Varsavia, 02 May, 2024 / 6:00 PM
Il 21 dicembre scorso sulla Gazzetta ufficiale polacca è apparsa la notizia che il presidente Andrzej Duda ha insignito in forma postuma della Croce di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Polacca don Francesco Ricci, un sacerdote italiano scomparso nel 1991. Nella motivazione il Presidente scrive: «In riconoscimento dei suoi meriti eccezionali nel promuovere la cultura polacca e per la sua attività a favore della trasformazione democratica in Polonia». L’Ambasciatore della Polonia presso la Santa Sede, Adam Kwiatkowski, ha dato notizia dell’assegnazione dell’onorificenza a don Ricci in una lettera indirizzata a Marco Ferrini, il presidente del Centro internazionale Giovanni Paolo II per il magistero sociale della Chiesa di Rimini.
La consegna dell’onorificenza ad un cugino di don Ricci, Angelo Ghigi, si è svolta nella sede dell’Ambasciata della Polonia presso la Santa Sede. L’Ambasciatore Kwiatkowski ha consegnato la Croce del Commendatore a Ghigi accompagnato da Marco Ferrini. Alla cerimonia hanno partecipato tanti gli amici e i collaboratori di vecchia data di don Francesco e la delegazione dalla città di don Ricci, Forlì, presieduta dal vescovo mons. Livio Corazza, tra cui il giornalista Alessandro Rondoni, Franco Palmieri del Centro Culturale don Francesco Ricci, e Daniele Boattini che fu tra i soci dell’Associazione don Ricci. Sono stati presenti due stretti collaboratori di Giovanni Paolo II ed anche amici di don Francesco: l’avv. Guzman Carriquiry, attualmente ambasciatore dell’Uruguay presso la Santa Sede, per tanti anni sottosegretario del Pontificio Consiglio per i Laici, il prof. Rocco Buttiglione, negli anni 80° in stretto contatto con Papa Wojtyla tanto per essere chiamato “il filosofo del Papa”, mons. Livio Melina, per lungo tempo docente, poi rettore del Pontificia Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia. All’Ambasciata polacca erano presenti anche don Massimo Serretti, ordinato sacerdote da Giovanni Paolo II, filosofo e teologo, la prof.ssa Maria Grazia Borsalino, Augusto Massari, consigliere diplomatico del Ministro della Giustizia, Franco Realini, Giovanni Siboni e Giuliano Visconti. Particolarmente significativa la presenza di Ludmila, consorte del compianto prof. Grygiel (Ludmila e Stanislaw Grygiel ospitavano don Ricci a casa loro a Cracovia durante i suoi viaggi in Polonia); è stato presente anche il loro figlio Jakub.
Oggi in Polonia, ma anche in Italia, don Ricci è quasi completamene sconosciuto malgrado i suoi grandi meriti. Per far conoscere la figura di questo sacerdote straordinario, ciellino, amico di Giovanni Paolo II, ho parlato con Marco Ferrini.
- Chi era don Francesco Ricci?
- Don Ricci, definito da don Giussani “il primo e più grande compagno di cammino” tale da configurarsi come il co-fondatore di Comunione e Liberazione, fondò nell’ottobre 1966 il CSEO (Centro Studi Europa Orientale), il primo centro studi e la prima casa editrice in Italia specializzati in documentazione proveniente dai Paesi dell’Europa orientale, all’epoca sotto il dominio comunista e subordinati all’Unione Sovietica. Le sue missioni di là dalla “Cortina di ferro” erano iniziate l’anno prima e fra le mete c’era stata Cracovia. Nel corso di poco meno di un ventennio la rivista “CSEO Documentazione” pubblicò 190 numeri, invece la casa editrice oltre 100 titoli, in grandissima parte traduzioni di articoli di giornali e periodici dei Paesi dell’Europa orientale, di ambito ecclesiale e non, e traduzioni di libri che spesso non potevano essere pubblicati nei Paesi di origine. Don Ricci raccoglieva i materiali da pubblicare in una serie di viaggi avventurosi e attraverso amici che dall’Est venivano in Italia.
- Di quali Paesi si interessava don Ricci?
- Si interessava della Polonia, dell’Ungheria, della Cecoslovacchia e della Jugoslavia. Fu grazie a il CSEO che in Europa occidentale apparve “Il potere dei senza potere” di Vaclav Havel, futuro presidente della Cecoslovacchia e a quel tempo prigioniero politico, il diario “La compagnia” del grande poeta sloveno Edvard Kocbek, le poesie del poeta cattolico ungherese Janos Pilinszky, i testi del teologo cecoslovacco Josef Zverina.
Ma don Francesco si interessava prima di tutto della Polonia. Fece tradurre in italiano la Storia della letteratura polacca di Czeslaw Miłosz, la Storia del Cristianesimo in Polonia di J. Kloczowski, le liriche del poeta nazionale polacco Cyprian Kamil Norwid, testi del filosofo e sacerdote Józef Tischner, del leader di Solidarnosc Lech Wałesa, dell’intellettuale cattolico e futuro primo ministro polacco Tadeusz Mazowiecki, del filosofo e professore Stanislaw Grygiel. Bisogna ricordare anche la sua amicizia con mons. Karol Wojtyła, arcivescovo di Cracovia e futuro papa.
