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Il Papa agli ortodossi georgiani: martirio e carità ci uniscono

Si conclude con un gesto ecumenico il viaggio del Papa in Georgia. La vista alla cattedrale di Svetitskhoveli luogo caro ai georgiani perché custodirebbe la tunica di Gesù Cristo, è un momento significativo per la storia del paese. E’ la sede dell'arcivescovo di Mtskheta e Tbilisi, carica spettante al Catholicos Patriarca di tutta la Georgia. Una chiesa dell'XI secolo dall'architetto costruita sul sito in cui era stata edificata una prima chiesa nel IV secolo. Una storia lunga e la cattedrale venne restaurata più volte. Gli scavi archeologici hanno consentito la scoperta di rovine risalenti al IV e V secolo. In passato la cattedrale era il luogo di incoronazione dei re di Georgia,  e di sepoltura. Vari patriarchi e membri della famiglia reale Bagration sono sepolti nella cattedrale. La chiesa è circodanta da alte mura, come un castello. Un vero gioiello di arte. 

E qui il Papa sceglie di parlare della lingua georgiana “ricca di espressioni significative che descrivono la fraternità, l’amicizia e la prossimità tra le persone”. Cita Chavchavadze, e la storia della Georgia che, dice “è come un libro antico che ad ogni pagina narra di testimoni santi e di valori cristiani, che hanno forgiato l’animo e la cultura del Paese". E parla, Francesco, del l messaggio cristiano “pilastro dell’identità georgiana”.

Il Papa cita San Cipriano di Cartagine che si riferisce alla tunica di Gesù indivisa come "vincolo di concordia, che inseparabilmente unisce".

Ma è chiaro che l’ "unità che viene dall’alto” e la via da seguire è quella “della carità sincera” e della “comprensione reciproca” per “ricomporre le lacerazioni, animati da uno spirito di limpida fraternità cristiana”.

I battezzati sono rivestiti di Cristo  e  “per questo, nonostante i nostri limiti e al di là di ogni successiva distinzione storica e culturale, siamo chiamati a essere «uno in Cristo Gesù» (Gal 3,28) e a non mettere al primo posto le disarmonie e le divisioni tra i battezzati, perché davvero è molto più ciò che ci unisce di ciò che ci divide”.

Francesco ricorda che in georgiano, “anche la parola “educazione” nasce dalla stessa radice ed è perciò strettamente imparentata col Battesimo. La nobiltà della lingua induce così a pensare alla bellezza di una vita cristiana che, fin dall’inizio luminosa, si mantiene tale se rimane nella luce del bene e rigetta le tenebre del male; se, custodendo la fedeltà alle proprie radici, non cede alle chiusure che rendono oscura la vita, ma si conserva ben disposta ad accogliere e imparare, ad essere rischiarata da tutto ciò che è bello e vero”.

L’auspicio conclusivo è che fraternità  collaborazione  possano crescere ad ogni livello: “possano la preghiera e l’amore farci sempre più accogliere l’accorato desiderio del Signore su tutti quelli che credono in Lui mediante la parola degli Apostoli: che siano «una sola cosa»”.

Ad accogliere il Papa è stato il Patriarca Ilia, che pure oggi ha deciso di non mandare una delegazione alla messa del mattino ricordando la non comunione con Roma. Il Papa è stato accompagnato alla edicola che custodisce la supposta tunica di Gesù. E a lungo ha tenuto per mano sostenendolo il veccchio Patriarca.

Prima dell’ arrivo del Papa nella valle su cui affaccia la chiesa, sul lago, hanno risuonato a lungo le campane. Tra i presenti anche rappresentanti del mondo della cultura e del corpo diplomatico.

Seduti su due cattedre il Papa e il Patriarca hanno svolto i loro discorsi. Ilia II ha ricordato le origini della chiesa ricordando che la Georgia ha sempre mantenuto la sua identià anche se ad un "carissimo prezzo". Ed ha aggiunto: "la nostra unità si trova nella vera fede".

Nel 1999 Giovanni Paolo II ed Ilia II in questa cattedrale firmarono una dichiarazione comune.

Il Papa ha poi fatto rientro in Nunziatura e così si è conclusa la tappa georgiana del viaggio. Domattina alle 8 Francesco salutato dal presidente parte per l’Azerbaijan. L’arrivo è previsto a Baku alle 9.30 ora locale, a Roma saranno le 7.30 e immediatamente si recherà al centro salesiano della chiesa dell’Immacolata per la messa.

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