Città del Vaticano , 16 October, 2024 / 7:00 PM
All’interno del Sinodo la raccomandazione è unanime. La stesura del documento finale – che sarà consegnato al Papa – deve “essere comprensibile per il popolo del Dio. C’è grande attenzione dei membri del Sinodo affinchè il documento sia comprensibile a tutti”. Lo ha ribadito durante il consueto briefing quotidiano in Sala Stampa il prefetto del Dicastero per la Comunicazione Paolo Ruffini.
Le conclusioni della discussione all’interno del Sinodo – che per molti non addetti ai lavori, e non solo, può apparire fumosa - dovranno dunque essere messe nero su bianco e redatte nel documento finale – è questo l’impegno dei partecipanti - nel modo più accessibile e chiaro per tutti.
Su questo argomento ha parlato anche Don Dario Vitali, coordinatore degli esperti teologi. “In un cammino di Chiesa in ascolto dello Spirito l’elemento decisivo è quello del consenso, e spetta ai teologi il compito di riconoscere il tipo di consenso che va maturando, e che va consegnato perché il testo finale sia coerente con il cammino che lo Spirito sta indicando alla Chiesa”. “Da questa assemblea – ha aggiunto - è iniziata un lavoro di collaborazione tra i teologi che accompagna tutto il lavoro sinodale”.
Don Vitali ha anche affrontato il tema delle competenze dottrinali delle diverse conferenze episcopali. In futuro esse non potranno “formulare dogmi” ma potranno invece “adeguare il linguaggio a quel consenso in cui si trovano e offrire risposte ai problemi che nascono in quel contesto”. Si potrà ad esempio - ha detto ancora il sacerdote - “restituire alle conferenze episcopali competenze su materie che conoscono bene, con la possibilità di formulare proposte in chiave dottrinale che hanno ricadute pastorali su un popolo in cammino”.
Nel pomeriggio i membri del Sinodo hanno partecipato, nella Basilica Vaticana, alla Messa presieduta dal Cardinale Carlos Aguiar Retes, Arcivescovo di Città del Messico e Presidente delegato della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi.
“Occorre rafforzare – ha detto il porporato nell’omelia - la nostra fiducia nell'aiuto divino per affrontare con speranza le diverse presenze e i comportamenti che, sia all'interno della Chiesa che al di fuori di essa, criticano e ostacolano l'applicazione della vita sinodale nelle nostre comunità ecclesiali”.
“Credo sia opportuno chiederci – ha aggiunto - quanto siamo impegnati a vivere e a promuovere la sinodalità nei nostri rispettivi ambiti di responsabilità ecclesiale e sociale”.
“Sicuramente le nostre aspettative saranno condizionate dai nostri contesti sociali ed ecclesiali. Ma, nella nostra preghiera abituale, dobbiamo ricordare – ha concluso l’Arcivescovo di Città del Messico - che non ci mancherà certamente l'assistenza dello Spirito Santo nel promuovere i nostri compiti specifici, nel cammino e nella pratica sinodale. Non dubitiamo, agiamo con coerenza, e otterremo i frutti dello Spirito Santo, percependo, attraverso la nostra osservanza, l'intervento divino, che spesso ci sorprenderà, realizzando molto più di quanto umanamente ci aspettavamo. Questa esperienza spirituale, di testimonianza dell'assistenza divina nella quotidianità delle nostre responsabilità, ci permetterà di riconoscere i benefici dello Spirito Santo negli altri e di incoraggiare i membri delle nostre comunità, affinché, di fronte alle difficoltà abituali, come buoni discepoli, non si abbattano lungo il cammino. In questo modo otterremo anche la libertà spirituale di intervenire, mediante la correzione fraterna, solidale e sincera, presso il nostro prossimo bisognoso di aiuto”.
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