Città del Vaticano , 14 April, 2024 / 10:00 AM
L’apparizione di Cristo risorto ai discepoli rinchiusi nel Cenacolo è l’esperienza che vive la comunità cristiana in ogni celebrazione della Santa Messa. Cristo viene in mezzo a noi perchè sa che abbiamo bisogno di Lui. Il Signore Gesù, infatti, ci invita a stare alla sua presenza non per umiliarci, ma per salvarci con l’infinita ricchezza del suo amore e renderci partecipi della sua stessa vita divina.
Anche a noi il Signore, come ha fatto con gli undici, affida una missione che non ha confini geografici e che coinvolge tutte le creature: “predicare a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati”. Tutto il mondo, dunque, è terra di evangelizzazione. E non può essere diversamente! La Chiesa, infatti, è mandata non a raccontare una notizia qualsiasi, un fatto tra i tanti, ma ad annunciare un avvenimento decisivo per la vita dell’uomo, che san Clemente di Alessandria qualifica come il “Canto Nuovo”’.
Egli parlando del Verbo Incarnato lo qualifica “Nuovo” perchè è venuto ad abitare tra noi per narrarci qualcosa di assolutamente diverso dalla comune narrativa in quanto si presenta come proposta di vera umanità. È “Canto” perché la sua presenza è in grado di rispondere alle aspirazioni di gioia, pace, libertà, amore presenti nel cuore dell’uomo. Solo da Gesù, vero uomo e vero Dio, noi apprendiamo che siamo stati creati non per la morte, ma per la vita, non per il dolore, ma per la gioia, non per l’odio, ma per l’amore. Infatti, Cristo risorgendo dalla morte annuncia che l’umanità non è incamminata verso la distruzione, l’annientamento, ma verso un compimento, una pienezza. Se questo è il destino dell’uomo allora anche noi possiamo dire con il salmista: “In pace mi corico e subito mi addormento, perchè tu solo Signore, fiducioso, mi fai riposare”.
Il mandato del Risorto di Predicare a tutti i popoli la conversione ci porta anche a riconosce che l’azione missionaria non nasce dalla Chiesa e neppure è il frutto di un volontà di potere, ma è una necessità interiore. “È intrinseco alla nostra condizione di cristiani - scriveva il Card. Biffi - il desiderio che Gesù di Nazareth sia riconosciuto da tutti come il Figlio di Dio, il Salvatore del mondo, il Signore che è risorto ed è il principio di risurrezione” (Nota Pastorale “Guai a me” n° 16).
In altre parole, per un cristiano che ama veramente il Maestro diventa insopportabile non annunciare e testimoniare ai fratelli la vita bella che nasce dall’incontro con la Parola fatta carne. Pertanto, l’assenza dei cristiani dalla vita della società non è rispetto della libertà del mondo, ma indifferenza verso la sua rovina.
La missione che Gesù risorto affida ai discepoli comporta, quindi, l’impegno a mettersi insieme e testimoniare una fede incarnata in tutte le dimensioni della vita: dal lavoro alla cultura, dalla politica alla scienza perchè nulla sfugge alla ricapitolazione in Cristo. Il recente documento “Dignitas infinita” ricorda che, non si può separare la fede dalla difesa della dignità umana, l’evangelizzazione dalla promozione di una vita dignitosa e la spiritualità dall’impegno per la dignità di tutti gli esseri umani». A tutti deve essere data la possibilità di conoscere la Verità che è Cristo perchè, come mi scriveva un giovane, Egli porta gioia, ci rende migliori di quello che siamo e utili per il mondo. Parole che dovrebbero essere l’approdo del cammino di ogni persona.
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