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Un servizio di EWTN News

Diario del Sinodo, l'esercizio collegiale e sinodale del ministero episcopale

Il “secondo tempo” della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi dedicato alla sinodalità ha preso il via con la Messa che il Papa ha presieduto questa mattina sul sagrato della Basilica Vaticana.

Al termine dell’omelia il Papa – la cui preghiera per la pace non ha mai conosciuto sosta – ha annunciato l’intenzione per domenica 6 ottobre di recarsi nella Basilica di Santa Maria Maggiore per la recita del Rosario per la pace, mentre il giorno successivo ha invitato ad aderire ad una giornata di digiuno e preghiera.

L’attenzione di tutti si è poi spostata nell’Aula Paolo VI dove anche quest’anno si svolgono i lavori dell’Assemblea che – almeno visivamente, per la disposizione dei tavoli ma anche per le pause di silenzio e meditazione – ricorda molto le congregazioni generali della Compagnia di Gesù, da cui il Papa proviene.

Nel suo intervento alla prima congregazione generale davanti a 350 membri, Papa Francesco – dopo aver ricordato come il Sinodo sia cambiato dalla sua istituzione da parte di Paolo VI nel 1965 - prova a fare chiarezza e spiega le motivazioni che lo hanno spinto a introdurre come membri a pieno titolo dell’assemblea sinodale anche laici, sia uomini che donne, e non solo vescovi.

Quando ho deciso – ha raccontato Papa Francesco - di convocare come membri a pieno titolo di questa XVI Assemblea anche un numero significativo di laici e consacrati , diaconi e presbiteri, sviluppando quanto già in parte previsto per le precedenti Assemblee, l’ho fatto in coerenza con la comprensione dell’esercizio del ministero episcopale espressa dal Concilio Vaticano II: il Vescovo, principio e fondamento visibile di unità della Chiesa particolare, non può vivere il proprio servizio se non nel Popolo di Dio, con il Popolo di Dio, precedendo, stando in mezzo, e seguendo la porzione del Popolo di Dio che gli è affidata. Questa comprensione inclusiva del ministero episcopale chiede di essere manifestata e resa riconoscile evitando due pericoli: il primo l’astrattezza che dimentica la concretezza fertile dei luoghi e delle relazioni, e il valore di ogni persona; il secondo pericolo è quello di spezzare la comunione contrapponendo gerarchia a fedeli laici. Non si tratta certo di sostituire l’una con gli altri. Ci è chiesto invece di esercitarci insieme in un’arte sinfonica”.

Ma il passaggio più delicato il Papa lo ha affrontato subito dopo, quando ha ricordato che “mai il Vescovo, come ogni altro cristiano, può pensarsi senza l’altro. Come nessuno si salva da solo, l’annuncio della salvezza ha bisogno di tutti, e che tutti siano ascoltati. La presenza all’Assemblea del Sinodo dei Vescovi di membri che non sono Vescovi non fa venir meno la dimensione episcopale dell’Assemblea”.

Poi il Papa – verrebbe da dire – ha forse anticipato una delle conclusioni a cui mira questa sessione sinodale. “Si dovranno individuare, in tempi adeguati, diverse forme – ha detto il Pontefice - di esercizio collegiale e sinodale del ministero episcopale sempre rispettando il deposito della fede e la Tradizione viva, sempre rispondendo a quello che lo Spirito chiede alle Chiese in questo tempo particolare e nei diversi contesti in cui esse vivono e non dimentichiamo che lo Spirito è l’armonia, è una armonia esistenziale”.

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