Roma, 12 February, 2016 / 12:30 AM
Il legame tra Padre Pio e l’Iraq è dato da un sacerdote francese, musicista, regista e autore di documentari, funzionario ONU, e quindi collaboratore della Segreteria di Stato del Cardinal Casaroli, fino ad essere, nel febbraio 2003, colui che organizzò l’incontro tra San Giovanni Paolo II e Tareq Aziz, cristiano, numero due di Saddham Hussein in Iraq, recentemente scomparso, alla vigilia della Seconda Guerra del Golfo. È tutto questo padre Jean Marie Benjamin, un sacerdote francese con una storia tutta da raccontare. Che deve il lungo percorso che lo portò al sacerdozio proprio ad un incontro con Padre Pio, avvenuto nel marzo 1968.
Nel 1968, padre Benjamin compiva 20 anni, aveva già registrato due dischi, stava componendo la sua prima sinfonia. Faceva una vita di corsa, voleva fare carriera, per guadagnarsi da vivere suonava in cabaret di seconda categoria. Era già attratto dalla vita spirituale, ogni tanto entrava in una chiesa, leggeva libri spirituali. Ma niente di più.
Poi, “una sera del febbraio 1968, i genitori di un cantante francese della mia età, Pascal, mi invitarono a cena per festeggiare l’uscita del suo primo disco per il quale avevo scritto gli arrangiamenti”. È in quella casa, su quella biblioteca, che padre Benjamin trova un libro che reca in copertina la foto di un frate francescano, e sopra la foto un nome: Padre Pio da Pietrelcina. Era il libro di Maria Wynoska, polacca, miracolata di padre Pio.
“C’era nello sguardo di questo frate qualcosa che mi attirava”, racconta padre Benjamin. La madre di Pascal nota la sua curiosità, gli parla di padre Pio, gli dice che “fa delle cose mai viste fino ad oggi, legge nel pensiero, sa tutto della gente che lo va a trovare, fa delle bilocazioni”. Miracoli continui, racconta la signora, che a San Giovanni Rotondo avvenivano da almeno cinquanta anni. Padre Benjamin prende il libro in prestito, lo legge in una notte intera, e al risveglio, nel tardo pomeriggio, prende la decisione di andare da padre Pio.
Prende un biglietto di treno per Roma, poi da Roma prende il treno per Napoli, quindi il treno da Napoli a Foggia, e infine in pulmann per San Giovanni Rotondo. Era quasi notte, e una donna chiede a padre Benjamin, che al tempo non parlava italiano, dove sarebbe andato a dormire, questi fa capire che non sa dove andare, lei gli chiede di seguirlo, lo porta in una pensione, gli offre da mangiare. Jean Marie dovrebbe dormire, ma non ci riesce. Scende al piano terra, si mette a vedere la v, e lì incontra un uomo di Venezia, Marco, professore di Letteratura, che parlava un buon francese e che era a San Giovanni Rotondo per ringraziare padre Pio di una grazia ottenuta. È lui che spiega a Jean Marie che per vedere padre Pio si deve andare a Messa alle cinque del mattino, per parlarci ci si può solo confessare, che ci vuole un sacco di tempo perché in moltissimi vogliono confessarsi da padre Pio, che padre Pio non confessa più gli stranieri da due anni perché è troppo stanco. E, visto lo sconforto di Jean Marie, gli consiglia di provarci, di chiedere un biglietto per la confessione e poi di aspettare.
Il giorno dopo, comunque, Jean Marie va a Messa. “Entra padre Pio, seduto su una sedia a rotelle, spinto lentamente da un frate. L’impressione è forte. Lo portano davanti all’altare. Tutti, con gli occhi spalancati, fissano padre Pio. È vecchio, stanco, seduto, ma anche come piegato in due su se stesso, dal dalore. L’emozione è grande.” Il momento della consacrazione è il culmine di tutto. “Padre Pio alza la patena. Da quel momento, descrivere la Messa di padre Pio è in realtà una impresa impossibile. Mancano i termini, le espressioni, il modo giusto per raccontare cosa sta accadendo. Perché in un certo senso non accade proprio nulla, ed invece succedono tante cose, soprattutto nell’anima”.
Succedono anche cose incredibili. “Avevo notato, all’inizio della Messa, che gli uccelli, tanti, venivano sul bordo delle vetrate, probabilmente attirati dalle luci interne della Chiesa. Fuori era ancora notte e stavano lì, a cantare intorno alla Chiesa. Ma appena padre Pio cominciava a pronunciare le parole della consacrazione, tutti gli uccelli smettevano di cantare. Ho assistito a otto messe di Padre Pio, e ad ogni Messa la stessa cosa: gli uccelli si fermavano di cantare alla consacrazione, per riprendere dopo”.
Ma Jean Marie non riesce ad avere il biglietto della confessione, si accorgono che è francese. Deluso, torna alla pensione. Marco fa con lui un patto: “Sono qui da tre settimane, è un tempo lungo. Se domani non mi chiamano, torno a Venezia e ti do il mio biglietto”.
