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Un servizio di EWTN News

Germania, chiude la Chiesa di Santa Monica a Ingolstadt ed è il segno di una crisi

La chiesa di Santa Monica a Ingolstadt, ora sconsacrata

Il Santissimo è uscito dalla chiesa di Santa Monica a Ingolstadt, che è diventata una delle tante chiese sconsacrate di Germania. E il vescovo di Eichstätt Gregor Maria Enke ha commentato: “Fa male dirti addio. In questo luogo si battezzavano bambini, ci si sposava, si salutavano i parenti cari”. Il punto è che la sconsacrazione della chiesa sembrava inevitabile, e, soprattutto, riflette un trend generale della Chiesa che è in Germania.

Il cammino sinodale del popolo di Dio in Germania, in fondo, ha l’obiettivo di riavvicinare le persone alla Chiesa cattolica, considerando i numeri impietosi che nel corso degli ultimi anni hanno dimostrato non solo un allontanamento dei fedeli, che non pagano più la Kirchensteuer (la tassa sulla Chiesa), ma anche una decrescita nella pratica religiosa. E però, di fronte a questo crollo verticale di fede, vale la pena domandarsi se una riforma della Chiesa di tipo democratico sia davvero quello che i fedeli cercano. Il dato della chiusura delle chiese è, in questo, indicativo di una perdita di fedeli non dovuta tanto alla situazione contingente, ma ad un crollo della fede.

Ci sono molte ragioni per cui sempre più chiese vengono sconsacrate: dal calo dei fedeli praticanti, che porta ad una riduzione delle funzioni religiose, fino agli spostamenti interni e il conseguente arrivo di migranti, nuovi cittadini che però non sono legati alla chiesa. Così, gli edifici ecclesiastici vengono usati meno frequentemente, mentre il loro costo di manutenzione e conservazione è piuttosto alto.

Così, negli ultimi 20 anni sono stati sconsacrati in Germania oltre 500 chiese cattoliche. La maggior parte di questi edifici è stato destinato ad altri usi, alcuni sono stati demoliti. Addirittura, la diocesi di Essen ha sviluppato un sussidio operativo per il sostegno pastorale e comunicativo dei processi di chiusura delle Chiese, in cui si legge: “Non abbiamo più bisogno di tanti luoghi, stanze e chiese come alcuni anni fa. Dato che il numero dei cattolici è diminuito, ha senso riunirsi per poter sperimentare noi stessi come comunità. Ciò richiede nuove connessioni reciproche, nuove forme di vita comunitaria e anche nuovi luoghi di connessione per la nostra vita ecclesiale”.

La chiesa di Santa Monica è la terza a chiudere nella diocesi di Eichstätt, ma le altre due chiese che avevano chiuso erano minori, chiese di emergenza costruite rapidamente appena dopo la Seconda Guerra Mondiale. Quella di Santa Monica, invece è una chiesa che paga il fatto che la parrocchia di Sant’Agostino non poteva gestire due chiese nel suo territorio, e che comunque ne sarebbe bastata una.

L’area di Santa Monica è stata dunque affidata in locazione ad una società edilizia senza scopo di lucro, e il ricavato sarà utilizzato per ricostruire la chiesa parrocchiale di Sant’Agostino.

Si trattava di una soluzione vantaggiosa anche economicamente. Ma, come sempre in queste situazioni, sono i fedeli quelli più colpiti, e infatti ci sono state proteste rabbiose contro l’imminente demolizione.

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