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Diocesi di Roma, ecco chi sono e cosa fanno le famiglie indebitate che chiedono aiuto

La copertina del rapporto "Ripartire si può" pubblicato dalla Fondazione Salus Populi Romani

Sono famiglie che producono, che hanno un lavoro, e che pure sono indebitate, strette dai debiti e a rischio usura. E per questo chiedono aiuto alla diocesi di Roma, e in particolare alla Fondazione Salus Populi Romani, che è intervenuta nel triennio 2020-2023 erogando 6,6 milioni di euro e alleviando la posizione debitoria di poco più della metà dei richiedenti aiuto.

Per la prima volta, la Fondazione Salus Populi Romani, presenta il suo rapporto sulle attività tingendo un quadro preoccupante della situazione di indebitamento e usura nella capitale, ma lanciando allo stesso tempo un messaggio di speranza: “Ripartire si può”.

La fondazione ha garantito interventi finanziari per più di 6,6 milioni di euro nel corso del triennio 2020-2023, aiutando più della metà dei richiedenti. Che sono moltissimi: ci sono state 812 richieste di intervento, il 75 per cento delle quali nella città di Roma. In particolare, il rapporto si basa su queste richieste e sull’analisi approfondita di 558 casi riferiti al periodo 2020-2022 per un totale di 1.800 posizioni debitorie analizzate per un valore complessivo di oltre 37 milioni di euro, dei quali circa 22 milioni di debiti non rateizzati.

L’analisi dei 558 casi coinvolge situazioni di rischio di esclusione sociale da sovraindebitamento per un totale di 1.096 adulti e 304 minori.

Il rapporto consta di 76 pagine, strutturate nelle tre parole chiave “ascolto, compassione e servizio” e documenta le numerose iniziative promosse dall’organismo della diocesi di Roma per sostenere le famiglie sovraindebitate e a rischio usura nel quadriennio 2020-2023 a Roma e nel Lazio. Il rapporto, presentato il 9 febbraio nella sede della Cittadella della Carità Santa Giacinta della Caritas di Roma, presenta anche lo scenario economico della Capitale e i dati sull’attività della Fondazione.

Ma chi sono quelli che si rivolgono alla Fondazione Salus Populi Romani? Sono famiglie “produttive”, che hanno un lavoro indipendente, hanno nel 40 per cento dei casi la casa di proprietà (e nel 17 per cento di questi casi un mutuo da pagare), e nel resto dei casi in affitto, hanno una famiglia.

In generale, hanno debiti con finanziarie, molti dei quali gestiti da società di recupero, banche e non solo. Sono principalmente adulti oltre i 45 anni, quasi sempre con figli ma non sempre con figli minori, e sono in diversi casi nuclei monogenitoriali, in prevalenza di una donna. Il 9,1 per cento di richiedenti aiuto non ha alcuna entrata, mentre gli altri sono divisi tra lavoro autonomo o dipendente e includono molti pensionati.

Tra le cause del sovraindebitamento emergono con particolare peso quelle che hanno a che fare con il lavoro: “riduzione o perdita del reddito familiare” unito alla “attività autonoma in difficoltà”, emergono però anche altri fenomeni riguardanti in particolare la conflittualità familiare (separazione/divorzi), le cure sanitarie ed in particolare il disturbo da gioco d’azzardo.

 Dall’analisi delle posizioni debitorie emerge che il 18% ha insoluti di affitto ed il 43,5% di questi con un arretrato di oltre 6 mensilità.

Inoltre, il 15% presenta rate di Condominio da pagare e per il 61,5% di questi il debito è sino a 4.000 euro. Infine, il 20,4% ha un debito con l’Agenzia delle Entrate, di questi il 28% ha un debito sino a 4.000 euro, il 36,5% porta Cartelle esattoriali fino a 20.000 euro e il 21% ha una debitoria erariale per oltre 30.000 euro. La metà delle famiglie con mutuo deve fronteggiare rate di prestiti e mutui che pesano per oltre il 50% del reddito disponibile, un reddito prodotto per oltre la metà da un solo percettore.

La Fondazione Salus Populi Romani è stata istituita nel 1995 dalla Diocesi di Roma con l’intento di offrire gratuitamente un servizio di orientamento, consulenza e aiuto diretto a soggetti che non possono accedere a forme di finanziamento bancario. L’obiettivo è quello di prevenire

l’esclusione finanziaria e sociale ed il ricorso all’usura contribuendo al contempo alla formazione di pratiche responsabili, equilibrate e consapevoli nella gestione ed uso del denaro e delle opportunità finanziarie.

Fu don Luigi Di Liegro a volerne l’istituzione nel 1995, come risposta alla necessità di introdurre nel panorama della lotta all’usura la dimensione preventiva – poi ripresa nell’articolo 15 della Legge n. 108 del 1996. In questo modo, il fenomeno illegale viene contrastato incidendo sulle condizioni sociali, relazionali e finanziarie di esclusione, di emergenzialità e di scarsa conoscenza dei diritti che creano le condizioni per cui le persone poi si rivolgono ad un prestito ad usura.

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