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Un servizio di EWTN News

"Il potere del cuore", un francescano e il Medio Oriente

Che cosa è il “potere del cuore”? Per rispondere sembra che la persona giusta sia un figlio di San Francesco che da anni ha dedicato la sua vita al Medio Oriente, il luogo del mondo dove la pace sembra più lontana che mai.

Padre Pier Battista Pizzaballa, che il Papa ha voluto scegliere come amministratore apostolico della Chiesa Latina in Terra Santa, per anni è stato il “Custode” in quella terra dei Francescani.

Classe 1965, provenienza lombarda, e solidi studi di ebraismo che lo hanno portato ad essere il “parroco” dei cattolici di lingua ebraica.

La sua è una lunga militanza per la pace e il dialogo, fatta di gesti, preghiere, incontri e conferenze.

Attraverso i suoi discorsi si legge la storia degli ultimi dieci in Medio Oriente per i cristiani, ma anche per i fedeli delle altre religioni. Una selezione dei suoi interventi è stata raccolta in un libro, “Il Potere del cuore” appunto delle Edizioni Terra Santa che è destinato a diventare un vero “manuale” per capire al meglio la storia di quelle comunità.

Si parte da una lettura del Decalogo, le “ Dieci parole” come dicono gli ebrei, poi c’è la lettura del significato teologico di Gerusalemme per i cristiani, perché, scrive Pizzaballa “Anche oggi abbiamo bisogno di correre a vedere la tomba vuota di Cristo. Per questo è importante per noi stare nei Luoghi Santi, essere custodi dell’attualità di quell’evento; Gerusalemme è il cuore, il simbolo di tale principio”.

Scorrendo le pagine si arriva all’intervento che il francescano fece al Sinodo sul Medio Oriente voluto nel 2010 da Benedetto XVI e al significato della presenza cristiana in Terra Santa.

Particolarmente significativo il testo dedicato al dialogo ebraico cristiano, con una precisa analisi della situazione sociale in Israele e delle ricadute del Sinodo sul Medio Oriente.

Non poteva mancare un testo dedicato alla “Nostra aetate”, al Concilio Vaticano II e alle nuove prospettive aperte nei rapporti tra Chiesa cattolica e altre religioni. Per Pizzaballa è “necessario lavorare più seriamente, e non solo nei momenti di emergenza, perché il dialogo tra cattolici ed ebrei diventi importante anche in Israele: scommettere sul dialogo con la comunità cristiana di Terra Santa deve diventare impegno comune dei leader politici e religiosi, come lo deve essere per i cattolici nel mondo”.

Nel 2011 il francescano partecipa al Meeting di Rimini e il suo intervento è dedicato agli Apostoli, alla loro visione, al vivere la fede con i loro occhi.

Poi è la volta delle “primavere arabe” con una analisi che mette in luce il concetto di “cittadinanza della pace”, e di una lettura della spiritualità francescana nell’Anno della Fede, e lì spiega un po’ se stesso. “Ciò che mi ha colpito della fede di Francesco è il suo essere integrale, punto di sintesi di tutta la sua vita; in essa tutto era coinvolto: l’esistenza, il cuore, gli affetti, il pensiero”.

Nel 2014 è di nuovo al Meeting di Rimini e stavolta il tema è basato sulle “periferie” sulle quali ha posto l’accento Papa Francesco, e poi a San Marino mette in luce i rischi e le opportunità della situazione in Medio Oriente.

Ad Assisi parla delle invocazioni per la pace dei Pontefici, a Madrid arriva una riflessione sulla testimonianza che è più forte del male: “Ciò che preoccupa non è il conflitto in sé: non è la prima volta che si è in guerra in Medio Oriente, sappiamo che tutto questo prima o poi passerà. A preoccupare, piuttosto, oggi è il carico di frustrazione, odio e sfiducia profonda che si respira. Superare questa situazione richiede molto tempo e tante energie: vi è odio e sfiducia tra palestinesi e israeliani, sfiducia tra cristiani e musulmani; i musulmani, a loro volta, si sentono attaccati da tutti, e allo stesso modo gli ebrei israeliani”.

Preoccupazione che oggi rimane ancora al centro della questione mediorientale e che trova eco anche nelle parole di Romano Prodi che ha scritto la prefazione al libro: “Ancora più grave delle tensioni politiche appare quindi, secondo padre Pizzaballa l’imbarbarimento delle relazioni umane che si manifesta non solo negli episodi bellici ma nel deterioramento della vita quotidiana: la tensione senza fine impedisce il funzionamento delle strutture fondamentali della convivenza civile come gli ospedali, le scuole e i tribunali, mettendo a rischio non solo il presente ma il futuro di intere comunità”.

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