Città del Vaticano , 11 December, 2024 / 12:30 AM
Anche l’Arcivescovo metropolita di Santiago del Cile, Fernando Natalio Chomalí Garib, ha ricevuto la berretta rossa nel concistoro del 7 dicembre scorso. Nominato da Francesco alla guida della arcidiocesi cilena il 25 ottobre 2023, un anno dopo l’annuncio della porpora. Una decisione che ha colto di sorpresa il Cardinale Chomalí Garib, come racconta in questa intervista ad ACI Stampa.
Sono stato contento. Commosso. E con una coscienza molto grande della responsabilità di essere cardinale e soprattutto pensando a quella gente che ha bisogno di una voce forte. E io mi auguro di essere una voce forte in un contesto sociale, politico, culturale molto difficile. Io devo pensare soprattutto ai poveri, a quelli che hanno molto bisogno di qualcuno che li sostenga. Devo prendermi cura soprattutto dei giovani che in questo momento non hanno molta speranza in una società molto fredda. E in questo senso penso che ho la forza che viene dal Vangelo, dalla dottrina sociale della Chiesa, dalla figura del Papa per aiutare a costruire una società migliore di quella che noi stiamo lasciando ai giovani.
Cosa cambia per la Chiesa in Cile avere un membro dell'episcopato elevato al cardinalato?
Io quello che ho visto è stata una grande gioia di tutto il popolo, di tutti i settori sociali, anche dei non credenti, perché la figura del cardinale in Cile sempre è stata una figura molto forte, vicina ai deboli, molto coraggiosa in tempi che hanno avuto bisogno di quell’atteggiamento coraggioso. E io mi auguro di andare nella stessa linea. Per questo ho bisogno innanzitutto di una forte vita spirituale, perché se non c'è una vita spirituale forte è molto facile cedere alle tentazioni del populismo, una cosa che ci fa molto male in questi tempi e dunque per me questo è stato molto interessante: vedere che la gente è contenta di questo cardinalato. Mi sostiene molto, con la preghiera.
Il cardinalato è un servizio per una chiesa che sta rinascendo anche da problemi piuttosto gravi che ha avuto nel corso degli anni…
Questo è vero. Noi avevamo lavorato fortemente per finire con tutti gli abusi a livello delle parrocchie, a livello delle scuole, livello dell'università, a livello delle diocesi, a tutti i livelli. E’ una cosa che il Santo Padre quando si è riunito con noi ha riconosciuto, così anche il dicastero della dottrina della fede e dobbiamo seguire in questa linea. Sì al servizio, sì all'umiltà e no agli abusi di qualsiasi genere. Ma dobbiamo essere molto preoccupati per capire che viviamo in una società che abusa, è un problema sociale molto forte e soprattutto in Cile, in America Latina, dove vediamo segni di corruzione molto forti. E penso che noi come Chiesa con questo lavoro che abbiamo fatto, con una nostra responsabilità, penso che possiamo aiutare tutta la società a finire con questa vera piaga degli abusi.
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