Città del Vaticano , 08 June, 2024 / 11:45 AM
Ruota intorno ai tre concetti di “famiglia, speranza e pace” il discorso che Papa Francesco ha tenuto di fronte a un gruppo di ambasciatori non residenti che hanno presentato oggi le lettere credenziali. Sono quasi tutti ambasciatori di Paesi africani, con l’eccezione del Qatar, dove si vivono grandi sfide, e cui il Papa lancia un appello per un lavoro di solidarietà, con una particolare preoccupazione per il declino della natalità, e con l’invito agli ambasciatori di essere “segni di speranza”.
I nuovi ambasciatori provengono da Etiopia, Zambia, Tanzania, Burundi, Qatar e Mauritania. Come di consueto, dato che sono ambasciatori non residenti, Papa Francesco li riceve in gruppo, e tiene un breve discorso.
Il primo concetto è quello della famiglia, perché le nazioni sono parte di una “unica famiglia umana”, così come “appropriata” è l’immagine di famiglia applicata alla comunità internazionale. “Il nobile lavoro della diplomazia – dice Papa Francesco - ad ambedue i livelli, bilaterali e multilaterale, ha lo scopo di promuovere e far crescere tali valori, indispensabili all’autentico e integrale sviluppo di ogni persona, come al progresso dei popoli”.
Il Papa incoraggia gli sforzi dei governi a “coltivare il bene comune, proteggere i diritti fondamentali e la dignità di tutti e costruire una cultura di solidarietà fraterna e di cooperazione” consapevoli che “purtroppo, il tessuto della famiglia delle nazioni è oggi lacerato dalla tragedia di conflitti civili, regionali e internazionali”.
Papa Francesco dà l’esempio della situazione in Sudan, Ucraina, Gaza e Haiti, con le crisi umanitarie che sono conseguenza dei conflitti, e poi i problemi “della migrazione forzata, al numero crescente di sfollati interni, al flagello del traffico di esseri umani, agli effetti dei mutamenti climatici, specialmente sui soggetti più poveri e vulnerabili, e agli squilibri economici globali che contribuiscono alla perdita della speranza, specialmente tra i giovani”. Il Papa si dice anche gravemente preoccupato del “declino della natalità”.
Sono tutte sfide di fronte alle quali – dice Papa Francesco – “è essenziale intraprendere un dialogo lungimirante, costruttivo e creativo, basato sull’onestà e sull’apertura, per trovare soluzioni condivise e rafforzare i legami che ci uniscono come fratelli e sorelle all’interno della famiglia mondiale”.
La seconda parola chiave è “speranza” e riguarda gli obblighi nei confronti delle future generazioni. Speranza come parola chiave del Giubileo, speranza perché “di fronte all’incertezza per il futuro, è facile scoraggiarsi, diventare pessimisti e perfino cinici”, eppure “la speranza ci porta a riconoscere il bene presente nel mondo, e ci dà la forza necessaria ad affrontare le sfide dei nostri giorni”.
Il Papa indica negli ambasciatori dei “segni speranza” in quanto “donne e uomini che cercano di costruire ponti tra i popoli, e non muri”.
La terza parola chiave è “pace”. “Solo quando mettiamo da parte l’indifferenza e la paura – sottolinea Papa Francesco -può fiorire un genuino clima di rispetto reciproco, che porti a una durevole concordia. La vostra presenza qui è un segno eloquente della volontà delle Nazioni che rappresentate e della Comunità internazionale nel suo complesso di affrontare le situazioni di ingiustizia, discriminazione, povertà, e disuguaglianza che affliggono il nostro mondo e che ostacolano le pacifiche aspirazioni delle generazioni presenti e future”.
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