Città del Vaticano , 19 July, 2024 / 2:00 PM
Per concludere la nostra passeggiata vaticana guidati da Silvio Negro e dal suo " Vaticano minore" dobbiamo tornare alle origini, anzi alle fomdamenta, alle Grotte Vaticane sotto la Basilica di San Pietro. Le Grotte come le vediamo oggi furono ristrutturate da Pio XII per la sepoltura del predecessore. Ma Negro le vede come erano negli anni'30. E come era anche la Necropoli prima dei grandi e discussi scavi della Tomba di San Pietro.
Le Grotte forno chiuse per dieci anni tra il 1940 e il 1950 e Negro stesso in una delle edizioni del suo fortunato libro spiegava che il pubblico non le avrebbe riconosciute:"Quando saranno riaperte, il pubblico non riconoscerà più le vecchie incombenti Grotte dove i nobili resti della basi-nell'ordinamento che avevano dato loro il caso e le opportunità del momento;la basilica vaticana avrà presto una cripta degna dei monumenti che è destinata ad accogliere".
Ma come erano queste vecchie Grotte? L'entrata era sempre sotto il pilastro di Sant'Andrea, e c'è sempre una certa ressa, il profumo intenso dei fiori, il gas dei ceri, tutto insieme mozza il respiro. E Negro consiglia: volta dall'altro lato, ed entra nelle gallerie a ferro di cavallo "qui non ti aduggerà più la volta incombente, non avrai per compagni, nel tuo romantico pellegrinaggio tra gli avelli, che la solitudine e il silenzio. E in quella raccolta e fresca penombra il ricordo del vecchio San Pietro, illuminato di mosaici e d'affreschi, quello dalle cinque navate e dalle cento colonne, che aveva tutto intorno la serie dei ritratti dei pontefici, come si vede ancora a San Paolo, ed era ad ogni passo ingombro di sarcofaghi di tutte le età, ti sorgerà davanti in tutta la sua maestà venerabile e schietta". Tutto cambia con la giusta prospettiva, lontano dalla confusione dei pellegrini e oggi ancora più dei confusi turisti si capisce molto di più.
All'epoca descritta da Negro la confusione si tombe e mosaici doveva essere significativa. Ecco la descrizione: " Ancor prima di iniziare la rassegna dei sepolcri di papi e di re, di cardinali e di guerrieri, le sue rotte e scomposte vestigia ti stringeranno il cuore".
E dopo le lapidi i mosaici, i bassorilievi, tutto un po' alla rifusa, epoca su epoca, ancora si trovano "affiancati nell'accostamento più impensato, un angelo bizantino e una madonna di Simone Martini. Il più famoso sarcofago cristiano dell'antichità, quello di Giunio Basso, sta di fronte alle storie di Gesù e San Pietro, lavorate nel Quattrocento per l'antico ciborio; il reliquiario marmoreo che Innocenzo VIII ha fatto fare a Bramante per custodire la Sacra Lancia, lo troverai dopo aver sostato, sbigottito d'ammirazione, davanti alla più antica statua dell'Apostolo che stette nella basilica". E Negro racconta ancora e ancora di mausolei, cappelle, bassorilievi e statue, di personaggi, di grandi storie raccontate dalle lapidi. Fino al sepolcro di Pietro sotto il baldacchino. E alle leggende legate alle lampade votive, da quella di Costantino a quelle dei pellegrini medioevali saccheggiate dai saraceni e finite in fondo al mare per un naufragio della flotta dei saccheggiatori.
Interessanti anche le notizie sulla Tomba prima dei poderosi scavi, a partire dall'epoca di Leone XIII che non accolse una petizione del Congresso degli archeologi per gli scavi. Ma già il padre gesuita Grisar aveva "ottenuto di farsi aprire il cancelletto che sta in fondo alla confessione e di entrare nella stretta e bassa cripta che è sotto l'altare, dove si conserva la cassetta dei pallii, quelle liste di lana bianca, segnate di piccole croci, che nelle grandi funzioni portano indosso i metropoliti. Quella cella, larga settanta centimetri e lunga poco più di un metro, reca nella parete concava di fondo una figura bizantina di Cristo in mosaico che è del nono secolo. Il suo pavimento è ricoperto da una lastra di bronzo recante incisa una croce, ma in quel rivestimento, che è recente perché fatto fare da Innocenzo X nella seconda metà del Cinquecento, esiste uno sportello chiuso a chiave che corrisponde, sotto, ad un pozzetto anche esso rivestito di bronzo. Calata una lampada, lo studioso trovò che il pozzetto quadrangolare scendeva per trentacinque centimetri, sboccando quindi in una cameretta più larga, profonda questa ottantaquattro. A un certo punto però questa cameretta appariva improvvisamente ristretta, ai due lati, da una pietra che era stata spezzata nel mezzo ma era ancora sorretta, sebbene inclinata, perché incastrata da due parti nelle pareti. Al di sotto di quella pietra, i sondaggi compiuti dall'alto non rivelarono, per la profondità di mezzo metro, che macerie. Più in là non si potè andare".
Sappiamo poi come si svolsero gli scavi.
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