Il giorno dopo, Marco viene chiamato tra i numeri che si sarebbero confessati nel giorno, ma proprio nel momento in cui il suo numero sta per essere chiamato padre Pio si ferma, annuncia che riprenderà l'indomani. Così, Marco mantiene la parola, dà il biglietto a Jean Marie. Che è emozionato, ma anche preoccupato, non sa confessarsi, non sa l’italiano, ma Marco lo rassicura, dice che padre Pio saprà tutto di lui. Passano i giorni, padre Pio non confessa per i tre giorni successivi, è stanco, perde molto sangue. Poi, le confessioni riprendono.
“Era domenica 8 marzo 1968, e avevo in tasca il mio biglietto numero 8 per la confessione. Questa volta all’apertura della chiesa mi misi a correre e grazie alle mie gambe ancora giovani, mi trovai seduto in prima fila di fronte all’altare. Poi, vado nella chiesa nuova ad aspettare la confessione. Sono il primo. Mi dicono: ‘Vai ragazzo’. Non sento più le gambe. Lui parla per primo. Lentamente, come se sapesse già che non capisco l’italiano. Da quanto tempo non ti sei confessato? Impossibile ricordare la data. È passato troppo tempo. Cosa dire a padre Pio? Comincio a spiegarli in francese la mia storia. Padre Pio ascolta, poi ripete la domanda. E rispondo: Non ricordo bene, credo che è stato nel 1961. Padre Pio alza la mano agitandola da destra a sinistra tre, quattro volte, fa un rumore che sembra essere un lungo no. Poi Padre Pio mi dice il giorno, il mese, l’anno della mia ultima confessione. Era un 13 luglio. E allora ricordo: mi ero confessato in Costa d’Avorio, durante un viagggio in Africa con i miei genitori”.
Lunghi silenzi, padre Jean Marie chiede a padre Pio di benedirlo, e padre Pio dice distintamente, dopo averlo fissato negli occhi: Va’ a vedere un prete francese. Jean Marie tocca le stimmate, sente “un calore pervadergli” e forte la presenza di Dio, chiede insistentemente la benedizione a padre Pio. Poi va via, torna a Parigi, riprende il suo lavoro quotidiano. “L’incontro con padre Pio mi aveva dato come una forza nuova: mi sentivo come rinnovato, soprattutto dentro”.
Passano sei mesi, quando i 23 settembre Jean Marie sente al telegiornale la notizia della morte di padre Pio. “Mi stavano cadendo le braccia. Non era vero! Non volevo crederlo! Non riuscì a trattenere qualche lacrima. Mi sedetti. Tutto il soggiorno a San Giovanni Rotondo mi tornò in mente. Poi, all’improvviso, il cuore mi batté forte, ricordando che padre Pio mi aveva chiesto di andare a trovare un prete francese. Non lo avevo fatto. Non ci avevo più pensato. Decisi di prendere una metropolitana e di fermarmi ad una stazione qualsiasi, uscire, camminare, entrare nella prima chiesa che avrei trovato sulla mia strada”.
E così fa. Scende a Notre Dame des Victoires, vede una chiesa, entra, cerca un confessionale, ne trova due liberi, entra in un confessionale ed entra di corsa. “Padre, le dico la verità, non so come confessarmi, ma vengo da parte di padre Pio”. Il prete è sconvolto, esce dal confessionale, si fa raccontare dell’incontro di Jean Marie con padre Pio. E poi dice: “E’ molto bello questo che ti è accaduto. Se ho capito bene, nessuno ti aveva dato il mio nome per venirmi a trovarmi. Ti avrà guidato padre Pio. Sai perché ne sono convinto. Sono padre Reveilhac, e sono responsabile della raccolta dei fondi in Francia per la Casa Sollievo della Sofferenza, l’ospedale di Padre Pio. Vado due volte l’anno a San Giovanni Rotondo, e ogni volta vedo padre Pio. Questo da circa 30 anni”.
Padre Revelilhac diventa padre spirituale di Jean Marie, lo aiuta a svilupparsi nella vita spirituale, lo aiuta a rientrare in contatto con il suo essere cristiano. Jean Marie sente la vocazione di farsi sacerdote, ma padre Reveilhac gli dice di aspettare, di continuare la sua carriera nel mondo, finché la sua vocazione non sarà maturata.
“La risposta era dura, ma con il tempo ho capito che padre Reveilhac aveva ragione: non so se avrei potuto cambiare stile di vita, così all’istante, lasciare la musica, le composizioni, gli studi di registrazione, i concerti,” dice padre Benjamin.
E poi ricorda: “Fu solo venti anni dopo, nel marzo 1988, dopo un pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo, che decisi di lasciare le mie attività professionali e di farmi prete”. E così fece. Fu ordinato prete il 26 ottobre 1991.
Ancora oggi, il ricordo di quell’incontro con padre Pio è forte in lui. Come lo è nelle migliaia di fedeli che si sono riversati a Roma per onorare la salma del santo di Pietrelcina.
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