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La storia delle Figlie della Carità, la congregazione di Santa Caterina Labouré

“Chi avrebbe pensato che vi sarebbero state le Figlie della Carità quando le prime vennero in qualche parrocchia di Parigi? Oh! no, figlie mie, io non vi pensavo; non vi pensava la vostra suor servente e neppure il Signor Portail. Dio vi pensava per voi. Lui soltanto, figlie mie, possiamo considerare come il fondatore della vostra Compagnia; e lo è veramente più di ogni altro”, così San Vincenzo de Paoli           - in una conferenza del 14 giugno del 1643 - si rivolgeva alle Figlie della Carità, la congregazione religiosa da lui fondata assieme a Santa Luisa de Marillac

E proprio a questa congregazione faceva parte Santa Caterina Labouré che passerà alla storia come la religiosa della Medaglia miracolosa. Era stata lei ad avere il dono delle apparizioni della Vergine Immacolata: si era presentata a lei, per la prima volta, nella notte tra il 18 e il 19 luglio del 1830; successivamente il 27 novembre e, infine, nel dicembre dello stesso anno. La più nota diverrà però quella del 27 novembre quando l’Immacolata le chiederà espressamente di far coniare la famosa Medaglia miracolosa.

Ma come nascono le Figlie della Carità? Già nel 1630 operavano a Parigi le prime associazioni di beneficenza o “Confraternite della Carità”. Il loro servizio avveniva prevalentemente in tre parrocchie della città: San Salvador, San Benito e San Nicolás de Chardonet. Ma ben presto il fuoco della missione cominciò ad attenuarsi: molte donne erano ormai stanche, altre erano ostacolate dai propri mariti nel servizio. Fu allora che San Vincenzo de Paoli incontrò Margherita Naseau, una contadina di 34 anni, di Suresnes, che aveva imparato a leggere da sola. Margherità insegnerà, a sua volta, a leggere ai bambini più disagiati, aiutata da altre giovani del suo villaggio. Matura in lei un desiderio: servire Dio. E il Signore non tarderà nella risposta: incontra San Vincenzo de Paoli durante una delle missioni di evangelizzazione con i Lazzaristi. L’incontro sarà per lei fondamentale, determinante; poco dopo si trasferisce a Parigi ad aiutare il santo e la giovane Luisa de Marillac, figlia spirituale di San Vincenzo che aveva cominciato a offrire anche lei il suo servizio per i poveri della periferia della capitale francese. Comicia così, con piccoli passi, la formazione di quello che potrebbe definirsi il primo nucleo delle Figlie della Carità.

Anno cruciale quello del 1631: scoppia una grande epidemia di peste. Di fronte a questa necessità impellente, gli stessi parroci e le signore dell’Associazione o Confraternita della Carità furono invitate a servire i poveri, gli ammalati, i bisognosi di una parola di conforto e di speranza. Anno 1633: muore di peste Margherita Naseau. Ma sarà proprio la sua morte il seme che darà grande frutto alla nuova congregrazione che si stava pian piano delineando: un folto gruppo di persone cominciava a radunarsi attorno a questa nuova associazione che, intanto, cresceva sempre di più. Le giovani donne cominiciano ad essere chiamate “Les filles de la Charité”: senza alcun abito che poteva contraddistinguirle, con semplicità, continuano il loro servizio ai poveri. La giovane Luisa de Marillac diverrà responsabile della loro formazione e direzione.

Durante la Pentecoste del 1633, Luisa comprende chiaramente la necessità di riunire in una comunità “les filles de la Charité“. Ne parlerà con San Vincenzo de’ Paoli che nell’agosto dello stesso anno si ritira per seguire gli Esercizi Spirituali. Ed è proprio in questo ritiro che comincia ufficialmente l’idea di fondare una nuova congregazione:  “Ho pensato seriamente a questa buona opera; ne parleremo, con l’aiuto di Dio, il venerdì o il sabato, a meno che non mi dica prima qualcos’altro”, così il santo alla sua amica e figlia spirituale. Passerà però un po’ di tempo prima di vedere sorgere il primo nucleo -questa volta quasi “ufficiale” - di questo grande Progetto della Provvidenza: il 29 novembre 1633, giorno di vigilia della memoria di Sant’Andrea, un piccolo gruppo di ragazze si stabilì nella casa di una giovane che aveva seguito anche lei il santo francese. Era la signorina Le Gras che aveva come mansione quella di educare le ragazze alle “virtù solide”. Nasce la Compagnia delle Figlie della Carità.

All’inizio erano solo dodici giovani. Santa Luisa de Marillac penserà a scrivere le Regole. Fra quest’ultime, colpisce profondamente quella scritta al Capitolo Primo, nella Parte Prima: “Il fine principale per il quale Dio ha chiamato e riunito le Figlie della Carità è per onorare Nostro Signore Gesù Cristo come la sorgente e il modello di ogni Carità, servendolo corporalmente e spiritualmente nella persona dei poveri”. E’ la sintesi estrema del carisma, della missione del nuovo istituto religioso.

Le Figlie della Carità cominciarono con semplicità, senza un abito ufficiale, ma ben presto venne adottato il costume delle ragazze del popolo dell’Île-de-France: stoffa grossolana di saia grigia ( in Francia le religiose sono definite “sœurs grises”); il colletto e la cuffia di colore bianco. La cuffia verrà poi sostituita dal caratteristico copricapo a larghe tese denominato la “cornetta” che era già in uso tra le contadine di Parigi, della Piccardia e del Poitou. Le “cornette” nel corso del tempo diveranno sempre più larghe e inamidate fino a quando, dopo il Concilio Vaticano II, Papa Paolo VI invitò personalmente la superiora generale della Figlie della Carità a semplificare l'abito. Rimarrà così, alla fine, solo l’abito scuro.

San Vincenzo de Paoli aveva scritto: “È l’inizio di un grande bene, che può durare per sempre. Sì, figlie mie, se entrate nella pratica dei vostri regolamenti con il progetto di fare la santissima volontà di Dio, ci sono grandi speranze che la vostra piccola comunità duri e cresca”. Oggi le Figlie della Carità sono ben 11.937, sparse nelle 1.464 comunità della congregazione che opera in 96 Paesi del mondo. ​

 

 

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