Città del Vaticano , 23 July, 2024 / 2:00 PM
Al momento dell’ultimo pellegrinaggio di Giovanni Paolo II in Polonia, nell’agosto del 2002 una suora in sedia a rotelle venne portata alla curia di Cracovia. Quando il Santo Padre la vide, alzò la mano e con difficoltà disse ad alta voce solo queste parole: “Suor Emilia. Devo molto a Lei”. Durante l’incontro, suor Emilia non pronunciò una sola parola. A proposito di questa visita, il Papa, ringraziandola per essere venuta, le scrisse: “Il silenzio a volte è più eloquente delle parole”.
Questo incontro tra due persone anziane e malate è il compimento di una storia di collaborazione che iniziò quando Karol Wojtyła era arcivescovo di Cracovia. Nel Centro di Documentazione e Studio del Pontificato di Giovanni Paolo II a Roma è custodito un archivio di lavoro comune della suora e del Papa.
Padre Andrzej Dobrzyński direttore del Centro di Documentazione ha riletto e riassunto questa interessante vicenda.
Konstancja Krystyna (Constance) era figlia di Ludwik Ehrlich, professore di diritto internazionale di fama mondiale, proveniente da una famiglia ebraica della regione orientale della Polonia, convertito al cristianesimo e marito di Frances Thornton Lawton, americana di fede protestante.
Il professore sviluppò la sua attività scientifica e didattica, tra cui la creazione del Centro Studi Diplomatici. Diresse le sue attività fino allo scoppio della guerra. Si trattava di un’iniziativa innovativa su scala europea, che serviva a preparare il personale al servizio dello Stato polacco.
Konstancja, nata nel 1924, e suo fratello Andrzej nel 1928, sono cresciuti in un’atmosfera accademica, in una casa dove si parlava inglese e polacco. Migliorarono costantemente le loro competenze linguistiche e acquisirono diligentemente le loro conoscenze in un’atmosfera di rispetto per le differenze culturali e religiose, tra il “fervente cattolicesimo di un padre polacco e il freddo protestantesimo di una madre americana”.
L’infanzia serena fu interrotta dai disordini della guerra, che separarono i membri della famiglia ognuno dei quali subì la prigionia in luoghi diversi della Polonia. Konstancja, catturata durante una battuta della “Gestapo” a Varsavia, trascorse tre mesi nel campo di sterminio di Majdanek. In seguito lei, come ufficiale staffetta e infermiera dell’esercito clandestino “AK”, e suo fratello Andrzej, come geniere del Battaglione Kilinski, parteciparono all’insurrezione di Varsavia del 1944. Sopravvissuta alle battaglie, Konstancja lasciò l’esercito e si unì alla congregazione delle Suore Orsoline dell’Unione Romana, prendendo il nome di Suor Emilia, mentre Andrzej smise di credere in Dio. La famiglia si stabilì poi a Cracovia, dove il professor Ehrlich assunse un incarico presso l’Università Jagellonica. In questa università suor Emilia si laureò in filologia inglese e nel 1977 presso la Pontificia Facoltà di Teologia di Cracovia difese il dottorato in teologia biblica; nello stesso anno si recò a Roma per approfondire le sue conoscenze presso il Pontificio Istituto Biblico e preparare l’abilitazione alla libera docenza.
La conoscenza degli Ehrlich con il vescovo Karol Wojtyła risale al periodo di Cracovia. Il Prof. Ehrlich e Wojtyla erano legati non solo dalla fede, ma anche dagli interessi storici. Negli anni Cinquanta, il professor Ehrlich fu escluso dall’Accademia polacca delle scienze per aver partecipato a un pellegrinaggio di avvocati a Jasna Góra. Anche in tempi posteriori gli fu rifiutata l’inclusione in questo organismo, sostenendo, tra l’altro, che “chi è amico di Wojtyła non può essere membro della PAN”.
Suor Emilia lavorò dal 1968 al 1977 presso l’Istituto catechistico gestito dalle Suore Orsoline a Cracovia e aiutò il cardinale Wojtyla a preparare i discorsi in inglese pronunciati durante i suoi viaggi negli Stati Uniti, in Canada e in Australia. Si sono conservate le registrazioni, durante le quali la suor Emilia correggeva la pronuncia inglese del cardinale.
