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Un servizio di EWTN News

Il cerimoniale dei Papi come mezzo per affrontare le sfide della storia

"Le cerimonie pontificie, pertanto, accompagnano il difficile cammino  del Papato a cavallo tra XVIII e XIX secolo, costituendosi quali «produttori di senso, canalizzatori e sublimatori nei momenti di crisi, di cambiamento o di passaggio». E se è vero che l’arcana ripetitività connota riti  e cerimonie, nondimeno è la variabilità del contesto in cui si esprimono a  determinare alterazioni, sottolineature, omissioni e risignificazioni di taluni  dei loro aspetti. In tal senso la cortina impenetrabile del cerimoniale – qui  «le mutazioni sono per natura loro quasi impercettibili e non facilmente  documentabili», avvertiva (Paolo) Prodi – può essere scostata in favore dell’osservabilità materiale di ruoli e posizionamenti e, quindi, della proiezione  esterna del potere pontificio in differenti contesti politici e religiosi. È l’idea di collocare il “testo” del cerimoniale, superandone la sola analisi della  struttura interna, nel suo ambiente specifico al fine di avviarne il processo  interpretativo".

A scriverlo in “Cerimonie Pontificie alla prova. Tra Ancien Régime e Restaurazione” edizioni Studium, è l’oratoriano Padre Simone Raponi, archivista, bibliotecario e storico. Il suo ultimo libro con grande rigore storico spiega ai contemporanei perché le cerimonie non sono solo una cornice inutile, ma il senso stesso di certi momenti storici e il supporto ad eventi e vicende.

Lo studio del passato, lungi da essere muffoso, è la vera chiave per affrontare il presente e il futuro.

Così, se la storia è maestra di vita, molto si può imparare dalla cerimonialità pontificia nel delicato passaggio dall’Antico Regime al mondo restaurato, concentrandosi sui pontificati di Pio VI (1775-1799), Pio VII (1800-1823) e Leone XII (1823-1829). Complessivamente, si tratta di una fase storica in cui le tradizioni delle cerimonie papali furono sottoposte alla dura prova del fenomeno rivoluzionario e napoleonico, che condusse alla forzata mancanza da Roma dei papi Braschi e Chiaramonti, entrambi nati a Cesena, in Emilia-Romagna. A cavallo tra il XVIII e XIX secolo lo svolgimento dei conclavi in tre luoghi diversi (Vaticano-Venezia- Quirinale) imporrà ai cerimonieri pontifici e al Collegio dei cardinali tutta una serie di riflessioni sulla permanenza e sull’adattabilità degli elementi tradizionali del cerimoniale e delle consuetudini pontificie.

Quelle molteplici cerimonie che descrivono la relazione del papa con i sovrani, i principi e i loro rappresentanti costituiscono un terreno di dialogo e di confronto acceso, dove emergono compromessi, cessioni, riduzioni e una rielaborazione dell’immagine del pontefice più marcatamente spirituale. Indagando la mens cerimoniale romana, l’autore lascia riaffiorare le preoccupazioni ma anche le possibilità per la rappresentazione del Papato in una delle epoche più travagliate della sua storia.

Le conclusioni dell' Autore sono illuminanti: "Il linguaggio delle cerimonie crea la realtà auto-presentativa del  Papato, la plasma e la orienta e, pertanto, è l’attenta analisi dell’uso delle  espressioni cerimoniali a rivelare la posizione che esso assume nel mutevole  contesto storico" e per questo "la logica che sovrintende a tali dinamismi merita di essere decifrata di volta in volta per valutare, se e in che misura, gli strumenti impiegati rispondano efficacemente alle sfide della storia".

La pubblicazione, edita da Studium Edizioni, sarà presentata mercoledì 22 gennaio, alle ore 18:30, nella sala Ovale della Chiesa Nuova di Roma (via della Chiesa Nuova, 3). Nel corso dell’evento, che sarà moderato dal critico letterario Arnaldo Colasanti, dialogheranno con l’autore S.E. Mons. Paolo De Nicolò, Reggente Emerito della Prefettura della Casa Pontificia, Alessandra Rodolfo, responsabile del Reparto per l’Arte dei secoli XVII-XVIII dei Musei Vaticani, e Ilaria Fiumi Sermattei della Pontificia Università Gregoriana.

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