Berlino, 18 October, 2016 / 12:00 AM
Un quadro positivo e allo stesso tempo negativo: i numeri dell’assistenza sanitaria di ispirazione cattolica in Africa dicono che le strutture sanitarie da sole reggono in pratica il sistema del continente; ma d’altro canto, nonostante questo peso e impatto sulla realtà, le stesse strutture sono fuori dai tavoli di discussione. Lo ha denunciato il Cardinale Peter Turkson, al simposio sul sistema di assistenza tedesco africano di Berlino lo scorso 12 ottobre.
Il Cardinale fornisce cifre aggiornate al 2014. In Africa, la Chiesa ha 1298 ospedali, 5256 dispensari, 29 lebbrosari, 632 case di riposo per anziani, disabili o persone con malattie croniche. E “queste, insieme ad altre organizzazioni basate sulla fede, si prendono il peso dell’assistenza sanitaria, specialmente nell’Africa sub-sahariana”. Eppure, quando si tratta di discutere piani sanitari – denuncia il Cardinale Turkson – queste organizzazioni “non hanno un posto a tavola” e viene loro negata anche una “quota equa delle risorse” sia dai budget locali che dai donatori internazionali”.
Eppure questi fondi “sono essenziali per aiutare a mantenere l’attuale sistema sanitario”, così come per “l’addestramento, l’assunzione e il mantenimento di staff professionale” e anche nell’acquisire i medicinali necessari per affrontare epidemie come l’HIV, la tubercolosi, la malaria e altre infezioni.
Cosa fare? Il Cardinale Turkson pone come modello la Laudato Si, che – dice – non è solo una enciclica sull’ambiente e il cambiamento climatico, ma che piuttosto mira “a proporre una dottrina sociale della Chiesa che crei consapevolezza riguarda l’immensità e l’urgenza delle sfide della situazione del mondo e dei suoi poveri, le due fragilità che sono al cuore dell’ecologia integrale di Papa Francesco”.
In pratica, il Cardinale chiede di basarsi sul messaggio di Papa Francesco, che chiede un sistema più giusto e con risorse meglio distribuite. Il terzo simposio sull’Assistenza Sanitaria Tedesco Africana si concentra soprattutto sulla necessità di “investire in sistemi sanitari più forti e su approcci” che incrocino più settori”.
Un approccio di cui c’è bisogno perché “nonostante i grandi progressi fatti, troviamo ancora tragici deficit sanitari in nazioni povere o con una ricchezza media, specialmente nell’africa sub-sahariana. Il lavoro deve essere portato avanti affinché le cure “non siano un privilegio per pochi”, conclude il Cardinale.
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