Roma, 17 September, 2024 / 2:00 PM
“«Luce del suo popolo e del suo tempo»: con queste parole il Beato Giovanni Paolo II, Nostro venerato Predecessore, definì Santa Ildegarda di Bingen nel 1979, in occasione dell’800° anniversario della morte della Mistica tedesca. E veramente, sull’orizzonte della storia, questa grande figura di donna si staglia con limpida chiarezza per santità di vita e originalità di dottrina. Anzi, come per ogni autentica esperienza umana e teologale, la sua autorevolezza supera decisamente i confini di un’epoca e di una società e, nonostante la distanza cronologica e culturale, il suo pensiero si manifesta di perenne attualità”. Così inizia la Lettera Apostolica dedicata a Santa Ildegarda di Bingen, Monaca Professa dell’ordine di San Benedetto con la quale Papa Benedetto XVI la proclamava Dottore della Chiesa universale. Era il 7 ottobre 2012. E sempre Papa Benedetto XVI - il 10 maggio 2012 - aveva già inserito la memoria della santa teutonica nel calendario liturgico della Chiesa universale, previo assenso dell’allora Congregazione per i santi. Si trattava di una “canonizzazione equipollente”: un iter di canonizzazione che non non segue il normale cammino.
Ma fra la santa e Papa Benedetto XVI il “dialogo” non cominciava in quel momento. Tutto comincia da lontano, da quando il futuro Papa era un semplice asdolescente: infatti, fu il fratello Georg a fargli conoscere un libro La luce vivente, un romanzo per ragazzi dato alle stampe da Wilhelm Hünermann nel 1941. Papa Benedetto XVI ricorderà: “Fu una lettura edificante che aiutò molto entrambi”. Altro importante incontro (immaginario) tra i due nel marzo del 1964, quando l’allora professor Joseph Ratzinger fu invitato a tenere un intervento sulla figura della Santa Ildegarda a un convegno ecumenico organizzato nelle stesse mura del monastero di Bingen.
Durante il suo Pontificato, Benedetto XVI molte volte è tornato sulla figura della santa teutonica. 1 settembre 2010, udienza generale a Castel Gandolfo. In quell’occasione, dopo aver presentato la figura della Santa, disse: “Questa grande donna “profetessa” parla con grande attualità anche oggi a noi, con la sua coraggiosa capacità di discernere i segni dei tempi, con il suo amore per il creato, la sua medicina, la sua poesia, la sua musica, che oggi viene ricostruita”. Il mercoledì successivo, l’8 settembre 2010 - questa volta nell’aula Paolo VI in Vaticano - ancora una volta Papa Benedetto XVI si soffermò nel presentare Santa Ildegarda di Bingen: “Le visioni mistiche di Ildegarda somigliano a quelle dei profeti dell’Antico Testamento: esprimendosi con le categorie culturali e religiose del suo tempo, interpretava nella luce di Dio le Sacre Scritture applicandole alle varie circostanze della vita. Così, tutti coloro che l’ascoltavano si sentivano esortati a praticare uno stile di esistenza cristiana coerente e impegnato”. E continuava: “In modo particolare, Ildegarda contrastò il movimento dei cátari tedeschi. Essi - cátari alla lettera significa “puri” - propugnavano una riforma radicale della Chiesa, soprattutto per combattere gli abusi del clero. Lei li rimproverò aspramente di voler sovvertire la natura stessa della Chiesa, ricordando loro che un vero rinnovamento della comunità ecclesiale non si ottiene tanto con il cambiamento delle strutture, quanto con un sincero spirito di penitenza e un cammino operoso di conversione. Questo è un messaggio che non dovremmo mai dimenticare. Invochiamo sempre lo Spirito Santo, affinché susciti nella Chiesa donne sante e coraggiose, come santa Ildegarda di Bingen, che, valorizzando i doni ricevuti da Dio, diano il loro prezioso e peculiare contributo per la crescita spirituale delle nostre comunità e della Chiesa nel nostro tempo”.
Ci fu anche una terza volta in cui la protagonista delle parole di Papa Ratzinger fu proprio Ildegarda: era il 20 dicembre 2010. Il 2010 segna un anno particolare per il Pontificato di Benedetto XVI: lo scandalo degli abusi sessuali. Di fronte alla Curia romana, Benedetto XVI legge, allora, un lungo stralcio di una lettera che Ildegarda di Bingen aveva destinato a Werner di Kirchheim e ai suoi sacerdoti. Secondo Benedetto XVI le parole della Santa descrivevano bene la situzione del 2010. La mistica dichiarava di aver avuto una visione nella quale la Chiesa stessa le appariva, prendendo la forma di una donna “di uno splendore sublime vestita di una veste luminosa e raggiante di seta bianca”. Visione che perà vedeva la stessa donna, la Chiesa, coperta di macchie e strappata in più punti.
E’ nella Lettera Apostolica citata in apertura, quella del 7 ottobre 2012, che però è possibile trovare il pensiero del teologo Ratzinger su questa immensa figura: “Con acuta sensibilità sapienziale e profetica, Ildegarda fissa lo guardo sull’evento della rivelazione. La sua indagine si sviluppa a partire dalla pagina biblica, alla quale, nelle successive fasi, resta saldamente ancorata. Lo sguardo della mistica di Bingen non si limita ad affrontare singole questioni, ma vuole offrire una sintesi di tutta la fede cristiana. Nelle sue visioni e nella successiva riflessione, pertanto, ella compendia la storia della salvezza, dall’inizio dell’universo alla consumazione escatologica”.
Papa Benedetto XVI e Santa Ildegarda di Bingen: due teologi a confronto le cui parole vivranno per sempre.
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