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Un servizio di EWTN News

Il Papa a Baku: il Caucaso deve essere luogo di dialogo e negoziato

Strano paese l’ Azerbaijan, musulmano, ateo e legato alla cultura francese tanto che il Palazzo presidenziale sembra una piccola Versailles.

Il benvenuto ufficiale al Papa il presidente Aliyev lo ha dato nel primo pomeriggio con solennità e amicizia. La prima dama azera è anche patrona delle arti e sostiene i restauri delle catacombe di Roma, tanto che il Papa la saluta con il marito ricordando gli incontri in Vaticano e lo stesso presidente lo ricorda nel suo discorso. 

Dopo gli onori militari il colloquio pubblico e poi quello privato e lo scambio dei doni con la spiegazione da parte del Papa della stampa del Giubileo con le opere di misericordia. E presenta un dono anche per la signora Aliyeva, un oggetto d’arte di provenienza messicana.

Il presidente spiega il suo dono, un oggetto d’arte nazionale. Cultura e arte che si intrecciano con la politica nel Centro Culturale “Heydar Aliyev”.

Prima però la sosta immancabile al Monumento ai caduti dell’indipendenza dove anche Giovanni Paolo II nel 2002 si era fermato.

Indipendenza dall’Impero russo. Nel 1918, l'Azerbaigian dichiarò la propria indipendenza e fu creata la Repubblica Democratica dell'Azerbaigian. E di nuovo indipendenza nel 1991 dall’ URSS anche se le guerra per il possesso del Nagorno-Karabakh ed altre 7 province popolate quasi esclusivamente da Azeri continuarono. Il presidente Ilham Aliyev venne eletto presidente, dopo la morte del padre Heydar nel 2003.

Nel suo discorso il Papa ha ricordato i 25 anni di indipendenza: “il cammino fin qui percorso - ha detto- mostra chiaramente i notevoli sforzi fatti per consolidare le istituzioni e favorire la crescita economica e civile della Nazione. E’ un percorso che richiede costante attenzione a tutti, specialmente ai più deboli, un percorso possibile grazie a una società che riconosce i benefici del multiculturalismo e della necessaria complementarità delle culture, in modo che tra le diverse componenti della comunità civile e tra gli appartenenti a differenti confessioni religiose si instaurino rapporti di mutua collaborazione e rispetto”.

L’augurio è che il paese possa mantenere quella armonia tra le differenze che “è di particolare significato in questo tempo, perché mostra che è possibile testimoniare le proprie idee e la propria concezione della vita senza prevaricare i diritti di quanti sono portatori di altre concezioni e visioni. Ogni appartenenza etnica o ideologica, come ogni autentico cammino religioso, non può che escludere atteggiamenti e concezioni che strumentalizzano le proprie convinzioni, la propria identità o il nome di Dio per legittimare intenti di sopraffazione e di dominio”.

In un mondo sfigurato dai conflitti il Papa chiede che cresca la cultura della pace mediante i negoziati e il dialogo: “in tal modo si risparmieranno ai popoli gravi sofferenze e dolorose lacerazioni, difficili da sanare”.

Francesco è vicino alle “tante persone che soffrono a causa di sanguinosi conflitti” e rivolge a “tutti l’invito a non lasciare nulla di intentato per giungere ad una soluzione soddisfacente. Sono fiducioso che, con l’aiuto di Dio e mediante la buona volontà delle parti, il Caucaso potrà essere il luogo dove, attraverso il dialogo e il negoziato, le controversie e le divergenze troveranno la loro composizione e il loro superamento, in modo che quest’area, “porta tra l’Oriente e l’Occidente””.

Il Papa ringrazia per il  riconoscimento giuridico della Chiesa cattolica, “reso possibile a seguito della ratifica dell’Accordo internazionale con la Santa Sede nel 2011” che ha “offerto un quadro normativo più stabile per la vita della comunità cattolica in Azerbaigian”. Una comunità, quelal cattolica, che “intrattiene con quella musulmana, quella ortodossa e quella ebraica, ed auspico che si incrementino i segni di amicizia e di collaborazione. Tali buone relazioni rivestono un alto significato per la pacifica convivenza e per la pace nel mondo e mostrano che tra i fedeli di diverse confessioni religiose è possibile la cordialità dei rapporti, il rispetto e la cooperazione in vista del bene di tutti”.

E conclude ribadendo che “l’attaccamento ai genuini valori religiosi è del tutto incompatibile con il tentativo di imporre con violenza agli altri le proprie visioni, facendosi scudo del santo nome di Dio. La fede in Dio sia invece fonte ed ispirazione di mutua comprensione e rispetto e di reciproco aiuto, a favore del bene comune della società”.

Chi ricorda il viaggio di Giovanni Paolo II pensa alle parole del Papa polacco proprio nel Palazzo presidenziale: “Da questo Paese, che ha conosciuto e conosce la tolleranza come valore preliminare di ogni sana convivenza civile, vogliamo gridare al mondo: Basta con la guerra in nome di Dio! Basta con la profanazione del Suo Nome santo! Sono venuto in Azerbaijan come ambasciatore di pace. Fino a quando avrò voce, io griderò: "Pace, nel nome di Dio!". E se parola si unirà a parola, nascerà un coro, una sinfonia, che contagerà gli animi, estinguerà l'odio, disarmerà i cuori”.

Il centro culturale Heydar Aliyev, a nome dall'ex Presidente dell'Azerbaigian, Heydar Aliyev ha come scopo quello di essere un polo fondamentale nella vita intellettuale della città.

Situato vicino al centro città, il sito è stato studiato e realizzato come centro fondamentale per la riqualificazione di Baku. Modernissimo, elegante, nei luoghi confinanti al centro culturale sono sorti abitazioni, uffici, hotel e un centro commerciale; mentre tra il centro culturale e la via principale della città si apre il Cultural Plaza, una piazza all'aperto per il centro culturale, nonché spazio accogliente per i turisti. Il centro è stato inaugurato il 10 maggio 2012 dall'attuale presidente dell'Azerbaigian, Ilham Aliyev. Nel suo discorso il presidente ricorda la storia della cultura azera e i buoni rapporti con i cattolici. Estremismo e radicalismo sono lontani dal modo di vivere dell'Azerbaijan dice il presidente. E del conflitto con l' Armenia dice: siamo stati oggetto di pulizia etnica.

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