Roma, 17 December, 2024 / 9:00 AM
Un santo sempre attuale, San Giovanni de Matha di cui oggi ricorre la memoria liturgica. Quando si parla di questo santo, teologo e fondatore dell’Ordine della Santissima Trinità, non si può non pensare alla sua missione sintetizzata nel motto “Gloria Tibi Trinitas et captivis libertas!”, “Gloria alla Trinità e libertà agli schiavi”.
Ancora oggi, purtroppo, sono tante le schiavitù nel mondo; e tanta la sofferenza di molti cristiani perseguitati per la fede religiosa. Come ai tempi di Giovanni de Matha, molte, sono le catene della schiavitù che ancora devono essere spezzate. Tutta la sua missione è partita da una visione avuta durante la sua prima Messa: secondo le fonti narrative del XIII secolo, al momento dell’elevazione dell’Ostia consacrata, apparve un angelo a fianco di Gesù Cristo; l’angelo indossava una veste luminosa con una croce di colore rosso-azzurro/blu, divenuta “Signum Trinitatis” e veste dell’Ordine; teneva per le braccia due schiavi: uno moro, l’altro cristiano, che furono subito liberati. In questa visione, De Matha, comprese bene che si trattava di “ispirazione divina”: un messaggio che gli indicava di dedicarsi alla redenzione degli schiavi, fondando un Ordine destinato al riscatto dei prigionieri cristiani in mano ai musulmani. L’evento fu poi fissato intorno all’anno 1210 nel mosaico - a opera di Giacomo Cosmato e di suo figlio Cosma, marmorari romani - che è tuttora visibile sulla porta della chiesa di San Tommaso in Formis a Roma.
Uomo dotto, professore di teologia a Parigi, diverrà sacerdote a 40 anni, Giovanni de Matha. Lasciò la cattedra, sposando Cristo e la Chiesa. Questo dato - che molte volte viene trascurato nelle sue biografie - ci indica un dato importante: molto spesso si parla di San Francesco che lascia tutto per seguire “sorella Povertà”; poco, invece, si parla di questo santo. Eppure, il suo, è un cammino simile a quello del Poverello d’Assisi. Si spoglia della sua erudizione per indossare un saio, bianco, con una croce sopra: rosso e blu. Dopo la visione che darà inizio alla sua missione, si ritirò in campagna per meditare. Nel 1194, in Cerfroid (località a poco meno di cento chilometri da Parigi) con quattro eremiti San Giovanni de Matha fonda il primo nucleo di quello che diverrà l’Ordine della Santissima Trinità e degli Schiavi (in latino, “Ordo Sanctae Trinitatis et redemptionis captivorum”). Ottenuta l'approvazione di Papa Innocenzo III il 17 dicembre 1198 con la bolla “Operante divinae dispositionis”, partì per il Marocco. Iniziarono così i primi riscatti degli schiavi. San Giovanni de Matha morì a Roma - dove il Papa gli aveva donato la chiesa di San Tommaso in Formis sul Celio - il 17 dicembre 1213, ma nel Seicento il suo corpo venne portato a Madrid. Il processo di canonizzazione finì nel 1666.
Oggi, l'Ordine della Santissima Trinità è impegnato in molte terre dove i cristiani sono perseguitati a causa della fede. Ed è proprio per questo scopo che è nato in seno all'Ordine stesso il SIT (Solidarietà Internazionale Trinitaria) con sede centrale a Roma, presso la Curia Generalizia e sedi periferiche in tutti i Paesi ove sono presenti i Trinitari e le Trinitarie. Al SIT possono, inoltre, aderire associazioni ed organismi che ne condividono i principi e gli obiettivi, anche se appartenenti ad altre confessioni religiose. Lo scopo specifico del SIT è la sensibilizzazione sempre più incisiva rivolta ai perseguitati a causa della loro fede. Tutto ciò, attraverso programmi ed azioni concrete di liberazione e di accoglienza in quei Paesi ove maggiormente, ancora oggi, si manifestano tali inquietanti situazioni.
Lo spirito di San Giovanni de Matha continua e si rinnova sempre nell'Ordine da lui fondato.
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