Verona, 19 May, 2024 / 9:00 AM
Una visita pastorale all’insegna della pace quella che il Papa, ieri, ha compiuto a Verona. Un programma intenso che ha visto il messaggio di pace Francesco protagonista assoluto. Della visita Aci Stampa ha parlato con il Vescovo di Verona, Monsignor Domenico Pompili.
Le parole del Papa sono profetiche ma le ascoltano in pochi, questo non toglie che continuano ad essere l’unico punto di riferimento per una lettura alternativa rispetto alla narrazione dominante che sembra fare della guerra un esito inevitabile. Papa Francesco all’Arena – che lui stesso ha voluto che fosse rivolta ai movimenti popolari – ribadisce che la pace non è semplicemente l’assenza della guerra ma è un insieme di cose che dobbiamo preparare perché la pace si compia. Tra queste non può mancare la giustizia sociale e la coesione che ne deriva , l’ecologia integrale, il fenomeno della mobilità e della migrazione, la democrazia, i diritti e anche la questione del disarmo.
Come rispondere a chi bolla queste affermazioni come utopistiche?
Credo sia l’accusa che da sempre è stata rivolta – se pensiamo agli inizi del Novecento a quelli che ritenevano la guerra una inutile strage. C’è questa tentazione di volere ritenere chi lavora per la pace un intralcio o una persona inutile. Io credo che questa impostazione non corrisponda alla realtà perché chi lavora per la pace lavora altrettanto, se non di più, per il benessere collettivo e soprattutto penso che sia una forzatura ideologica quella di fare spazio solo alla guerra e di non considerare come senza la pace tutto diventi impossibile. Nel nostro caso con la situazione contemporanea anche ad un passo dalla tragedia.
Benedetto XV parlava della Prima Guerra Mondiale come di inutile strage, Francesco oltre cento anni dopo parla della guerra come una sconfitta. I Papi hanno sempre levato la loro voce in difesa della pace…
Abbiamo perso la memoria di quanto sia grave ed inutile la guerra e soprattutto ci siamo accodati a quella narrazione prevalente dagli inizi del Duemila intorno allo scontro di civiltà, che in realtà più che uno scontro di civiltà è piuttosto un conflitto di tipo economico: un mondo sempre più multilaterale dove l’equilibrio che ha retto nel dopoguerra si è andato sgretolando.
Quella del Papa è stata una visita pastorale alla Diocesi di Verona. Come ripartirete da questa visita?
Facendo tesoro delle parole del Papa, ma anche da come questa visita è stata pensata e preparata perché dietro i diversi incontri c’era ad esempio il tema delle generazioni che non possono essere segregate ma devono essere messe in comunicazione come il Papa spesso dice a proposito dei bambini e degli anziani. Dietro a questa giornata c’è anche la valorizzazione della chiesa come comunità aperta a tutti, ed ovviamente c’è il tema della pace che dice della dimensione sociale del Vangelo che è una traccia scritta nella storia di questa chiesa aperta alla mondialità per la sua grande tradizione missionaria che ha portato migliaia di uomini e di donne ad attraversare il mondo per annunciare il Vangelo.
Ci stiamo preparando per il Giubileo e percorriamo come Chiesa italiana il cammino sinodale. Cosa offre la visita del Papa per questi due eventi ecclesiali?
Credo che la visita del Papa sia un doppio elemento di valorizzazione dell’uno e dell’altro momento, quello sinodale e quello giubilare, a partire dalla gioia del Vangelo di cui Papa Francesco è l’incarnazione più convincente. Non passioni tristi ma la gioia di chi sa di portare con se una grande, buona e bella notizia e la causa della pace che oggi è diventata una questione di vita o di morte.
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