L’elezione di Wojtyla a Papa, il 16 ottobre 1978, fu vissuta da suor Emilia soprattutto con la consapevolezza della responsabilità che doveva affrontare. Alcuni giorni dopo, Giovanni Paolo II la invitò nel Palazzo Apostolico e le chiese di collaborare. I suoi compiti andavano oltre la supervisione delle traduzioni degli scritti di Wojtyla e la cura della biblioteca papale “Era evidente che il Papa si fidava di lei e lei ricambiava con assoluta devozione e discrezione”. L’arcivescovo Józef Życiński ha confermato la grande importanza della collaborazione di suor Ehrlich per il Santo Padre. È stato anche detto che “per indovinare a cosa stesse lavorando il Papa o quale sarebbe stato il tema dei prossimi documenti, bisognava seguire le questioni su cui suor Ehrlich stava lavorando nelle biblioteche romane”.
L’archivio di suor Emilia che dovette tornare a Cracovia a causa di una malattia neurologica progressiva, è al Centro di Documentazione e Studio del Pontificato di Giovanni Paolo II a Roma. Si tratta di materiali riguardanti la redazione di documenti e discorsi papali, di corrispondenza relativa a traduzioni di opere di Wojtyla o con autori di libri su Giovanni Paolo II. Comprendono anche riassunti e studi di letture che il Santo Padre aveva bisogno per il suo lavoro, o schemi preparatori di discorsi da tenere durante eventi o viaggi papali.
Si comprende così il metodo di lavoro di Giovanni Paolo II in tre fasi: la conoscenza di un argomento, la riflessione su di esso e la redazione del testo.
Suor Emilia preparava il materiale per la prima fase, spesso riguardante problemi specifici alla luce della Bibbia o della teologia. Durante la lettura, il papa segnava i passaggi, ad esempio le citazioni bibliche, a cui si doveva fare riferimento nel documento. A volte c’era la necessità di consultare esperti su un testo intero o una parte di un testo già scritto: anche in questi casi l’incarico veniva affidato a Suor Emilia.
I materiali conservati sono annotati dalla suora e dal Papa o allegati a schede con istruzioni dettagliate. A volte il Santo Padre chiedeva a suor Emilia di parlarle per un consiglio, a volte era la suora stessa a fargli notare alcune carenze, errori o a suggerirgli una diversa visione di un particolare argomento. “Mi dispiace molto di scrivere tutto questo per lettera […], ma per la causa questo pensiero mi sembra importante”, scriveva, per esempio, suor Ehrlich, sostenendo che l’enciclica Veritatis splendor doveva sottolineare fin dall’inizio che la teologia morale non è solo una filosofia, ma si basa soprattutto sulla Rivelazione. E il Papa mostrò sempre la sua gratitudine per questa collaborazione, come si può notare dal riconoscimento autografo riportato in tutte le occasioni: “Grazie s. Emilia”, oppure a volte anche frasi più lunghe.
Suor Emilia morì il 14 dicembre 2006 ed venne deposta nella tomba di famiglia nel cimitero di Rakowicki a Cracovia.
Conclude Padre Andrzej Dobrzyński: “Sono convinto che suor Emilia Ehrlich fosse estranea alla ricerca di un ruolo speciale per se stessa presso il Santo Padre per potersene vantare davanti agli altri. Sospetto che non rimpiangesse la sua carriera accademica non portata a termine. La famiglia di suor Emilia, il suo passato nell’AK (l’esercito clandestino durante la seconda guerra mondiale), il soggiorno in un campo di sterminio, la partecipazione ai combattimenti nell’insurrezione di Varsavia, la sua conoscenza e il suo amore per le Sacre Scritture indicavano chiaramente che, in ultima analisi, è Dio che dirige la vita di una persona. Egli le assegnò il ruolo di “bibliotecaria” del Papa, ma fu anche biblista, teologa e la sua stretta e discreta collaboratrice. Con il suo sapere, i suoi talenti, la sua conoscenza delle lingue e la sua diligenza voleva contribuire alla causa della salvezza umana.
A molti questo può sembrare patetico, ma le persone di fede profonda riconoscono come la sua opera fu mossa dal desiderio di dedicare la vita ai valori più alti. Suor Emilia Ehrlich non ha perso tempo per farsi conoscere dai suoi contemporanei e per cercare di essere ricordata dai posteri. Il suo rapporto e il suo legame con Giovanni Paolo II possono essere definiti di amicizia? È meglio che il lettore risponda da solo a questa domanda”.
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