Padova, 13 November, 2024 / 3:00 PM
Ottanta anni fa padre Placido Cortese frate della Basilica del Santo a Padova veniva brutalizzato e torturato nella sede della Gestapo in Piazza Oberdan a Trieste, e moriva da martire. Padre Cortese è considerato un 'martire della carità e del silenzio' e il 30 agosto 2021 Papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto sull’eroicità delle virtù, per il quale può essere invocato con il titolo di Venerabile.
Il giovane francescano, direttore del Messaggero di sant’Antonio dal 1937 al 1943, dopo l’occupazione dei territori dell’ex Regno di Jugoslavia da parte dell’esercito italiano assieme a quello tedesco, negli anni 1942-1943 si interessò dei deportati, soprattutto sloveni e croati, nei campi di concentramento italiani, in particolare in quello di Chiesanuova, alla periferia di Padova, lasciando una testimonianza di grandissima carità. Dopo l’8 settembre 1943, la sua opera divenne clandestina, aiutando ebrei, militari alleati allo sbando e ricercati e altri perseguitati dal regime nazifascista. Con l’aiuto di generosi collaboratori e collaboratrici, riuscì a mettere in salvo alcune centinaia di persone. Per questo l’8 ottobre 1944 venne arrestato con l’inganno dalla Gestapo e portato nel proprio bunker di Trieste, dove venne interrogato e ripetutamente torturato, senza mai rivelare i nomi di quanti collaboravano con lui. Un eroico silenzio che pagò con la morte, avvenuta a metà novembre del ’44. Il suo corpo con molta probabilità venne cremato nella Risiera di San Sabba.
La Vicepostulazione per la causa di beatificazione di padre Cortese insieme alla Pontificia Basilica di Sant’Antonio di Padova e ad altre realtà istituzionali, religiose e culturali hanno organizzato in occasione dell’ottantesimo anniversario una serie di eventi che toccheranno Padova e Trieste. Il prossimo appuntamento si apre il 15 novembre sul canale Youtube, e sugli altri social del Messaggero di sant’Antonio e sul sito Santantonio.org dove si potrà seguire la serie di tre puntate realizzata da padre Mario Conte, direttore editoriale di «Messenger of saint Anthony», in italiano e in inglese, sulla vita di padre Cortese.
Sabato 23 novembre, alle ore 15.00, in Sala Studio Teologico al Santo, a Padova, inaugurazione della mostra “Nel mio cuore come una ferita. Il campo di concentramento di Chiesanuova e l’opera di padre Placido Cortese”.
E a Padova, nella Pontificia Basilica di S. Antonio, il Venerabile Cortese sarà commemorato domenica 24 novembre, alle ore 11, nella Celebrazione Eucaristica presieduta da S. E. Mons. Franc Šuštar, Vescovo Ausiliare di Ljubljana, Segretario generale della Conferenza Episcopale Slovena, in rappresentanza della Chiesa di Slovenia. A conclusione della santa Messa, in forma processionale i celebranti e i fedeli si recheranno al Confessionale-Memoriale di padre Placido, in cui avvenivano i contatti segreti tra il frate e i suoi collaboratori, nel deambulatorio del santuario, davanti alla Cappella delle Reliquie, per un momento di preghiera e ricordo. Seguirà alle ore 12.15 in Sala Studio Teologico una breve presentazione della pubblicazione Padre Placido Cortese, martire della carità - Il coraggio del silenzio (ed. Edizioni Messaggero Padova, 2024).
Padre Laggioni, vice postulatore della causa di beatificazione di Cortese sottolinea come "la vicenda di questo eroico confratello si colloca nel contesto del Nord-Est, interessando anche Slovenia e Croazia". Difficile però trovare prove perché "i tedeschi non hanno lasciato alcuna traccia documentale del suo martirio, le ripetute ricerche d’archivio, anche nel corso di quest’anno, con il patrocinio del CASREC, non hanno prodotto alcun apprezzabile risultato. Tuttavia le testimonianze orali, e in parte scritte, ritrovate hanno già permesso di introdurre la causa di beatificazione, con l’inchiesta diocesana svoltasi a Trieste (2002-2003), che ha portato nel 2021 alla promulgazione del decreto sulle virtù eroiche da parte del Santo Padre. Da parte nostra coltiviamo la speranza che sia riconosciuto a padre Cortese il “martirio di carità”, analogamente a quanto è stato fatto con il confratello San Massimiliano Kolbe, martire di carità ad Auschwitz (1941).
Non a caso padre Placido Cortese è chiamato il “Kolbe di Cherso e di Padova”. Una testimonianza che appare significativa per il contenuto e i protagonosti è quella di suor Giustina Fasan, ora defunta, che viveva a Torremaggiore, non lontano da S. Giovanni Rotondo. Nel 1946 la religiosa informava padre Fulgenzio Campello (1913-1998), frate del Santo, sulla risposta che padre Pio da Pietrelcina, ora San Pio, interpellato sulla sorte di padre Cortese, di cui allora non si sapeva nulla, affidò a voce alla religiosa: “Padre Pio, letta la lettera (di padre Campello, ndr), ha riflettuto e ha aggiunto: dica ai frati del Santo che non facciano ricerche su padre Cortese, perché è in paradiso per la sua grande carità”".
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