Parigi, 29 November, 2024 / 9:00 AM
Il campanello di allarme è stato l’incendio che ha devastato la cattedrale di Notre Dame a Parigi nell’aprile 2019, che sarà riaperta solo oggi. Ma poi c’è stato l’incendio della cattedrale di Nantes, e quindi anche quello della storica chiesa di St. Omer e per finire quello della cattedrale di Rouen nel 2024. Nel 2020, dopo l’incendio di Notre Dame, alcuni dati parlavano di 21 incendi in chiese francesi in due anni. C’era bisogno, insomma, di guardarsi intorno, di comprendere il valore del patrimonio religioso francese, e di decidere come preservarlo. Da qui, l’avvio degli Stati Generali del Patrimonio Religioso.
Questi sono stati avviati nel settembre 2023, e si sono conclusi il 18 novembre 2024. Si è trattato di un progetto senza precedenti, che ha mobilitato centinaia di attori, dalle diocesi locali agli esperti nazionali, tutti impegnati a riflettere su conservazione, adattamento e trasmissione degli edifici religiosi in Francia.
La Francia conta circa 42.258 chiese e cappelle parrocchiali, e 40.068 sono di proprietà comunale. Quasi 15 mila di questi edifici sono protetti come monumenti storici, ma 500 di loro sono considerati a rischio e 2500 sono in condizioni preoccupanti. Tra settembre 2023 e novembre 2024, lo Stato ha impiegato 16,7 milioni di euro come supporto per il restauro di cento siti di patrimonio religioso nei villaggi e nelle piccole città. Non è comunque abbastanza. Lo sforzo statale copre una minima parte dei restauri, e ci vuole molto di più per conservare questo patrimonio.
Gli Stati Generali hanno prima di tutto compiuto un inventario dettagliato del patrimonio religioso in Francia, fatto in modo che si evidenziasse la ricchezza e la diversità del patrimonio religioso. Così, nell’elenco non finiscono solo cappelle o chiese, ma anche edifici più generalmente di interesse religioso, e anche oggetti.
Nel rapporto si mette in luce come siano stati soprattutto i volontari, a migliaia, ad essersi impegnati per mantenere e sviluppare il patrimonio religioso. E la riflessione ha portato a considerare l’urgenza di una riflessione approfondita sulle modalità di finanziamento per il patrimonio.
L’arcivescovo Éric de Moulins-Beaufort, presidente della Conferenza Episcopale di Francia, è stato uno dei grandi promotori della mobilitazione per il Patrimonio Religioso, ed ha enfatizzato che gli sforzi per la preservazione del patrimonio mostrano un attaccamento collettivo ad un patrimonio che va oltre le sole questioni religiose per unirsi alla storia e alla cultura comune.
Altro tema in discussione è stato quello di una possibile espansione degli usi compatibili delle chiese, in particolare nelle comunità rurali e nei posti in difficoltà demografiche. Si tratta, insomma, di usare le chiese per attività diverse da quelle del culto, ma comunque adeguate e rispettose della finalità sacra del luogo. Sono iniziative da gestire con cura, perché ci sono grandi sfide in termini di responsabilità, finanziamenti e rispetto delle regole liturgiche.
Che fare dunque? Gli Stati Generali del Patrimonio Religioso hanno delineato prima di tutto una guida al mecenatismo del patrimonio religioso, che permette di aiutare i sindaci nella ricerca di finanziamenti e di agevolare i restauri. È una guida che si spera incoraggi un’assistenza più concertata ed efficace.
Altro tema è quello dell’accesso libero e aperto alle chiese. È un principio fondante del quadro legislativo del 1905. La questione è delicata. Si è creato un grande dibattito, con il restauro di Notre Dame, riguardo l’accesso a pagamento alla chiesa quando lo scopo era una visita alla chiesa e non scopo religioso. In alcuni luoghi già si fa. Ma i vescovi francesi si sono sempre opposti, e il motivo è semplice: le chiese non devono essere commercializzate, devono rimanere aperte a tutti, sempre e comunque.
Gli Stati Generali, tuttavia, si sono conclusi, ma sono in qualche modo rimasti aperti. L’appello, nella cerimonia di chiusura, è stato quello di continuare la mobilitazione, perché il patrimonio religioso è un bene comune, e la sua conservazione richiede l’impegno di tutti: Chiesa, municipi e società civile.
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