso dall’aereo, tornato nel Palazzo Apostolico, lo aspettavano i cardinali riuniti con cui scambiava opinioni sul viaggio appena compiuto.
Nel 2012, Benedetto XVI semplificò ulteriormente il rito. Riprende dal rito di Paolo VI l’orazione colletta e la conclusiva, che fanno riferimento ai poteri affidati da Dio alla Chiesa, in particolare riguardo al successore di Pietro, il quale prega per se stesso e per il retto svolgimento del proprio ufficio. Mentre la consegna dell’anello e l’assegnazione della diaconia non avvengono più nel concistoro segreto che precedeva quello pubblico, con Benedetto XVI i due riti vengono celebrati nel concistoro pubblico, durante il quale si consegna anche la berretta rossa, come è sempre avvenuto.
Anche Benedetto XVI ha utilizzato il Concistoro per prendere decisioni importanti insieme ai cardinali. Lo storico annuncio della rinuncia fu fatto infatti durante un concistoro ordinario pubblico, convocato per decidere delle cause di canonizzazione.
Sono due le classi di concistoro previste dal nuovo codice di diritto canonico del 1983, ovvero il concistoro ordinario e quello straordinario. Prima, invece, c’erano concistori segreti, pubblici o semipubblici.
Il concistoro straordinario si celebra in casi particolari, e vengono convocati per il Concistoro straordinario tutti i cardinali. Quello ordinario invece si celebra quando il Papa ha necessità di consultare i cardinali su qualche questione importante ma ordinaria o per compiere atti di solennità: vengono convocati almeno i cardinali che sono a Roma. Quando il concistoro ordinario è pubblico, significa che vi sono ammessi, oltre ai cardinali, anche altri ecclesiastici e laici.
Il Concistoro ordinario pubblico è convocato per rendere solenni alcuni atti del Papa, tra cui: la provvisione delle chiese, la perorazione delle cause di canonizzazione quando è terminato l’iter presso la Congregazione per le Cause dei Santi.
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