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Un servizio di EWTN News

A Barcellona l'arte diventa luogo di dialogo universitario

Il 20 giugno alle 11.00 davanti alla chiesa della Sagrada Familia a Bercellona, tra turisti e pellegrini, ci sarà un gruppo speciale. Quello degli studenti che partecipano alla giornata della porte aperte della nuovissima facoltà Antoni Gaudí di Storia della Chiesa, Archeologia Cristiana e Arti (FHEAG). La facoltà è stata inaugurata il 2 ottobre 2014 in una solenne cerimonia presieduta dal cardinale Grocholewski e collabora con la Facoltà di Teologia della Catalogna.

Ricerca comune tra teologi, filosofia e arte per mettere l’accento sul dialogo specificotra fede e cultura. A condurre la visita sarà il teologo Armand Puig dopo un sessione in aula nella sede della Facoltà nel Seminario di Barcellona proprio a fianco alla Università statale. Dialogo e presenza come spiega ad Aci Stampa il decano della giovane facoltà David Abadías i Aurín, classe 1973, professore di storia medioevale e parroco.

E proprio in una chiesa del Barrio Gotico di Barcellona, il cuore storico delal città catalana, lo incontriamo per parlare della nuova vivace facoltà.

“Prima appartenevamo alla Facoltà di Teologia di Catalogna ed eravamo il dipartimento di storia. Un piccolo dipartimento con quattro professori, ovviamente la Facoltà di Teologia era più grande e con i dipartimenti di teologia fondamentale, esegesi e anche di diritto canonico, liturgia.

Il dipartimento di storia era diviso in quattro corsi basati sulle quattro epoche, antica, medioevale, moderna e contemporanea. E questo fin dalla nascita della Università negli anni ’60.

Ma con il tempo si è visto l’interesse e la utilità di sviluppare sempre più la storia, l’archeologia e l’arte cristiane, anche perché la città ne sentiva la mancanza. Tutto è stato orientato dal desiderio di cercare la cultura cristiana in questo tempo che si pone anche questa questione, con la ricerca delle radici cristiane dell’Europa, del ruolo della via cristiana nella società etc.”.

Barcellona che tipo di città è dal punto di vista sociale?

“É una città secolarizzata e difficile certo, ma è anche una città molto vivace, calda, accogliente.

E questo si vede molto nelle feste e nelle solennità. Anche in paesi piccoli e secolarizzati nei dintorni quando arriva la feste patronale tutta la città si concentra sulla processione per curare la festa. E così succede ad esempio anche per il Corpus Domini. Quindi abbiamo davanti a noi una sfida fantastica e dobbiamo mediare tra i diversi modi di vedere le cose e anche con rispetto. Un modo per dire che la città che ha importanti radici cristiane chiese e comunità e anche con un grande diversità e allora dobbiamo trovare il modo di fare le cose insieme, anche se c’è qualche punto di scontro, bisogna trovare con il dialogo il modo di fare le cose insieme”.

L’idea della Facoltà è nata anche dopo la visita di Benedetto XVI con la dedicazione della Sagrada Familia, simbolo cristiano della città?

“Si certo quel momento per la città è stato un momento di unione. Ci sono stati momenti di separazione e di scontro, ed è questo anche il senso della costruzione della chiesa. Anche adesso ci sono delle opinioni divergenti, ma credo che sia importante per la città. Barcellona è cambiata tanto dopo le Olimpiadi del 1992, e diventa più universale ed aperta di mentalità. Le persone ora riescono a parlare tra loro. E questo significa per la nostra facoltà che dobbiamo riuscire a trovare un posto nel mondo accademico e universitario per portare la presenza e la storia cristiana senza nasconderla.

Venti anni fa anche la Università di Barcellona era magari più marxista e ci sarebbe stato uno scontro di visioni molto forte, adesso invece l’attenzione alla storia cristiana è cresciuta. Qualche anno fa si è fatto un congresso su Costantino e abbiamo avuto un rapporto eccellente con la Università di Barcellona. Cose che magari 15-20 anni fa forse non si sarebbero potute fare. Cambia anche la mentalità delle persone, i giovani non hanno tanti pregiudizi.

Ecco la nostra sfida è questa, trovare uno spazio per lavorare in modo gentile ed amichevole e fa crescere la città in campo intellettuale e della conoscenza della storia archeologica e del nostro patrimonio artistico che è molto importante e tutti insieme”.

 

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