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La preghiera delle Figlie del Cuore di Gesù

Le religiose della congregazione in preghiera

Un carisma antico ma sempre nuovo, sempre attuale. E' quello della Congregazione monastica Figlie del Cuore di Gesù, fondata ad Anversa il 20 giugno del 1873 dalla Beata Maria di Gesù, al secolo Maria Deluil-Martiny, donna dal fine intelletto e dal cuore brillante animata da un profondo amore per l'Eucaristia così come venne sottolineato da San Giovanni Paolo II al momento della sua beatificazione (22 ottobre 1989): «Ha capito in profondità l'offerta che Cristo fa di sé stesso al Padre per la salvezza del mondo. Maria di Gesù mostra mirabilmente il senso di una devozione eucaristica ben capita, unendo all'adorazione il ringraziamento, la supplica e l'offerta sincera della propria vita”. Il tempo trascorso da quel 20 giugno 1873 è molto ma ciò che soprende di più di questa Congregazione è lo spirito vivo che conserva ancora oggi. Per poter approfondire meglio il carisma dell'istituto religioso, AciStampa ha rivolto alcune domande a Suor Maria Giovanna del Sacro Cuore, Madre Generale del monastero romano, uno dei centri di preghiera più vivi della Capitale. 

 

Madre Maria Giovanna, qui, nel monastero si vive nella preghiera, in una profonda contemplazione del Signore. Allora, la prima domanda che nasce spontanea è: come è possibile ascoltare la voce dello Spirito?   

Forse sarebbe bene comprendere - prima di tutto - cosa vuol dire Spirito, cos'è questo Spirito, e chi è questo Spirito. La risposta alle tre domande è una sola, alla fine: Gesù. E' lo Spirito di Gesù che ci parla, quello stesso Spirito che ci ha donato morendo sulla Croce. Dunque, è necessario, per ascoltarLo, cercare di conoscere sempre di più Gesù. Diceva sant'Ignazio di Loyola: “Signore che io ti conosca più intimamente, per amarti più ardentemente e per servirti più fedelmente”. Il primo passo è la conoscenza; una conoscenza che è incontro continuo con Lui. E se approfondiamo questo incontro sarà lo Spirito stesso a parlarci, a rivelarsi. Per fare questo è necessario stare in silenzio che non vuol dire - sia chiaro - assenza di parole, bensì essere in ascolto di una presenza: stare in ascolto della Sua presenza che è incontro con l'unica vera parola: la Parola. 

 

Si parla molto di “Chiesa in uscita”. Oppure, se vogliamo, di “Chiesa di missione”. Come possono essere “tradotte” queste espressioni per voi religiose claustrali? 

Molto spesso si pensa alla missione come un “qualcosa” di esclusivamente “esterno”, eppure la missione non è riservata esclusivamente ai missionari che partono, che camminano tra la gente per testimoniare Cristo e il Suo Vangelo: l'obiettivo è - ovviamente - portare Gesù alle persone, e questo è assai importante per la Chiesa tutta, per il suo procedere nella storia. Ma noi che siamo chiusi in deroga che testimonianza, allora, potremmo osare? Se il missionario porta Gesù alle anime, allora la nostra missione è quella di portare le anime a Gesù. In questo senso “entriamo in gioco” noi che, nella nostra condizione claustrale, cerchiamo di essere di supporto alla Chiesa con la nostra preghiera. La preghiera anche è missione e portare le anime a Dio, a Gesù, è il cammino che la nostra fondatrice ci ha indicato e che vogliamo portare avanti. 

 

L'importanza della preghiera. Dunque, come si prega in un monastero. Qual è il vostro rapporto con la preghiera?

Quando si parla di preghiera si pensa, di solito, a quella delle parole dette. Certo, c'è anche questa forma di preghiera che conosciamo bene: sette volte al giorno, preghiamo il Signore, in unione con la Chiesa per le necessità del mondo, della Chiesa, dei sacerdoti. Poi c'è la Santa Messa, altro punto fondamentale per poter pregare. Ma poi, c'è la preghiera che avviene nel silenzio - nel silenzio del cuore - davanti all'Eucaristia, fonte prima di tutto. Davanti al Tabernacolo avviene, allora, “qualcosa” di davvero speciale. E' Gesù a esortarci: “Pregate sempre senza stancarvi”. E Sant'Agostino scriveva: “Il tuo desiderio è la tua preghiera”. Ecco, in un monastero tutto ciò che si fa diventa preghiera. Anche le nostre piccole occupazioni. Anche in queste, si cerca sempre di ritornare a Lui che palpita in ogni ambiente del monastero. La preghiera monastica è una condizione che potremmo definire: esistenziale. 

 

Il Tabernacolo è il centro della preghiera per la vostra Congregazione. Davanti all'Eucaristia, nell'Eucaristia, ecco “emergere” - mi passi il termine - il Cuore di Gesù. Come si fa a contemplare il Cuore di Gesù? 

La nostra fondatrice, la Beata Maria di Gesù, scriveva: “Il suo divin Cuore è il magnifico supplemento della mia impotenza”. In queste parole troviamo molto. Troviamo il senso di ciò che siamo davanti al Tabernacolo. La nostra fondatrice, inoltre, ci dice che il Cuore di Gesù è un abisso senza fondo nel quale si scoprono sempre nuovi tesori nella misura in cui si penetra in profondità. Se noi rimaniamo nella superficie conosciamo sì questo cuore ma lo conosciamo superficialmente. Mentre è importante per la nostra vita conoscerlo in profondità. Più lo penetriamo, più lo conosciamo; e più lo conosciamo, allora, più lo chiamiamo, lo invochiamo e più ci dedichiamo a Lui. Dobbiamo chiedere questa Grazia di entrare sempre più profondamente in contatto con Lui, per poterlo conoscere sempre meglio. 

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