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Stefano Vecchia: il viaggio apostolico di Papa Francesco, incontro tra culture

L'aereo Ita Arways per Papa Francesco

Fra pochi giorni papa Francesco visiterà quattro Paesi nei due continenti (Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor Est e Singapore) portando iniezione di fiducia e speranza alle comunità cristiane con una dozzina di discorsi, quattro omelie e quattro motti. La tappa dal 3 al 6 settembre in Indonesia è caratterizzata dal motto 'Fede, Fraternità e Compassione'con il logo dell'immagine del papa benedicente davanti all'emblema della 'Garuda' dorata (aquila sacra), che richiama il tessuto 'batik' .  Dal 6 al 9 settembre la tappa in Papua Nuova Guinea è venuto il motto 'Pregate', ispirato alla domanda dei discepoli a Gesù: 'Signore, insegnaci a pregare' con la Croce al centro. 'Che la vostra fede sia la vostra cultura' è il motto della tappa in Timor Est, dal 9 all'11 settembre, con il logo che ha al centro l'immagine del papa benedicente. Infine l'Unità. Speranza' è il moto della tappa finale a Singapore, dall'11 al 13 settembre con una Croce stilizzata.

Quindi quattro Nazioni ed altrettante tematiche; ci facciamo spiegare questa scelta dal giornalista Stefano Vecchia , esperto delle culture asiatiche: “Questa scelta rispecchia la situazione locale e quella della Chiesa in una varietà di condizioni che l'Asia presenta. In Indonesia il motto scelto 'Fede-Fraternità-Compassione' è perfettamente allineato con quanto prescritto dal Pancasila ('Cinque principi'), l'ideologia di stato indonesiana finora mai tradita in un paese-arcipelago vastissimo e frammentato, di fede islamica maggioritaria ma con un ruolo dei cattolici importante e riconosciuto. In Papua Nuova Guinea, paese-cerniera fra continente asiatico ed Oceania, in cerca di progresso e sostegno ma anche realtà orgogliosa della propria identità, l'impegno di una Chiesa cattolica abbraccia un quarto della popolazione. 

L'esortazione 'Insegnaci a pregare' è in linea con il forte spirito comunitario locale. Timor Est è l'unica realtà orgogliosamente cattolica del continente asiatico oltre alle Filippine e da qui il motto 'Possa la vostra fede essere la vostra cultura'. Mentre vanno sfumando i problemi lasciati dalla lunga e sanguinosa lotta per l'indipendenza e dalle tensioni interne fra gruppi etnici, religiosi e di potere, la Chiesa cattolica est-timorese continua ad essere promotrice di pace, unità e progresso. Una realtà quella della comunità cattolica che a Singapore è invece estremamente minoritaria ma presente e attiva in un contesto di benessere generalizzato dove però non mancano aree di disagio e anche di emarginazione espressi. Come espresso nel motto 'Unità-Speranza', la Chiesa si propone come portatrice di dialogo e di attenzione verso coloro che si trovano in difficoltà”.

 

Quanto è significativa la presenza dei cattolici in questi Paesi?

“Come accennato prima, la consistenza delle comunità cattoliche varia anche di molto percentualmente nei vari paesi che saranno tappe del viaggio apostolico dal 3,1% dell'Indonesia al 97% di Timor Est, passando dal 6,2% di Singapore ed il 26 % della Papua Nuova Guinea”.

 

Perché il papà presta molta attenzione all'Asia?

“Un papa che proviene dal Sud del mondo ha ben presente i limiti ma anche le potenzialità di un continente che non è più sinonimo di povertà e conflitto ma che (pur tra i suoi molti volti e le sue contraddizioni) è oggi l'area più dinamica del pianeta, oltre che la più popolata. Sa anche che è un laboratorio di tensione e di convivenza che sempre più ha dinamiche interne, proprie, meno dipendenti o influenzabile dalle tendenze globali. Sa pure che è la culla delle maggiori religioni mondiali che su questo territorio immenso si confrontano e spesso si affiancano con esperienze di vita condivise. La Chiesa, che qui prosegue il suo lungo processo di inculturazione, ha un ruolo da giocare. Anzitutto di accompagnamento del progresso di tante nazioni, molte delle quali aperte a un ulteriore sviluppo delle comunità cattoliche forti della loro capacità di convivenza”.

 

E' un viaggio con un'attenzione alla Cina?

“La Cina è sempre presente a papa Francesco, non soltanto per le questioni irrisolte ei tentativi di dialogo in corso, a partire dall'Accordo provvisorio fra Santa Sede e Repubblica popolare cinese sulla nomina dei vescovi, ma anche perché Pechino è un interlocutore ineludibile per estensione, popolazione e ruolo, con il quale è necessario mantenere aperte vie di comunicazione e cercare dove possibile un dialogo franco. Nonostante le domande ancora aperte, in Cina le potenzialità di crescita per i cattolici sono concrete. Da qui l'aspettativa, per altro non alimentata in Vaticano, di un messaggio rivolto alla Cina durante uno dei voli dei viaggio oppure in occasione della tappa di Singapore, città-stato con una popolazione al 75% di origine cinese”.

 

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