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Un servizio di EWTN News

Papa Francesco, la sanità pubblica deve essere al servizio dei più deboli

"L’Italia purtroppo è un Paese che invecchia: speriamo che si possa invertire la tendenza, creando condizioni favorevoli perché i giovani abbiano più fiducia e ritrovino il coraggio e la gioia di diventare genitori. Forse questo non dovrei dirlo, ma lo dico: oggi si preferisce avere un cagnolino che un figlio. Il vostro compito è molto limitato, ma cresce quello dei veterinari! E questo non è un buon segnale". Questa la riflessione di Papa Francesco che oggi ha ricevuto i membri dell’Associazione Otorinolaringologi Ospedalieri Italiani (AOOI) e della Federazione Italiana Medici Pediatrici (FIMP).

A loro il Papa ha detto: "Voi pediatri, in particolare, siete punti di riferimento per le giovani coppie. Li aiutate nel loro compito di accompagnare i bambini nella crescita. I figli sono sempre un dono e una benedizione del Signore".  Il Papa ricorda la pandemia : "a distanza di tre anni, la situazione della sanità in Italia si trova ad attraversare una nuova fase di criticità che sembra diventare strutturale. Si registra una costante carenza di personale, che porta a carichi di lavoro ingestibili e alla conseguente fuga dalle professioni sanitarie. La perdurante crisi economica incide sulla qualità della vita dei pazienti e dei medici: quante diagnosi precoci non vengono fatte? Quante persone rinunciano a curarsi? Quanti medici e infermieri, sfiduciati e stanchi, abbandonano o preferiscono andare a lavorare all’estero?".

Per Francesco è fondamentale il diritto alla salute "sancito dalla Costituzione italiana quale diritto dell’individuo, cioè di tutti – nessuno escluso –, specialmente dei più deboli, e quale interesse della collettività, perché la salute è un bene comune. La sanità pubblica italiana è fondata sui principi di universalità, equità, e solidarietà, che però oggi rischiano di non essere applicati. Per favore, conservate questo sistema, che è un sistema popolare nel senso di servizio al popolo, e non cadete nell’idea forse troppo efficientista – alcuni dicono “moderna” –: soltanto la medicina pre-pagata o quella a pagamento e poi nient’altro. No. Questo sistema va curato, va fatto crescere, perché è un sistema di servizio al popolo".

Il Papa mette poi in guardia da due rischi: "da un lato la ricerca della salute a tutti i costi, l’utopia dell’eliminazione della malattia, rimuovendo l’esperienza quotidiana della vulnerabilità e del limite; dall’altro, l’abbandono di chi è più debole e fragile, in alcuni casi con la proposta della morte come unica via. Ma una medicina che rinuncia alla cura e si trincera dietro procedure disumanizzate e disumanizzanti non è più l’arte del curare".

La parola chiave invece "è compassione, che non è compatimento, no, compassione, è un con-patire. È uno strumento diagnostico insostituibile! Del resto, Gesù è il medico per eccellenza, non è vero? Sono tre i tratti di Dio che ci aiutano sempre ad andare avanti: la vicinanza, la compassione e la tenerezza. A me piace pensare che tutti noi curatori della salute – noi, curatori della salute spirituale, voi, della salute fisica e anche psichica e spirituale in parte – dobbiamo avere questi tre atteggiamenti: vicinanza, compassione e tenerezza. E questo aiuta tanto, questo costruisce la società".

Infine il Papa ricorda che "chi è chiamato a prendersi cura degli altri, non deve trascurare di avere cura di sé. In questi ultimi anni, la resistenza dei medici, degli infermieri, dei professionisti sanitari è stata messa a dura prova. Sono necessari interventi che diano dignità al vostro lavoro e favoriscano le migliori condizioni perché possa essere svolto nel modo più efficace. Tante volte voi siete vittime!".

L'udienza avviene proprio mentre in Vaticano ha preso il via la iniziativa  “Grazie, dottore”, un’iniziativa dell’associazione no-profit di medici SOMOS Community Care,che riunisce più di 2.200 medici a New York per servire in particolare pazienti immigrati, ed è sostenuta dalla Pontificia Accademia per la Vita, oltre che da altre organizzazioni mediche, infermieristiche, civiche e accademiche. L'idea è anche di far firmare una “Dichiarazione per la riscoperta del medico di famiglia” che intende ricordare ai governi, alle istituzioni pubbliche e ai sistemi sanitari la necessità di rimettere al centro la figura del medico di base.

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