Baku, 02 October, 2016 / 9:11 AM
Il primo impegno di Papa Francesco in Azerbaijan è la celebrazione della Messa domenicale nella chiesa chiesa dell’Immacolata presso il Centro Salesiano d di Baku.
L’omelia del Papa si concentra su due architravi della vita cristiana: fede e servizio. Dio - spiga Francesco - ci chiede di aver fede, ci “invita ad attendere con pazienza, senza mai perdere la speranza. Non asseconda i nostri desideri che vorrebbero cambiare il mondo e gli altri subito e continuamente, ma mira anzitutto a guarire il cuore; Dio cambia il mondo cambiando i nostri cuori, e questo non può farlo senza di noi. Il Signore desidera infatti che gli apriamo la porta del cuore, per poter entrare nella nostra vita: quando Dio trova un cuore aperto e fiducioso, lì può compiere meraviglie”.
In quanto dono la fede va chiesta e coltivata. Non è - ammonisce il Pontefice - “una forza magica che scende dal cielo, non è una dote che si riceve una volta per sempre, e nemmeno un super-potere che serve a risolvere i problemi della vita. Perché una fede utile a soddisfare i nostri bisogni sarebbe una fede egoistica, tutta centrata su di noi. La fede non va confusa con lo stare bene o col sentirsi bene, con l’essere consolati nell’animo perché abbiamo un po’ di pace nel cuore. La fede è il filo d’oro che ci lega al Signore, la pura gioia di stare con Lui; è il dono che vale la vita intera, ma che porta frutto se facciamo la nostra parte”.
Ed ecco che alla fede si lega il servizio. “Fede e servizio - spiega il Papa - non si possono separare, anzi sono strettamente collegati”. E Francesco usa l’immagine del tappeto. “I vostri tappeti - racconta ai fedeli azeri - sono delle vere opere d’arte e provengono da una storia antichissima. Anche la vita cristiana di ciascuno viene da lontano, è un dono che abbiamo ricevuto nella Chiesa e che proviene dal cuore di Dio, il quale desidera fare di ciascuno di noi un capolavoro del creato e della storia. Ogni tappeto va tessuto secondo la trama e l’ordito; solo con questa struttura l’insieme risulta ben composto e armonioso. Così è per la vita cristiana: va ogni giorno pazientemente intessuta, intrecciando la trama della fede e l’ordito del servizio. Quando alla fede si annoda il servizio, il cuore si mantiene aperto e giovane, e si dilata nel fare il bene. Allora la fede diventa potente e fa meraviglie. Se cammina su quella strada, allora matura e diventa forte, a condizione che rimanga sempre unita al servizio”.
Il servizio in definitiva - prosegue Papa Bergoglio - è “una disponibilità totale, una vita a piena disposizione, senza calcoli e senza utili” così come Gesù ha fatto con la sua passione per noi, un mistero che ritorna nella Eucaristia: “il Signore viene in mezzo a noi e per quanto noi ci possiamo proporre di servirlo e amarlo, è sempre Lui che ci precede, servendoci e amandoci più di quanto immaginiamo e meritiamo. Ci dona la sua stessa vita. E ci invita a imitarlo, dicendoci: se uno mi vuole servire, mi segua”. Il servizio, pertanto, è gratuito, è “uno stile di vita: servire Dio nell’adorazione e nella preghiera; essere aperti e disponibili; amare concretamente il prossimo; adoperarsi con slancio per il bene comune”.
Il servizio è messo alla prova dalle tentazioni. Due sono tra le più pericolose. La prima - secondo Francesco - è “lasciare intiepidire il cuore: un cuore tiepido si chiude in una vita pigra e soffoca il fuoco dell’amore. Chi è tiepido vive per soddisfare i propri comodi, che non bastano mai, e così non è mai contento; poco a poco finisce per accontentarsi di una vita mediocre. Il tiepido riserva a Dio e agli altri delle percentuali del proprio tempo e del proprio cuore, senza mai esagerare, anzi cercando sempre di risparmiare. Così la sua vita diventa come un tè che era veramente buono, ma che quando si raffredda non si può più bere. Sono certo però che voi non lascerete intiepidire il cuore. La Chiesa intera, che nutre per voi una speciale simpatia, vi guarda e vi incoraggia: siete un piccolo gregge tanto prezioso agli occhi di Dio!”.
La seconda tentazione - conclude Papa Francesco - è quella di “pensare da padroni, di darsi da fare solo per guadagnare credito e per diventare qualcuno. Allora il servizio diventa un mezzo e non un fine, perché il fine è diventato il prestigio; poi viene il potere, il voler essere grandi”. Ogni cristiano azero “è come uno splendido filo di seta, ma solo se sono ben intrecciati tra di loro i diversi fili creano una bella composizione; da soli, non servono. Restate sempre uniti, vivendo umilmente in carità e gioia; il Signore, che crea l’armonia nelle differenze, vi custodirà”.
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