Bogotá, 27 August, 2016 / 5:00 PM
“Di fronte a così tanti tentativi di frammentazione e di divisione, questi eventi ci aiutano ad allargare i nostri orizzonti e a continuare a stringerci la mano, sono un grande segno che ci incoraggia nella speranza”. E’ l’incipit di Papa Francesco nel videomessaggio inviato in occasione della celebrazione del Giubileo straordinario della Misericordia nel Continente americano che si terrà a Bogotá dal 27 al 30 agosto 2016.
L’evento è promosso dal Consiglio Episcopale Latino-americano (CELAM) e dalla Pontificia Commissione per l’America Latina (CAL), con la collaborazione degli Episcopati di Stati Uniti e Canada. Prendono parte all’evento Vescovi, sacerdoti, religiosi e laici dei 22 Paesi dell’America Latina e dei Caraibi, assieme a delegati dal Canada e dagli Stati Uniti e rappresentanti della Santa Sede.
Papa Francesco inizia il suo videomessaggio con la parola di Paolo al suo discepolo prediletto, Timoteo, in cui l’apostolo descrive l’immensa misericordia di Gesù nel salvarlo dal suo essere persecutore e peccatore, perché Gesù è venuto a salvare nel mondo i peccatori, anche i peggiori come si definisce lo stesso Paolo: "Gesù “mi ha giudicato degno di fiducia”, io che in passato “ero stato un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo senza saperlo, lontano dalla fede". “Questo voglio fare con ognuno di voi – dice il Papa ai partecipanti riuniti a Bogotá - le parole a Timoteo, sono un invito, una provocazione, questo non ci può lasciare indifferenti, queste parole influenzano la nostra vita profondamente. Paolo ha un chiaro senso di chi è, non nasconde il suo passato e nemmeno il suo presente”.
E Papa Francesco ricalca come San Paolo, nonostante i suoi peccati, sia stato “trattato con misericordia” e aggiunge: “Abbiamo l’opportunità di essere qui, perché come San Paolo possiamo dire di essere stati trattati con misericordia, nel bel mezzo dei nostri peccati, i nostri limiti, le nostre miserie; tra nostri molteplici cadute, Gesù ci ha visto, è venuto, ci ha dato la mano e ci ha trattati con misericordia”.
E’ chiaro l’invito di Papa Francesco nel videomessaggio: “In questo contesto del Giubileo guardiamo bene questa verità, rivedere come il Signore in tutta la nostra vita è venuto e ci ha trattato con misericordia”.
“La misericordia è un modo concreto per "toccare" la fragilità – afferma il Papa - è un'azione che conduce al meglio di ciascuno di noi. Lungi dall'essere una bella frase, la misericordia è l'atto concreto con la quale Dio cerca di relazionarsi con i suoi figli”.
“Un'azione basata sulla speranza di cambiamento, stimola aree di opportunità - continua Francesco nel suo videomessaggio - un'azione basata sulla paura è un'azione che sottolinea il senso di colpa, la pena. Invece la misericordia sottolinea il volto della persona, nella vita, nella storia, nella vita quotidiana. Trattare le persone con misericordia risveglia sempre creatività. Non sposa un modello o una formula, ma ha sana libertà di spirito per cercare il meglio per l'altro. E questo scatena tutte le nostre capacità, i nostri spiriti, questo ci porta fuori dai nostri confini”.
Poi il Papa parla di una sorta di “Alzheimer spirituale”, quando dimentichiamo come il Signore ci ha trattato, ci ha perdonato, quando iniziamo a dividere la comunità in “gruppi”, del bene e del male, in “santi e peccatori”. La misericordia non è una moda da seguire, afferma Francesco e non è "una teoria da maneggiare".
Poi il riferimento del Papa va ad una “cultura fratturata”, una “cultura di scarto”, che include solo alcuni: “Una cultura che promuove gradualmente il comfort di alcuni e la sofferenza di molti. Una cultura che non riesce ad accompagnare i giovani nei loro sogni e nasconde la memoria vivente degli anziani. Una cultura che ha sprecato la saggezza dei popoli indigeni e non è riuscito a prendersi cura della ricchezza della loro terra. Viviamo in una società che sanguina e il costo delle sue piaghe di solito finisce per essere pagata dai più indifesi”.
E il rimedio di Francesco è solo uno: “Trattare con misericordia”. Come fu trattato San Paolo e in questo sta “un indizio interessante”.
Da qui l’invito del Papa ai vescovi, ai pastori, ai sacerdoti tutti: “Siamo missionari di misericordia". Nel “mondo ferito” di oggi bisogna “promuovere, stimolare, accompagnare una pedagogia della misericordia. Il “cuore della pastorale”, dice, “è il tratto della misericordia”, che si “impara sulla base dell’esperienza”, di sentirsi perdonati e quindi di saper trattare i nostri fratelli “nello stesso modo” con il quale Dio “ci tratta, con il quale ci ha trattato”.
Papa Francesco conclude poi il videomessaggio all'America: “Cari fratelli, questo incontro non è un congresso, meeting, seminario o Conferenza. Questo incontro è una festa di tutti, ci è stato chiesto di celebrare il modo in cui Dio ha trattato ciascuno di noi e tutto il suo popolo”.
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