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Un servizio di EWTN News

Papa: “Le religioni non devono mai essere strumentalizzate”

Ultima tappa di Papa Francesco del suo viaggio in Georgia e Arzebaijan. L’incontro privato con lo Sceicco dei musulmani del Caucaso nella Moschea “Heydar Aliyev” e il saluto con i Rappresentanti delle altre comunità religiose del Paese. Un momento di grande importanza, fortemente caratterizzato dallo spirito di una delle tre dichiarazioni del Concilio Vaticano II, quella “Nostra Aetate” che lo scorso 28 ottobre ha celebrato 50 anni dalla sua prima pubblicazione.

Presenti all’incontro con il Pontefice il vescovo ortodosso di Baku, Alessandro e il presidente della Comunità ebraica, Shneor Segal. L’Azerbaigian è un paese dove i musulmani sciiti corrispondono al 63% di tutti i fedeli, i sunniti al 33%. Della piccola percentuale rimanente la comunità cattolica raggiunge solo un esiguo 0,01%, quella ebraica lo 0,09%.

L’incontro in forma privata con lo Sceicco e Gran Muftì del Caucaso (presidente del Consiglio Religioso del Caucaso) Hadji Allahchukur Pachazadeh dura circa un quarto d’ora e si svolge presso la sala riservata della Moschea “Heydar Aliyerv”, struttura inaugurata il 26 dicembre 2016 dal Presidente Ilham Aliyev e intitolata a suo padre Hydar Aliyev.  E’ la più grande di Baku, copre infatti una superfice di 12.000 metri quadrati e ha quattro minareti alti ben 95 metri. Papa Francesco si siede e si toglie le scarpe, prima di entrare.

Il Papa come dono alle Sceicco porta un mosaico, dal nome “Veduta di Castel Sant’Angelo”. Il mosaico è tratto da un dipinto ad olio e rappresenta l’imponente edificio visto dalla riva sinistra del Tevere, monumento storico e caratteristico della Capitale d’Italia, realizzato dai Mosaicisti dello Studio del Mosaico Vaticano. C'è un dialogo complice tra i due. Il Pontefice regala al leader religioso dell'Arzebaijan un tappettino per adagiarsi in preghiera.

Papa Francesco tiene successivamente, nella Sala principale della Moschea, un discorso pubblico con gli altri Rappresentanti delle confessioni del Paese:” È un grande segno incontrarci in amicizia fraterna in questo luogo di preghiera, un segno che manifesta quell’armonia che le religioni insieme possono costruire, a partire dai rapporti personali e dalla buona volontà dei responsabili. Ne danno prova, ad esempio, l’aiuto concreto che il Capo dei Musulmani ha garantito in più occasioni alla comunità cattolica, e i saggi consigli che, in spirito di famiglia, condivide con essa; sono anche da sottolineare il bel legame che unisce i Cattolici alla Comunità Ortodossa, in una fraternità concreta e in un affetto quotidiano che sono un esempio per tutti, e la cordiale amicizia con la comunità ebraica”.

“Non la contrapposizione, ma la collaborazione aiuta a costruire società migliori e pacifiche - ricorda il Pontefice - la fraternità e la condivisione che desideriamo accrescere non saranno apprezzate da chi vuole rimarcare divisioni, rinfocolare tensioni e trarre guadagni da contrapposizioni e contrasti; sono però invocate e attese da chi desidera il bene comune, e soprattutto gradite a Dio”.

Poi Francesco nel suo discorso cita un noto autore dell’Arzebaijan, Nizami Ganjavi: “Se sei umano, mescolati agli umani, perché gli uomini stanno bene tra di loro”, perché, rimarca il Papa, “aprirsi agli altri non impoverisce, ma arricchisce, perché aiuta a essere più umani: a riconoscersi parte attiva di un insieme più grande e a interpretare la vita come un dono per gli altri; a vedere come traguardo non i propri interessi, ma il bene dell’umanità; ad agire senza idealismi e senza interventismi, senza operare dannose interferenze e azioni forzate, bensì sempre nel rispetto delle dinamiche storiche, delle culture e delle tradizioni religiose. Le religioni sono chiamate a farci capire che il centro dell’uomo è fuori di sé, che siamo protesi verso l’Alto infinito e verso l’altro che ci è prossimo”.

Dunque la religione come “necessità per l’uomo, per realizzare il suo fine, una bussola per orientarlo al bene e allontanarlo dal male”.

“Dall’altra parte – aggiunge ancora Francesco nel suo discorso interreligioso – emergono sempre più le reazioni rigide e fondamentaliste di chi, con la violenza della parola e dei gesti, vuole imporre atteggiamenti estremi e radicalizzati, i più distanti dal Dio vivente. Le religioni sono chiamate a edificare la cultura dell’incontro e della pace, fatta di pazienza, comprensione, passi umili e concreti. Le religioni non devono mai essere strumentalizzate e mai possono prestare il fianco ad assecondare conflitti e contrapposizioni”.

Importante per il Papa è sottolineare il legame tra la religione e la società e per farlo usa una particolare similitudine: “Un’alleanza rispettosa che va costruita e custodita, e che vorrei simboleggiare con un’immagine cara a questo Paese. Mi riferisco alle pregiate vetrate artistiche presenti da secoli in queste terre, fatte soltanto di legno e vetri colorati (Shebeke). Nel produrle artigianalmente, vi è una particolarità unica: non si usano colle né chiodi, ma si tengono insieme il legno e il vetro incastrandoli fra di loro con un lungo e accurato lavoro. Così il legno sorregge il vetro e il vetro fa entrare la luce. Allo stesso modo è compito di ogni società civile sostenere la religione, che permette l’ingresso di una luce indispensabile per vivere: per questo è necessario garantirle un’effettiva e autentica libertà. Non vanno dunque usate le “colle” artificiali che costringono l’uomo a credere, imponendogli un determinato credo e privandolo della libertà di scelta; non devono entrare nelle religioni neanche i “chiodi” esterni degli interessi mondani, delle brame di potere e di denaro. Perché Dio non può essere invocato per interessi di parte e per fini egoistici, non può giustificare alcuna forma di fondamentalismo, imperialismo o colonialismo”.

Conclude il Papa rivolgendosi ai presenti tutti: “Nella notte dei conflitti, che stiamo attraversando, le religioni siano albe di pace, semi di rinascita tra devastazioni di morte, echi di dialogo che risuonano instancabilmente, vie di incontro e di riconciliazione per arrivare anche là, dove i tentativi delle mediazioni ufficiali sembrano non sortire effetti. Specialmente in questa amata regione caucasica, che ho tanto desiderato visitare e nella quale sono giunto come pellegrino di pace”.

Anche lo Sceicco del Caucaso nel suo discorso saluta calorosamente il Pontefice: "Il suo Viaggio Apostolico, i suoi incontri con il nostro stimato Presidente della Repubblica Ilham Aliyev in Vaticano e in Azerbaigian, serviranno ovviamente a rafforzare questi legami ad un più alto livello fra la Santa Sede e la Repubblica dell’Azerbaigian". E augura i suoi più sentiti auguri per l'avvicinarsi dell'80esimo compleanno del Papa.

Adesso Francesco è pronto per la cerimonia di congedo dall’Arzebaijan e da questo viaggio in più tappe nel Caucaso, per ripartire verso la Città del Vaticano.

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