- Chi frequentava don Ricci durante i suoi numerosi viaggi in Polonia?
- In Polonia don Ricci frequentò esponenti del mondo della cultura e del giornalismo come lo storico Jerzy Kłoczowski, l’intellettuale Bohdan Cywiński, il regista Krzysztof Zanussi e giornalisti come Jerzy Turowicz, Jacek Woźniakowski, Stefan Wilkanowicz e il sacerdote Adam Boniecki del settimanale Tygodnik Powszechny, pubblicando i loro scritti in italiano. Nello stesso tempo strinse legami con le componenti più attive della Chiesa cattolica polacca, favorendo il loro incontro con i cattolici italiani, in particolare coi giovani del movimento di Comunione e Liberazione. Già dall’inizio, dalla fine degli anni Sessanta intenso fu il suo rapporto con il movimento ecclesiale polacco “Luce e Vita”, con frequenti incontri con la figura carismatica del fondatore padre Franciszek Blachnicki. Su impulso di don Ricci giovani italiani cominciarono a partecipare al pellegrinaggio al santuario della Madonna Nera a Czestochowa. Da allora la partecipazione italiana al pellegrinaggio al santuario di Jasna Gora non si è mai esaurita.
Bisogna dire anche che don Ricci seguì con passione l’epopea del sindacato Solidarnosc: fece tradurre e pubblicare da CSEO molti testi e testimonianze riguardanti Solidarnosc, comprese le omelie del sacerdote martire don Jerzy Popieluszko. In questo modo nacquero legami e rapporti con il movimento e con la dirigenza del sindacato, che sfociarono in numerosi incontri pubblici in Italia. Invece dopo il colpo di Stato militare del gen. Jaruzelski nel dicembre 1981 don Francesco si fece promotore di una vera e propria campagna di aiuti economici ai polacchi e anche di mobilitazione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica italiana.
Volevo ricordare anche dell’amicizia tra don Ricci e la famiglia Grygiel che ebbe inizio durante i suoi viaggi a Cracovia. Quando i Grygiel furono chiamati da Giovanni Paolo II a Roma don Francesco fondò insieme al professore nel 1982 la rivista Il Nuovo Areopago, per promuovere l’unità fra Europa dell’Est e dell’Ovest e per la rievangelizzazione del continente, di cui Grygiel divenne direttore.
- Purtroppo don Ricci morì prematuramente il 30 maggio 1991…
- E’ vero che la sua morte ha interrotto la sua grande opera nei confronti della Polonia. Volevo ricordare le parole che alla morte di don Ricci scrisse il prof. Grygiel: «I Paesi come la Polonia, la Cecoslovacchia, l’Ungheria, gli rimarranno debitori per il prezioso lavoro le cui tracce, rimaste nei suoi scritti, ed ancora di più lasciate dalla sua presenza negli uomini di cultura, saranno per noi tutti di grande aiuto nel ricercare le strade dimenticate verso l’Europa di San Benedetto, dei Santi Cirillo e Metodio e di Sant’Adalberto. La sua presenza ci rincuorava e ci liberava dai confini di filo spinato in ogni senso del termine».
- Ma questa grande opera del sacerdote italiano è stata ricordata e rivalutata recentemente con l’onorificenza polacca concessa dal presidente Duda…
- Come presidente del Centro internazionale Giovanni Paolo II per il magistero sociale della Chiesa nel 2018 ho inoltrato istanza al Presidente della Repubblica di Polonia per il riconoscimento attraverso l’ambasciata polacca presso la Santa Sede. Abbiamo coinvolto molte persone, in primis il compianto prof. Grygiel insieme alla consorte Ludmila. Importante è stato l’aiuto di amici diplomatici, come ambasciatore Janusz Kotanski, e ecclesiastici, in particolare il card. Stanisław Dziwisz, che aveva ben conosciuto don Francesco, e l’arcivescovo di Cracovia mons. Marek Jędraszewski che, appassionandosi alla storia di don Ricci, ha dato un avvallo determinante.
- Lei ha citato le parole del prof. Grygiel dopo la morte di don Ricci, invece io mi permetto di citare Giovanni Paolo II che alla notizia della morte di don Ricci il 30 maggio 1991 scrisse: «Anche nel dolore per il distacco, possiamo veramente essere grati al Signore per la testimonianza cristiana che don Francesco ha dato a coloro che ha potuto avvicinare, in vita e durante la lunga malattia».
Vorrei anche aggiungere che per una felice coincidenza la consegna dell’onorificenza polacca a don Francesco Ricci ha coinciso con la pubblicazione di un libro con le sue omelie. Il volume pubblicato dalle Edizioni San Paolo ha il titolo “Nelle pianure sconfinate della storia. Omelie (1973-1988)” e contiene anche l’introduzione di mons. Erio Castellucci e la postfazione di mons. Livio Corazza.
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