Città del Vaticano , 29 June, 2016 / 10:08 AM
Papa Francesco ha presieduto la Messa nella Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, Patroni di Roma, nella quale ha benedetto i Palli destinati agli Arcivescovi Metropoliti nominati nel corso dell’anno. I Palli saranno imposti da un rappresentante del Papa nelle sedi metropolitane dei nuovi Arcivescovi. Alla Messa ha partecipato anche - come tradizione - una Delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, guidata dal Metropolita di Boston, Methodios.
Chiusura e apertura - spiega il Papa nell’omelia - sono le colonne portanti della liturgia dei Santi Pietro e Paolo, a partire dal “simbolo delle chiavi, che Gesù promette a Simone Pietro perché possa aprire l’ingresso al Regno dei Cieli, e non certo chiuderlo davanti alla gente”.
“Rispetto alle chiusure - aggiunge Francesco - la preghiera appare come la via di uscita principale: via di uscita per la comunità, che rischia di chiudersi in sé stessa a causa della persecuzione e della paura; via di uscita per Pietro, che ancora all’inizio della sua missione affidatagli dal Signore viene gettato in carcere da Erode e rischia la condanna a morte. Mentre Pietro era in prigione, dalla Chiesa saliva incessantemente a Dio una preghiera per lui. E il Signore risponde alla preghiera e manda il suo angelo a liberarlo. La preghiera, come umile affidamento a Dio e alla sua santa volontà, è sempre la via di uscita dalle nostre chiusure personali e comunitarie”.
“Paolo - prosegue il Pontefice - parla di una apertura ben più grande, verso un orizzonte infinitamente più vasto: quello della vita eterna, che lo attende dopo aver terminato la corsa terrena. E’ bello allora vedere la vita dell’Apostolo tutta in uscita grazie al Vangelo: tutta proiettata in avanti, prima per portare Cristo a quanti non lo conoscono, e poi per buttarsi, per così dire, nelle sue braccia, ed essere portato da Lui in salvo nei cieli, nel suo regno”.
Francesco ritorna sulla figura di Pietro. La sua vita raggiunge la piena apertura quando “accoglie da Dio Padre la grazia della fede” mettendosi su una strada “che lo porterà a uscire da sé stesso, dalle sue sicurezze umane, soprattutto dal suo orgoglio mischiato con il coraggio e con il generoso altruismo”. Tutto questo è possibile grazie alla preghiera di Gesù e alla compassione che il Maestro prova quando incrocia lo sguardo dell’Apostolo che lo ha rinnegato tre volte. Pietro guarda Gesù e piange: “Pietro fu liberato dal carcere del suo io orgoglioso e pauroso, e superò la tentazione di chiudersi alla chiamata di Gesù a seguirlo sulla via della croce”.
In nel contesto dei Santi Pietro e Paolo, conclude il Papa, la Chiesa non deve cedere alla tentazione “di chiudersi in sé stessa, di fronte ai pericoli. La paura ci chiude alle sorprese di Dio”. Per non chiudersi, ecco che occorre pregare: una azione che “permette alla grazia di aprire una via di uscita: dalla chiusura all’apertura, dalla paura al coraggio, dalla tristezza alla gioia. E possiamo aggiungere: dalla divisione all’unità”.
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