Città del Vaticano , 11 May, 2016 / 2:00 PM
“Ho visto la prima volta il cardinal Gantin nella mia ordinazione ad arcivescovo di Monaco... In questo giorno decisivo della mia ordinazione episcopale è stato bello per me incontrare questo giovane Vescovo africano, pieno di fede, di gioia e di coraggio. Poi abbiamo collaborato moltissimo, soprattutto quando lui era Prefetto della Congregazione per i Vescovi e poi nel Sacro Collegio.
Ne ho sempre ammirato la sua intelligenza pratica e profonda; il suo senso di discernimento, di non cadere su certe fraseologie, ma di capire che cosa fosse l’essenziale e che cosa non avesse senso. E poi il suo vero senso d’umorismo, che era molto bello. E soprattutto era un uomo di profonda fede e di preghiera. Tutto questo ha fatto del cardinal Gantin non solo un amico, ma anche un esempio da seguire, un grande Vescovo africano, cattolico”.
Così Benedetto XVI ricordava Bernardin Gantin nel suo viaggio verso il Benin, la sua patria e il luogo dove il cardinale aveva trascorso gli ultimi anni della sua vita.
Al cardinale la Pontificia Università Lateranense ha dedicato una Cattedra per la “Socializzazione Politica in Africa”. L’idea è quella di “dare inizio ad una riflessione sulla politica in contesto africano e preparare i futuri responsabili della società africana di domani orientata dalla Dottrina sociale della Chiesa”.
Per ricordare questo figlio illustre della Terra d’ Africa l’ Ambasciata del Benin presso la Santa Sede ha organizzato una serata speciale con la celebrazione della Santa Messa presieduta dal cardinale Angelo Sodano decano del Collegio cardinalizio il prossimo 13 maggio.
In Benin sono diverse le opere e le strutture a lui dedicate, a partire dall’aeroporto della capitale, punto d’ingresso nel Paese.
La cattedra della Lateranense e la Fondazione Gantin, nata in Benin nel 2009, lavorano in simbiosi per lo sviluppo sociale ma soprattutto per l’uomo creato a immagine e somiglianza di Dio”.
Figlio di un impiegato delle ferrovie, nato nel 1922, Bernardin Gantin si è formato nel Seminario di Ouidah, dove ora riposa. E dove Benedetto XVI si è recato a pregare durante il suo viaggio in Benin nel 2011, sulla tomba, disse, “del mio caro amico”. Nel ’51 è stato ordinato sacerdote e dal 1953 ha proseguito gli studi a Roma, alla Pontificia Università Urbaniana e alla Pontificia Università Lateranense, dove si è licenziato in teologia e diritto canonico. Nel ’56, mentre ancora studiava, è stato nominato vescovo ausiliare di Cotonou. Ha ricoperto vari incarichi nel suo Paese e poi in Vaticano, e nel 1984 è diventato prefetto della Congregazione per i vescovi, primo africano nella storia a capo di un dicastero della Curia. Il segreto del suo modo di essere, ricordava Benedetto XVI, “va ricercato probabilmente nelle sagge parole che la mamma gli volle ripetere quando divenne cardinale, il 27 giugno del 1977: ‘Non dimenticarti mai del lontano e piccolo villaggio dal quale proveniamo’”.
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