Città del Vaticano , 19 January, 2024 / 1:30 PM
“A quell’ondata di annientamento e distruzione avete risposto con il coraggio della memoria e della ricostruzione. Penso a tutte le gocce silenziose che hanno formato questa grande ondata di bene: ai soccorritori, ai ricostruttori, ai tanti che non si sono lasciati imprigionare dal dolore ma hanno saputo ricominciare. Voi siete artefici, voi siete testimoni di questi semi di risurrezione, che forse non fanno molta notizia, ma sono preziosi agli occhi di Dio, specialista in ripartenze, Lui che da un sepolcro di morte ha avviato una storia eterna di vita nuova”. Lo ha detto il Papa, stamane, incontrando in Vaticano una rappresentanza della popolazione colpita 60 anni fa dalla tragedia del Vajont.
“Com’è nell’indole della vostra gente – ha sottolineato Francesco - avete fatto tanto bene senza molte parole, ma con grande impegno e concretezza, rimboccandovi le maniche: così avete riedificato con cura lì dove l’incuria aveva provocato distruzione”.
“Riflettendo sul disastro del Vajont – ha osservato ancora il Papa - colpisce un aspetto: a causare la tragedia non furono sbagli di progettazione o di realizzazione della diga, ma il fatto stesso di voler costruire un bacino artificiale nel luogo sbagliato. E tutto ciò perché? In ultima analisi per aver anteposto la logica del guadagno alla cura dell’uomo e dell’ambiente in cui vive; così che, se la vostra ondata di speranza è mossa dalla fraternità, quell’ondata che portò disperazione era provocata dall’avidità. E l’avidità distrugge, mentre la fraternità costruisce”.
“Non mi stanco di ripetere – ha ribadito - che la cura del creato non è un semplice fattore ecologico, ma una questione antropologica. E voi, di fronte alla tragedia che può scaturire dallo sfruttamento dell’ambiente, testimoniate la necessità di prendersi cura del creato. Ciò è essenziale oggi, mentre si sta sgretolando la casa comune, e il motivo è ancora una volta lo stesso: l’avidità di profitto, un delirio di guadagno e di possesso che sembra far sentire l’uomo onnipotente. Ma è un grande inganno questo, perché siamo creature e la nostra natura ci chiede di muoverci nel mondo con rispetto e con cura, senza annullare, anzi custodendo il senso del limite, che non rappresenta una diminuzione, ma è possibilità di pienezza. Chi non sa custodire il limite, mai potrà andare avanti”.
Infine il Papa ha citato il Cantico delle Creature di San Francesco dove “loda il Signore «per sor’Acqua». Utile e umile, eppure diventata tremenda e distruttiva nel caso del Vajont, oppure inaccessibile per tanti che oggi, nel mondo, soffrono la sete o non hanno acqua potabile. Abbiamo bisogno dello sguardo contemplativo, dello sguardo rispettoso di San Francesco per riconoscere la bellezza del creato e saper dare alle cose il giusto ordine, per smettere di devastare l’ambiente con logiche mortifere di avidità e collaborare fraternamente allo sviluppo della vita”.
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