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Un servizio di EWTN News

Gendarmi e Guardie Svizzere celebrano il Giubileo con lo scambio del Rosario

Guardia Svizzera Pontificia e Gendarmeria Vaticana hanno celebrato questa sera il loro Giubileo con una celebraziine officiata dal Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato.

"Il pane e il vino eucaristici, qualche parola di vita, un piccolo rosario e una porta santa da attraversare sono le armi di Dio, disponibili e alla portata di tutti, apparentemente deboli, eppure più forti di ogni astuzia umana e di ogni ostacolo", ha detto il porporato nell'omelia.

Il Cardinale Parolin ha lodato il servizio prezioso reso dalle Guardie Svizzere e dai Gendarmi. Attività silenziose "perché nel momento in cui sono presenti non si notano; ad alcuni sembrano addirittura sorgere spontaneamente, mentre sono il risultato della lealtà, dedizione, professionalità e spirito di sacrificio di tutte le persone che, con il loro quotidiano lavoro, garantiscono la sicurezza all’interno dello Stato della Città del Vaticano, specie in tempi nei quali occorre la massima vigilanza".

"Varcare la porta santa — ha aggiunto il Cardinale Parolin - significa lasciare fuori dalla casa del Signore e dalla nostra coscienza il male, la corruzione, il mondo del peccato, la vana pretesa di poter vivere santa è un atto di fede, di carità e di speranza che apre a un rinnovamento della vita e a una più convinta sequela del Signore. Il vostro gesto manifesta infine che tutti abbiamo bisogno di sostare ai piedi della croce, di meditare la parola di Dio, che ogni essere umano ha bisogno della consolazione e della misericordia divina, che tutti siamo nelle mani del Signore".

Il Cardinale ha sottolineato la duplice missione a cui sono chiamati Gendarmi e Guardie Svizzere: "la prima è quella di rafforzare la vostra fede in Cristo risorto in modo da aprire, anzi spalancare a lui la porta del vostro cuore e permettergli di portarvi la pace, quella autentica e profonda che proviene dal sapersi amati e riconciliati con Dio; e la seconda missione è quella di svolgere al meglio delle vostre possibilità i compiti che vi vengono affidati. Perché questo possa accadere è necessario mantenere la giusta fierezza per il fatto di essere scelti per un compito delicato, che va realizzato con alto senso di responsabilità e, d’altro canto, riconoscere che, nonostante la buona volontà di tutti, non sempre tutto potrà essere come dovrebbe, che il limite delle situazioni e delle persone rendono necessario fare quello che l’apostolo Paolo raccomandava ai colossesi, vale a dire rivestirsi di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri".

Il Segretario di Stato ha raccomandato di pregare il Rosario: "una preghiera tanto semplice quanto potente. Non pensate che Dio ci chieda cose molto complicate o che sia necessario attraversare i mari per trovare alla fine di chissà quale impegnativa e spossante ricerca qualche frammento di verità o qualche barlume divino. Si può anche camminare in una strada polverosa o rimanere nella propria casa e, con la recita del rosario, entrare nel cuore di Dio". A ognuno il Cardinale Parolin ha consegnato una corona del Rosario che gendarmi e guardie svizzere - seduti intervellati a uno a uno - si sono scambiati tra loro.

Infine l'appello ad essere costruttori di pace, come suggerito dal Papa: "la saggezza di fare la pace nelle piccole cose di ogni giorno ma puntando all’orizzonte di tutta l’umanità".

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