Città del Vaticano , 14 December, 2024 / 11:00 AM
Viene direttamente dalla stessa nazione di Papa Francesco, l’Argentina, un paese con le sue speranze, con i suoi problemi: è il neo Cardinal Vicente Bokalic Iglic, classe ‘52 ma non li dimostra per impeto e giovialità. Sembra che il suo viso abbia sempre stampato un sorriso ammiccante, che accoglie. Nel 1970 è entrato nella Congregazione della Missione, o più comunemente chiamati Lazzaristi. Ed è la missione che sta molto a cuore a Bokalic creato cardinale nell’ultimo Concistoro. AciStampa lo ha intervistato per conoscerlo meglio.
Eminenza, come ha appreso la notizia dellla sua creazione a Cardinale?
Era domenica, 6 ottobre. In Argentina siamo a 4 ore in meno rispetto all’Italia. Alle 7:15 mi chiama un Vescovo argentino che stava ascoltando e partecipando all’Angelus e mi dice che il Papa, durante l’Angelus, alla fine, ha dato la notizia del nuovo concistoro e lì è stato dato il mio nome e cognome. Questa è stata la prima notizia. Così ho saputo che il Papa mi aveva nominato cardinale della Chiesa. Mi stavo preparando perché avevo molte attività quella domenica, e la verità è che pensavo ci fosse stato un errore nella notizia. Non è stato così: non era un errore.
Missione e Chiesa. E un’altra parola da aggiungere sarebbe: sinodalità. Una Chiesa sinodale è una Chiesa missionaria. Qual è, allora, la sua visione di una Chiesa missionaria e sinodale?
Penso che la Chiesa per questo tempo e per il futuro, non può che avere una visione missionaria: la Chiesa è essenzialmente missionaria. Se non c'è questo, non è vera Chiesa: la stessa Chiesa di Gesù Cristo è nata missionaria. Questa è una componente, una dimensione essenziale della Chiesa. Quando perdiamo questo spirito missionario iniziamo a fermarci. Probabilmente questo può accadere in diversi luoghi quando la Chiesa si chiude su sé stessa, e si dimentica dell'orizzonte della gente: così facendo inizia a perdere forza e allegria. Gesù disse: “andate da tutti i popoli”. “Da tutti i popoli”, hga detto. Questa è la nostra chiamata, penso, che abbiamo oggi, e penso che Papa Francesco ci abbia indirizzato verso questa direzione. Francesco è in continuazione con il Magistero di Giovanni Paolo II e il suo “proseguimento” di Papa Benedetto XVI, nel pieno spirito del Concilio Vaticano II. E poi c’è la questione della sinodalità. Abbiamo già intrapreso questo cammino, questo stile, perché alla fine la sinodalità è uno stile: uno stile di vita, uno stile di Chiesa, uno stile per coloro che partecipano, come gerarchie, sacerdoti, consacrati e laici. Camminare insieme, cercando percorsi di discernimento per affrontare e rispondere alle sfide: questo la Chiesa è chiamata a fare. Questo è lo spirito che già viviamo e che vogliamo approfondire. Siamo molto contenti di questo cammino!
Si è parlato molto della forza dello Spirito Santo durante l’ultimo Sinodo…
Abbiamo bisogno di ascoltarci, di ascoltare ciò che lo Spirito ci ispira per vivere la nostra fede e annunciarla in questo tempo. Con le nuove sfide, con i nuovi problemi del mondo, un mondo così complicato, così difficile, con tante realtà molto diverse. L’Europa è una questione, l’America Latina un’altra, l’Asia un’altra ancora, ma con questo atteggiamento sinodale è possibile vincere le sfide che abbiamo davanti.
E, in tutto questo, un grande ruolo sembra essere dato ai laici. Cosa pensa in merito?
In questi tempi, con uno stile sinodale, è importante convocare il laicato: abbiamo un laicato molto buono, ed è importante che partecipi al dialogo, agli incontri, alla formazione; dobbiamo cercare con loro nuovi cammini. Alla fine, il lavoro forte lo fanno i laici, il lavoro di ogni giorno lo fanno i laici; noi, Clero, abbiamo il dovere di accompagnarli.
Missione è servizio. Oggi ha una missione ancora più importante di prima: essere cardinale. E allora quale sarà il suo servizio da Cardinale?
Ciò che mi chiedono. Ciò che mi chiederanno.
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