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Un servizio di EWTN News

730ª Perdonanza Celestiniana. L'Arcivescovo metropolita de L’Aquila: il perdono è una festa

La 730esima Perdonanza Celestiniana

“Ricordiamo, ad esempio, la grande ‘perdonanza’ che san Celestino V volle concedere a quanti si recavano nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio, a L’Aquila, nei giorni 28 e 29 agosto 1294, sei anni prima che papa Bonifacio VIII istituisse l’Anno Santo. La Chiesa già sperimentava, dunque, la grazia giubilare della misericordia. Ed ancora prima, nel 1216, papa Onorio III aveva accolto la supplica di san Francesco che chiedeva l’indulgenza per quanti avrebbero visitato la Porziuncola nei primi due giorni di agosto. Lo stesso si può affermare per il pellegrinaggio a Santiago di Compostela: infatti Papa Callisto II, nel 1122, concesse di celebrare il Giubileo in quel Santuario ogni volta che la festa dell’apostolo Giacomo cadeva di domenica. E’ bene che tale modalità ‘diffusa’ di celebrazioni giubilari continui, così che la forza del perdono di Dio sostenga e accompagni il cammino delle comunità e delle persone”. Così scrive papa Francesco nel cap. 5 della bolla di indizione giubilare ‘Spes non confundit’, commentato nei mesi scorsi dall’allora arcivescovo della diocesi de L’Aquila, card. Giuseppe Petrocchi: “La notizia della citazione della ‘grande Perdonanza’ di san Celestino V nella Bolla di indizione del Giubileo “accende il cuore degli Aquilani quindi di una città riconoscente verso Dio e verso papa Francesco. Considero questa Bolla per tutta la Chiesa una pietra miliare non soltanto sulla via della sinodalità ma anche sulla strada della Perdonanza… Perciò la speranza cristiana e umana è anche l’anima della Perdonanza Celestiniana, è un punto di riferimento importantissimo, una sorta di bussola che ci consente di orientarci nella vita ecclesiale e sociale”.

Alla vigilia della 730ª Perdonanza Celestiniana, abbiamo chiesto a mons. Antonio D’Angelo, neo arcivescovo metropolita de L’Aquila, di spiegarci il motivo della ‘concessione’ di questa indulgenza: “La Perdonanza Celestiniana è l’indulgenza plenaria concessa proprio a L’Aquila da san Celestino V all’indomani dell’inizio del suo ministero come successore di Pietro, per onorare la memoria di san Giovanni Battista. Il capoluogo d’Abruzzo dal 1294 celebra ogni anno, come previsto nella Bolla pontificia ‘Inter Sanctorum Solemnia’, questa grande festa del perdono dai primi vespri del 28 agosto ai secondi vespri del 29 agosto. San Celestino istituisce la Perdonanza perché ogni cristiano faccia esperienza della misericordia di Dio, un dono necessario alla vita del credente per il suo cammino di fede”. 

Per quale motivo la remissione dei peccati è una festa?

“Recentemente ho avuto modo di ribadire che il perdono è medicina necessaria per sostenere il credente lungo il percorso della vita terrena. Senza il perdono diventa difficile trovare quell’equilibrio interiore capace di pesare le cose con verità e giustizia, condizione essenziale per ritrovare costantemente armonia con se stessi e con gli altri. La catena della rabbia, dell’aggressività, della rivalsa potrà essere spezzata solo con il perdono che porta alla vera pace. E’ una festa perché la persona ritrova se stessa, si riabilita per il cammino dell’esistenza, è un’esperienza di risurrezione, una nuova vita”.

 

Perché la Perdonanza è patrimonio immateriale dell’Unesco?

“La storia ci insegna che il perdono è sempre necessario tra le persone e le comunità nazionali. 

San Giovanni Paolo II, nel 2002, all’indomani degli eventi drammatici dell’11 settembre 2001 affermava: ‘In quanto atto umano, il perdono è innanzitutto un'iniziativa del singolo soggetto nel suo rapporto con gli altri suoi simili. La persona, tuttavia, ha un'essenziale dimensione sociale, in virtù della quale intreccia una rete di rapporti in cui esprime se stessa: non solo nel bene, purtroppo, ma anche nel male. Conseguenza di ciò è che il perdono si rende necessario anche a livello sociale. Le famiglie, i gruppi, gli Stati, la stessa Comunità internazionale, hanno bisogno di aprirsi al perdono per ritessere legami interrotti, per superare situazioni di sterile condanna mutua, per vincere la tentazione di escludere gli altri non concedendo loro possibilità di appello. La capacità di perdono sta alla base di ogni progetto di una società futura più giusta e solidale’ (Giovanni Paolo II, Messaggio per la XXXV Giornata Mondiale della Pace, 1 Gennaio 2002, n. 9).

Dunque la scelta dell’Unesco di riconoscere la Perdonanza come Patrimonio immateriale dell’umanità penso risieda nella consapevolezza che il perdono sia necessario perché il mondo sia più giusto e capace di riconciliazione”. 

In quale modo la Chiesa Aquilana si sta preparando al Giubileo?

“Dopo la storica visita pastorale di papa Francesco a L’Aquila, il 28 agosto 2022, l’Arcidiocesi, raccogliendo l’auspicio dello stesso papa, affinché L’Aquila possa diventare ‘Capitale di perdono, di pace e di riconciliazione’, sta vivendo un percorso spirituale di preparazione al Giubileo che coinvolge le comunità del territorio diocesano.

 

Infatti, dal 28 agosto 2022, grazie alla Penitenzieria Apostolica, la Comunità ecclesiale ha vissuto prima ‘l’Anno della Misericordia’ ed ora, fino a dicembre inizio dell’Anno giubilare, sta celebrando  ‘l’Anno del Perdono e della Preghiera’. Due anni in cui, oltre ai gruppi parrocchiali della Diocesi tanti altri pellegrini, da varie parti d’Italia, si sono recati in pellegrinaggio nella di Basilica di santa Maria di Collemaggio, per ottenere l’indulgenza plenaria. 

 

In particolare ricordo gli studenti delle Università Pontificie, i giovani e le famiglie della Regione Ecclesiastica di Abruzzo-Molise. Infine, il prossimo 7 settembre sarà presente a L’Aquila mons. Rino Fisichella, Pro-Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione e responsabile del Giubileo del 2025, nell’ambito del Terzo convegno storico-pastorale organizzato dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose dell’Aquila ‘Fides et Ratio’ sul tema: San Celestino V, Pellegrino di Speranza”.



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