Città del Vaticano , 10 July, 2024 / 2:00 PM
Sfogliando le pagine della storia dei pellegrinaggi romani per i Giubilei si trovano diverse curiosità che ancora oggi sorprendono. E non parlo dei tempi antichi, ma di quello in qualche modo recenti di cui alcuni forse anche ancora memoria. Ci aiuta la penna felice di Silvio Negro vaticanista ante litteram con il suo "Vaticano minore". Tra i sui scritti si trovano delle descrizioni delle udienza di Pio XII. Fu proprio questo Pontefice ad "inventare" le Udienze Generali del mercoledì.
Una giornata fissa per accontentare tutti e non solo piccoli gruppi particolari. Ecco come Negro racconta queste udienze: "spesso l'' Aula delle Benedizioni, la più vasta del Vaticano ( siamo negli anni 30/40) è incapace di contenerli. Il Papa passa in mezzo alla folla in sedia gestatoria…il ritorno lo fa a piedi dando così modo, almeno a coloro che sono più vicini al corridoio tenuto sgombro al centro, di baciargli la mano".
Alcuni giorni il Papa era più libero da altri impegni e così le udienze si moltiplicavano e di sala in sala con i "soliti ghirigori" di folla nel Palazzo Apostolico. E qui il cronista si commuove: "Egli si ferma e parla con ciascuno con affabilità e quei brevi colloqui a mezza voce con gente di ogni tipo e categoria possono fornire molto umanissimo materiale al cronista". Non è proprio cambiato nulla. Solo il numero dei fedeli perché del resto è aumentato vorticosamente il numero dei viaggiatori.
Negro racconta le udienze a suore, sportivi ed ecclesiastici, italiani, stranieri, ambasciatori e giovani sposi con la passione di un romanziere. Tra le varie udienze che sono di fatto quelle che ancora oggi avvengono, una però è solo parte della storia. Si tratta quella di inizio anno con il Patriziato romano. " Per quanto siano antichissime le relazioni tra il Papa e la nobiltà dell'Urbe, e tanto strette che la loro storia spesso si confonde, per quanto l'aristocrazia « nera» abbia esercitato anche dopo il Settanta un'innegabile funzione a salvaguardia del prestigio del Papato, rimane difficile immaginare che cosa d'interessante possano dirsi il Pontefice e i nobili romani. Eppure, sia l'indirizzo che legge il principe assistente al soglio, che il discorso di risposta, hanno sempre, malgrado il tema obbligato, un accenno che dà loro attualità e freschezza e anche un certo pathos. Perché risentono anch'essi, sia pur di lontano, dei grandi problemi o delle grandi speranze che agitano in quel momento la Chiesa".
Le udienze agli sposi sono una "novità" del 1932. Non che solo in quegli anni arrivassero novelli sposi dal Papa, ma allora arrivarono frotte di sposi grazie alla riduzione del costo del biglietto del treno. Bastava il "libretto del matrimonio" e un velo nero in capo alla sposa. Nessuna altra formalità. Il Papa benediceva e si lasciavano rosari e medaglie in ricordo. Non che sia cambiato molto. Poi gli sposi scendevano allegramente come in corteo il Palazzo Apostolico, ammirati dalle divise della Guardia Svizzera e dando l'assalto ai ristoranti dei Borghi.
Negro ci ricorda anche che i Pontefici preparavano in vari modi i loro brevi o lunghi discorsi durante le udienze. Pio XII scrive tutto, e alcuni usano le lingue più varie. Pio XI va molto "a braccio", di Gregorio XVI e Pio IX ci si lamentava del "cattivo francese", e via dicendo.
Negro parla poi con entusiasmo della oratoria di Giovanni XXIII che ricorda un po' Pio X. "Il Papa attuale - scrive Negro - non solo non ha soggezione di parlare in pubblico, ma lo fa con la semplicità ed agevolezza di un uomo che non è disturbato da complessi, ricco poi di una capacità d'intuito che lo rende sicuro di sé. Il suo volto è sempre illuminato da un sorriso aperto, la parola corre via naturale ed amabile, sottolineata dai moti vivi dell'occhio oltre che dai gesti compostissimi delle mani".
Uno stile che commuove "perché il Papa parla anche di sé oltre che dei suoi ascoltatori, inserisce in termini di vita vissuta il cristiano messaggio che affida ai suoi ospiti, si racconta e confessa argutamente, e può accadere che la gente rida e pianga nello stesso tempo ascoltandolo. Chi è capitato all'udienza pubblica- conclude Negro- si trova così in un'atmosfera di calore familiare, si sente partecipe al colloquio, lo segue, lietamente sorpreso, fino in fondo, va via commosso e non lo dimentica più".
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