Città del Vaticano , 28 October, 2016 / 1:00 AM
“La vita consacrata è un dono alla Chiesa, nasce nella Chiesa, cresce nella Chiesa, è tutta orientata alla Chiesa”. Così Papa Francesco ha esordito ricevendo in Vaticano i partecipanti al Convegno Internazionale per Vicari Episcopali e Delegati per la Vita Consacrata.
I Vescovi sono chiamati a ricevere coloro che hanno scelto questa forma di vita “con gioia e gratitudine, mostrando verso di essa benevolenza, paternità e amore sollecito” perché “la vita consacrata è un capitale spirituale che contribuisce al bene di tutto il Corpo di Cristo e non solo delle famiglie religiose”.
La vita consacrata è dunque - ripete il Papa - “una realtà che è nel cuore stesso della Chiesa e come elemento decisivo della sua missione, in quanto appartiene irrevocabilmente alla sua vita e alla sua santità”. Manifestate dunque “una speciale sollecitudine nel promuovere nelle vostre Chiese i differenti carismi, sia antichi che nuovi”, siate “vicini ai consacrati, con tenerezza e amore”, insegnate “al Popolo di Dio il valore della vita consacrata”.
Autonomia - è il monito del Pontefice ai consacrati non è “isolamento e indipendenza. Oggi più che mai è necessario vivere la giusta autonomia e l’esenzione, negli Istituti che ne siano forniti, in stretta relazione con l’inserimento, in modo tale che la libertà carismatica e la cattolicità della vita consacrata si esprimano anche nel contesto della Chiesa particolare. Questa non risponderebbe pienamente a ciò che Gesù ha desiderato per la sua Chiesa, se fosse priva della vita consacrata, la quale fa parte della sua struttura essenziale, allo stesso modo del laicato o del ministero ordinato”. Pertanto la giusta formula - rileva Francesco - è la “coessenzialità dei doni gerarchici e dei doni carismatici, che fluiscono dall’unico Spirito di Dio e alimentano la vita della Chiesa e la sua azione missionaria. Tutti questi doni sono destinati a contribuire, in diversi modi, all’edificazione della Chiesa, in relazione armoniosa e complementare tra loro”.
Bisogna rispettare “la pluridimensionalità che costituisce la Chiesa e attraverso la quale la Chiesa si manifesta. I consacrati, da parte loro, ricordino che non sono un patrimonio chiuso, ma una sfaccettatura integrata nel corpo della Chiesa, attratta verso il centro, che è Cristo”.
Nella Chiesa sorgono nuovi istituti di vita consacrata e occorre - ricorda il Papa - “un sereno e adeguato discernimento” da parte del Vescovo diocesano. Si deve tenere conto “dell’originalità del carisma, della sua dimensione profetica, della sua inserzione nella vita della Chiesa particolare, della comunione affettiva ed effettiva con questa e con la Chiesa universale, dell’impegno per l’evangelizzazione, anche nella sua dimensione sociale; come pure verificherà che il fondatore o la fondatrice abbia mostrato provata maturità ecclesiale, con una vita che non contraddica l’azione dello Spirito Santo suscitatore dei carismi, e che tali carismi possano armonizzarsi adeguatamente nella comunione ecclesiale”. E’ obbligatorio - aggiunge ancora Papa Bergoglio - “consultare sempre previamente la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica”.
Si tenga sempre presente inoltre il bene non solo della Chiesa particolare, ma anche di quella universale. I Vicari Episcopali e Delegati per la Vita Consacrata hanno un compito particolare, quello di raccordo tra Vescovi e consacrati. Bisogna quindi “approfondire il valore della reciprocità che impegna i Pastori e i consacrati”.
Non esiste il rapporto tra comando e sottomissione, bensì un rapporto dialogico e collaborativo “per il bene della Chiesa, che è casa di comunione. Tutto questo è responsabilità sia dei Pastori sia dei consacrati. Tutti siamo chiamati, in questo senso, ad essere pontefici, costruttori di ponti. Il nostro tempo richiede comunione nel rispetto delle diversità. Non abbiamo paura della diversità che proviene dallo Spirito”.
Francesco - concludendo - chiede particolare attenzione “alle sorelle contemplative” che sono “cuore orante, custode di gratuità e di ricca fecondità apostolica, che genera frutti preziosi di grazia e di misericordia e di multiforme santità”. Tutta la Chiesa - sottolinea il Papa - ne ha bisogno. Sono “donne adulte” ed è necessario rispettare “le competenze loro proprie, senza indebite interferenze”.
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