Tolentino, 29 August, 2016 / 2:00 PM
Questo pellegrinaggio alla ricerca del Dio vero, che è proprio di ogni cristiano e di ogni consacrato in forza del Battesimo, diventa, per l’azione dello Spirito Santo, ‘sequela pressius Christi’, cammino di configurazione a Cristo Signore, che viene espresso con singolare efficacia dalla consacrazione religiosa, e in modo particolare dalla vita monastica, fin dalle origini considerata come un modo particolare di attuazione del Battesimo”.
Ad un mese dalla pubblicazione abbiamo chiesto a chi vive nel monastero, rivolgendo alcune domande alle Carmelitane scalze del monastero di Santa Teresa di Tolentino: dall’interno del monastero come è stato accolto il documento?
“Un nuovo documento sulla vita contemplativa femminile era da tempo atteso e desiderato. La precedente Costituzione Apostolica risaliva al 1950, e l’ultimo documento vaticano dedicato alla clausura era uscito nel 1999. In questi anni i cambiamenti sociali e antropologici hanno subito un’accelerazione mai conosciuta, ponendo sfide inedite anche alla vita integralmente contemplativa. Ci sembra che la nuova Costituzione accolga ed esprima la sensibilità contemporanea. Restiamo in attesa di vedere come lo spirito e le norme della Costituzione Apostolica ‘Vultum Dei quaerere’ verranno concretizzati nell’Istruzione che sarà pubblicata dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica”.
Nel documento Papa Francesco sottolinea l’importanza della vita contemplativa delle monache per la Chiesa e per il mondo: perché?
“La vita monastica raramente viene capita: non ‘produciamo’ quasi nulla di misurabile per il bene dell’umanità, e molti ci rimproverano di sprecare tempo davanti agli immensi bisogni del mondo. Papa Francesco ha voluto ribadire che la nostra vita è considerata feconda per la Chiesa. Papa Benedetto XVI aveva definito i monasteri ‘i polmoni verdi della città’: come se la nostra preghiera divenisse l’ossigeno che tutti respiriamo senza accorgercene. Nella Costituzione Apostolica ‘Vultum Dei quaerere’ è ripetutamente evocata l’immagine della luce: si dice che i Monasteri sono come fari che indicano la giusta rotta a chi naviga in alto mare, e come fiaccole che accompagnano il cammino degli uomini. Di tutti, vicini e lontani: la preghiera non esclude nessuno, e vorrebbe portare ad ogni cuore la forza e la speranza che solo il Signore può offrire”.
Il Papa invoca la ‘fantasia della carità’ per un aiuto reciproco: può significare meno isolamento?
“Occorre intendersi sul termine ‘isolamento’. Se significa il distacco dal mondo che ha sempre contraddistinto la vita integralmente contemplativa delle monache, questo viene confermato, come segno e custodia di quella solitudine necessaria a un’esistenza fondata sulla preghiera. Invece, se per isolamento intendiamo l’autoreferenzialità o la chiusura difensiva, allora certamente il Papa imprime una forte spinta ad allargare gli orizzonti, vincendo la tentazione dell’individualismo e del narcisismo spirituale. Una collaborazione (anche concreta) fra i monasteri è tanto più importante in un momento in cui quasi tutti si trovano ad affrontare problemi simili: ad esempio, la riduzione numerica dovuta al calo delle vocazioni, il discernimento su temi nuovi (come l’uso dei mezzi di comunicazione digitale), la formazione. Inoltre, il Papa ci esorta ad essere scuole di preghiera e di comunione fraterna, dove si vive la spiritualità dell’ospitalità e dell’ascolto. Spesso chi chiede di incontrarci in parlatorio non ha bisogno di consigli, ma di essere accolto e ascoltato. Talvolta, poi, emergono le domande vere della vita o nasce il desiderio d’imparare a dialogare con Dio nella preghiera…”.
Con questo documento restano ancora centrali la preghiera e la Parola di Dio: in quale modo avviene la formazione?
“Formare alla vita consacrata non è insegnare un mestiere, ma una vita: la vita di Gesù, i Suoi sentimenti, le Sue scelte. Ecco perché la Parola di Dio e la preghiera rimangono il fondamento: primo formatore, infatti, è Dio stesso. E’ un cammino che coinvolge tutta la persona e tutta l’esistenza. Nei primi anni è di grande importanza la ‘sorella maggiore’ che guida a conoscere e a vivere il carisma proprio di ogni Ordine, accompagnando anche quella nuova conoscenza di sé che emerge nel silenzio e nelle relazioni fraterne. Ma non si è mai finito di ‘imparare ad imparare’ in qualsiasi situazione, perché sempre più il nostro amore si allarghi ai confini del Cuore di Dio”.
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