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Il monachesimo in Terra Santa, un pellegrinaggio da scoprire

Quando pensiamo alla Terra Santa, pensiamo ai Crociati, ai grandi eventi storici, fino ad oggi, diciamo la verità, pensiamo a guerre e lotte per la autorità su un luogo o su un altro. Ma uno degli aspetti invece spiritualmente importanti è quello del monachesimo.

A questo tema, con un vero viaggio nei luoghi più significativi, è dedicato il dossier del numero di luglio-agosto della Rivista di Terra Santa. 

Sfogliando le prima pagine c’è subito una notizia interessante “alla Terra Santa, spetta una sorta di primato: il primo caso noto di un cristiano che divenne eremita. Parliamo del vescovo Narciso di Gerusalemme (circa 170-215) che, all’inizio del III secolo, si sarebbe ritirato in solitudine nel deserto.

Anche la Vita di Caritone racconta della presenza di eremiti nei pressi del Mar Morto ancor prima che il santo avesse fondato il suo primo monastero, intorno all’anno 330.

Nel corso del IV secolo, nacquero le prime laure, cioè luoghi di vita cenobitica, dove gli eremiti sparsi tra le montagne convergevano settimanalmente per le liturgie e le preghiere comuni. Questi luoghi (San Giorgio in Koziba, San Saba e il monastero delle Tentazioni, solo per citare i più famosi e accessibili) ancora oggi testimoniano la ricchezza della tradizione e un lascito spirituale che continua a fecondare il cristianesimo d’Oriente”.

Scopriamo che “La culla del monachesimo in Terra Santa fu probabilmente Gaza con sant’Ilarione, come sostiene san Girolamo”. 

I due pionieri sono allora Ilarione e Caritone. Ad influenzare il monachesimo in Palestina è modello di monachesimo egiziano, in Giudea ci fu un’influenza del contesto culturale e spirituale dell’Asia minore. “Qui non assunse la forma della scelta individuale e privata di ascetismo, ma di un’esperienza di vita associativa, dove l’accento era posto sulla fede, l’umiltà e l’amore fraterno. Si posero così le basi di quella che divenne la caratteristica laura palestinese che fece la sua apparizione nel V secolo” spiega la introduzione al dossier. 

Altra figura interessante è Eutimio. Con lui nel V secolo iniziò la diffusione del monachesimo nel deserto di Giuda. Originario di Metilene, oggi in Turchia, dopo l’ordinazione sacerdotale iniziò la vita monastica. In un pellegrinaggio nei Luoghi Santi conobbe la laura di Faran e si legò in amicizia all’egumeno Teotisto, con cui visse un’esperienza di vita eremitica in una grotta del wadi Mukallik, tra Gerico e Gerusalemme.  Grazie a lui un intera tribù araba si convertì  e lo “sceicco fu battezzato e divenuto sacerdote e vescovo, guidò un’intera comunità di beduini della regione al concilio di Efeso del 431”.

Ma cosa è una “laura”? Ecco la spiegazione . Si tratta di una comunità semi-anacoretica. “La parola, di origine greca, indica un «cammino stretto» (o corridoio), che bene esprime le caratteristiche geografiche delle laure palestinesi, costituite perlopiù da grotte o capanne che si affacciano su un sentiero che corre lungo il versante di una scarpata”. Come si legge in Terra Santa “la prima laura nota è quella di Faran, fondata da Caritone, capace di temperare le asprezze dell’anacoretismo, incorporando momenti e strutture della vita cenobitica(…) La parola laura (lavra), soprattutto in ambito russo ortodosso, divenne nel tempo sinonimo di monastero, indicando i monasteri più famosi o con i monaci più noti per la loro santità”.

Giuseppe Caffulli ci accompagna nella visita dei più noti ancora attivi come il Monastero delle Tentazioni, di San Giorgio e di Mar Saba tutti tra Gerico, Gerusalemme e Betlemme. 

Una piccola curiosità. A est di Beit Sahur sorgeva il monastero di San Teoodosio, in arabo Deir Dosi. Secondo una tradizione, i Magi avrebbero trascorso una notte proprio nella grotta dove Teodosio visse per 50 anni, dopo essersi allontanati da Betlemme su consiglio dell’angelo. 

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